Esattamente 20 anni fa la rivoluzione ETF entra in una nuova dimensione. La storia che stiamo raccontando con una serie di articoli che vogliono ripercorrere la fantastica avventura di uno degli strumenti più importanti nella democratizzazione degli investimenti vive uno scatto di crescita ulteriore a beneficio degli investitori.
Se nel 2004 i classici indici americani ed europei si arricchiscono di nuovi prodotti specialistici e nuove case di investimento che decidono di scommettere su questo business, la vera novità dopo l’ingresso in scena anche degli ETF obbligazionari l’anno precedente, sono gli ETF appartenenti al mondo emergente e soprattutto gli ETC che replicano il prezzo dell’oro.
ETC che, per tipo di prodotto, sempre giusto ricordarlo nasce appositamente per replicare l’andamento delle materie prime e che si differenzia dall’ETF che di fatto incorpora le qualità del fondo di investimento eliminando il rischio emittente presente invece nel caso dell’ETC. ETC che però, almeno in Italia, permette di compensare le minusvalenze pregresse, una qualità non consentita agli ETF.
Storia degli ETF: nel 2004 arrivano oro ed emergenti
Nella primavera del 2004 viene quotato l’ETC Gold Bullion. Questo maxi-contenitore che oggi amministra quasi 2,5 miliardi di euro di masse ha domicilio fiscale nelle isole Jersey ed appartiene alla galassia WisdowTree, società diventata leader nello sviluppo di questo tipo di prodotti.
L’aspetto innovativo di questo ETC è quello della copertura fisica del sottostante. Come scritto nella descrizione dell’emittente, Gold Bullion Securities è coperto da Physical Gold allocato fisicamente, detenuto dalla HSBC Bank plc (la depositaria). Solo i metalli conformi alle regole London Bullion Market Association's (LBMA) dell' Good Delivery possono essere accettati dalla depositaria. Ciascun lingotto fisico è custodito, allocato e identificato singolarmente”.
Questo significa che per la prima volta un investitore poteva essere proprietario di oro detenuto in un caveau londinese senza doversi sobbarcare l’onere di portarsi a casa (o pagare cassette di sicurezza per conservare) i lingotti. Il tutto al costo di 0,4% l’anno.
Dal lancio la performance del Gold Bullion è stata del 470%, numero che può essere ad esempio confrontato con un altro ETF storico su S&P500 che nello stesso arco temporale ha portato a casa il 585%.
Ma il 2004 è stato anche l’anno del lancio del primo ETF che investe sui paesi emergenti. Non ancora l’intero paniere di paesi in via di sviluppo, ma la sola Cina. iShares China Large Cap ha come obiettivo quello di replicare l'indice FTSE China 50, quindi le 50 società cinesi più grandi e liquide quotate sulla Borsa Valori di Hong Kong.
Con una spesa annuale abbastanza elevata per un ETF (0,74%) per la prima volta gli investitori hanno comunque accesso alle azioni cinesi senza essere costretti ad acquistare costosi fondi.
Con masse che superano i 500 milioni di euro, dal lancio questo ETF ha raccolto il 180% di performance che al netto dei dividendi si riduce al 85%. Il tutto si traduce in un rendimento annuo composto del 5,5% con una volatilità tipica da paese emergente del 27%.
Ma l’attesa per un’offerta più ricca di ETF operativi sui paesi emergenti durerà poco. Il 2005 porterà infatti sul mercato il primo ETF generalista sugli emerging market, oltre ai primi ETF ad alto dividendo e quelli specializzati nei bond indicizzati all’inflazione.
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