La money supply, o offerta di moneta, rappresenta la quantità totale di denaro disponibile in un’economia in un determinato momento. Viene monitorata dalle Banche centrali perché è strettamente collegata a inflazione, crescita economica e politiche monetarie.
Per analizzarla, si suddivide in aggregati monetari progressivi: M1, M2 e M3, ciascuno dei quali comprende livelli crescenti di liquidità. Vediamoli uno per uno.
M1: la moneta più liquida
L’aggregato M1 rappresenta la forma più immediata di denaro circolante nell’economia. In questa categoria rientrano sia le banconote e le monete fisiche in circolazione sia i depositi a vista, cioè i conti correnti bancari utilizzabili senza restrizioni. M1 è quindi la misura più strettamente legata alla spesa quotidiana e ai consumi, poiché racchiude solo strumenti immediatamente disponibili per pagamenti e transazioni.
M2: liquidità più ampia
M2 amplia il perimetro di M1 includendo non solo il contante e i depositi a vista, ma anche altre forme di risparmio facilmente convertibili in denaro. Tra queste rientrano i depositi a risparmio, i conti di deposito a breve termine e altre attività che, pur non essendo immediatamente liquide come il denaro contante, possono essere trasformate in mezzi di pagamento con relativa rapidità.
Per questo motivo M2 è spesso utilizzato come indicatore della capacità di spesa futura dei consumatori e della potenziale pressione inflazionistica, in quanto racchiude risparmi che potrebbero essere convertiti in consumo o investimento.
M3: l’offerta monetaria estesa
L’aggregato M3 è il più ampio e comprende al suo interno tutto ciò che rientra in M2, oltre ad attività finanziarie più strutturate. In questa categoria rientrano i depositi vincolati a medio-lungo termine, gli strumenti del mercato monetario e alcune emissioni obbligazionarie a breve termine delle banche.
Rispetto a M1 e M2, M3 offre una visione più estesa dei legami tra il sistema finanziario e l’economia reale. È interessante notare che la Federal Reserve ha smesso di pubblicare dati relativi a M3 dal 2006, ritenendolo meno utile ai fini della politica monetaria, mentre la BCE continua a monitorarlo con attenzione.
Money supply: perché è importante per le Banche centrali?
Il controllo degli aggregati monetari è cruciale per le Banche centrali. Un’espansione eccessivamente rapida dell’offerta di moneta può alimentare inflazione, mentre una contrazione troppo marcata rischia di frenare crescita e credito.
M1 risulta utile per analizzare il comportamento immediato dei consumatori, M2 fornisce un’indicazione della capacità di spesa e investimento nel breve-medio periodo, mentre M3 consente di comprendere meglio le dinamiche di lungo periodo che legano la moneta alle attività finanziarie e all’andamento complessivo dell’economia.