Con uno dei migliori timing possibili, nel 2007 la gamma dei prodotti a replica passiva vestiti da ETF si arricchisce del primo strumento monetario. Il merito va a quella Xtrackers (poi a breve seguita da Lyxor) che nell’anno precedente il crollo di Wall Street per la grande crisi finanziaria innescata dai mutui subprime, lanciò quello che attualmente è uno degli ETF più capitalizzati sul mercato, ovvero Xtrackers Eur Overnight Rate Swap.
Con masse amministrate oggi di poco inferiori agli 8 miliardi di euro (7,97 miliardi), questo ETF raccoglie molto interesse replicando la performance di un deposito con il tasso di remunerazione Euro short term più un aggiustamento di 8,5 punti base.
Ma lo stesso ETF non è nemmeno sfuggito all’era del tasso negativo e questo spiega la modestissima performance dal lancio attualmente pari al 13% (nel 2022 era appena il 7%). In quell’anno quindi gli operatori che avevano preso confidenza con diverse tipologie di ETF azionari e obbligazionari, poterono cominciare a considerare fattibile la gestione dell’asset allocation di portafoglio esclusivamente con ETF.
Storia degli ETF: nel 2007 arrivano anche i tematici
Ma il 2007 è anche l’anno in cui sbarcano sul mercato i primi ETF tematici che non mancano di stuzzicare l’appetito degli investitori. Global Water e Private Equity con iShares e Semiconduttori con Lyxor (oggi Amundi) aprono così una breccia rispetto ai tradizionali indici. E non si può dire che alcuni di questi non hanno reso vincente la scommessa. L’ETF sui semiconduttori a oggi guadagna il 635%, mentre il Water ha realizzato una performance del 330% con il private equity in coda comunque con un rotondo +200%.
Mentre nascono anche i primi ETF di indici di commodity generalisti, il mondo smart beta mette un primo piede all’interno della replica passiva. L’investimento fattoriale viene messo a disposizione degli investitori grazie ad Invesco che lancia una serie di ETF RAFI sulle borse globali, americane, europee ed emergenti. Gli indici FTSE RAFI selezionano e ponderano i componenti dell'indice stesso utilizzando quattro fattori fondamentali piuttosto che la capitalizzazione di mercato. I fattori sono i dividendi, i flussi di cassa, le vendite ed il valore contabile.
E tutto sommato l’idea non si rileva così malvagia considerando che ad oggi il differenziale di rendimento tra un ETF Msci USA e il RAFI US è di appena mezzo punto percentuale l’anno dal lancio. Sarà questo l’antipasto a nuovi smart beta che entreranno in scena negli anni seguenti.
Arrivati all’alba del fallimento di Lehman il 2008 risulta essere un’annata molto prolifica quanto a emissioni di nuovi ETF. Nuove geografie, temi, settori che renderanno il mercato sempre più diversificato. Ma sarà anche l’anno in cui diversi prodotti verranno messi alla prova quanto a solidità e liquidità.
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