Le banche europee stanno vivendo una situazione estremamente tesa in questo periodo storico. La stabilità finanziaria è minacciata da diversi venti contrari che potrebbero davvero
mettere a repentaglio la fiducia da parte dei risparmiatori. La
Banca Centrale Europea si appresta a varare il primo rialzo dei tassi d'interesse dal 2011 nel mese di luglio. In altre circostanze, questa sarebbe considerata una buona notizia in quanto il margine d'intermediazione degli istituti bancari si accrescerebbe. Oggi invece non è più vista come tale, perché
un costo del denaro più alto potrebbe innescare meccanismi recessivi, avvalorati dalla guerra Russia-Ucraina e dalla crisi energetica.
Un mix di fattori dunque rischia di produrre un'altra crisi economica globale, di cui le prime vittime sarebbero proprio le banche. La BCE ha cercato più volte di rassicurare i mercati ribadendo la solidità degli istituti europei, grazie a regole rigide che per oltre un decennio hanno contribuito a rafforzare gli indici economici, patrimoniali e finanziari dei soggetti coinvolti. Tuttavia, questa rassicurazione potrebbe non bastare, dal momento che qualsiasi turbolenza rischia di mandare nel panico assoluto gli investitori, che sarebbero trascinati ad agire più sull'onda dell'emotività che attraverso meccanismi razionali.
Banche europee: ecco i bond AT1 a rischio
Lo stato di tensione si sta vedendo a livello obbligazionario, dove i rendimenti delle obbligazioni meno garantite sono arrivati a livelli importanti. In questo momento
i bond AT1 di Deutsche Bank, UniCredit e Intesa Sanpaolo hanno superato in media rendimenti del 10%. AT1 sta per Additional Tier 1 e si riferisce a titoli di credito subordinati dove gli obbligazionisti partecipano alle perdite della società nel caso in cui gli indici patrimoniali (da qui il riferimento al Tier 1, uno dei più importanti indici di patrimonializzazione di una banca) scendano al di sotto di un determinato livello prestabilito.
In questo momento, è improbabile che i coefficienti delle due più grandi banche italiane scivolino sotto gli SREP (Supervisory Review and Evaluation Process) stabiliti dalla BCE. UniCredit alla fine del primo trimestre di quest'anno aveva un Cet 1 al 14% e Intesa Sanpaolo al 13,6%, mentre i livelli di SREP sono inferiori al 10%. Tuttavia, le banche italiane attualmente stanno pagando il rischio Paese, con la prospettiva che l'aumento dei tassi d'interesse della Banca Centrale possa aggravare una situazione debitoria dell'Italia al limite della sostenibilità.
Credit Suisse: una situazione compromessa?
Uscendo fuori dall'Eurozona, a preoccupare è la situazione di Credit Suisse, che la scorsa settimana ha emesso obbligazioni AT1 pagando una cedola del 9,75%. Questo è il risultato della tempesta che si è scatenata sulla banca svizzera negli ultimi 2 anni. L'esposizione verso il fondo americano Archegos che le è costata 5,5 miliardi di dollari, il coinvolgimento nel crollo di Greensill Capital e una serie di warning sugli utili hanno pesantemente condizionato la fiducia che gli investitori riponevano sulla società.
Da inizio anno, infatti, il rischio obbligazionario di Credit Suisse è più che triplicato passando da 57 a 177 punti base, mentre il costo medio dei credit default swap è quasi raddoppiato, essendo salito da 48 basis point di fine 2021 a 90 basis point di oggi. Il pericolo adesso è che i livelli di solidità della banca scendano sotto i requisiti minimi stabiliti dalla
Swiss National Bank. Se così dovesse essere, con gli obbligazionisti che si assumono il rischio d'impresa,
la banca potrebbe essere isolata dagli investitori per lungo tempo.