Elon Musk non smette di influenzare i mercati finanziari. Dopo bitcoin, dogecoin e le criptovalute in genere, è arrivato il turno dell’energia nucleare. Unendosi a Bill Gates e Michael Burry, il capo di Tesla ha trovato il modo di far rientrare dalla finestra quel bitcoin che aveva cacciato a malo modo per essere sporco ed inquinante.
L’energia nucleare può essere resa estremamente sicura rendendola una delle energie rinnovabili più interessanti in prospettiva futura ha professato Musk. Che il nucleare possa servire per minare bitcoin rendendoli più puliti e quindi utilizzabili anche per acquistare Tesla, oppure per bombardare Marte con testate nucleari per rendere il pianeta rosso abitabile, Musk ha riguadagnato le prime pagine con una dichiarazione che ha rimesso al centro dell’attenzione un settore poco coperto a livello tematico dai vari strumenti di investimento.
Che l’energia nucleare, forse troppo frettolosamente messa da parte in varie parti del globo, rappresenti l’unica vera energia rinnovabile carbon free disponibile 24 ore al giorno come la definì nel 2019 Bill Gates, non è una novità. Ovviamente manca quel consenso della pubblica opinione che posso portare i Governi a ritornare su una fonte di energia associata a incidenti disastrosi come quelli di Chernobyl o Fukushima.
In realtà Paesi come la Cina hanno già aperto alla possibilità di aumentare la capacità produttiva nucleare per riuscire a centrare gli obbiettivi sul clima di Parigi. Nella prossima decade Pechino raddoppierà al 10% la quota di energia proveniente dal nucleare. Nello stesso piano Biden il nucleare non è stato escluso dai fondi destinati alla crescita delle infrastrutture.
Investire sul nucleare con un ETF
Come detto in precedenza, non sono tantissimi gli strumenti che permettono di investire in questo mondo e gli unici due ETF di un certo spessore li troviamo quotati sul mercato americano. Non sono quindi strumenti armonizzati.
Gli ETF che ho individuato come ideali per chi volesse investire in un settore decisamente performante negli ultimi periodi sono il Global X Uranium ETF e il VanEck Uranium+Nuclear Energy. A questo si potrebbe aggiungere un altro ETF emesso da North Shore, il Global Uranium Mining.
Quest’ultimo strumento è quasi esclusivamente investito in società minerarie estremamente influenzate dal prezzo dell’uranio. All’opposto troviamo l’ETF di VanEck prevalentemente investito in utility, ovvero quelle società che generano e distribuiscono energia.
Le performance dal 27 luglio dei 12 mesi precedenti vedono l’ETF di NorthShore in guadagno del 86%. Segue Global X a +62% e VanEck a +20%. Il più anziano dei tre è quello di Global X che però offre una giusta prospettiva di cosa è successo negli ultimi 10 anni essendo sceso del 65%. Bel rimbalzo quello visto negli ultimi tempi, ma il mercato ha svalutato e di parecchio il business durante una decade travolgente per i mercati azionari in generale.
Le differenze tra gli ETF sono notevoli anche in termini di geografia e non solo di settore. Ad esempio il Global X vede il Canada come nazione più rappresentata con il 40% del portafoglio seguita dal Kazakhstan con il 23%. Stati Uniti dominatori nell’ETF di VanEck con il 55% seguito dal Giappone al 13%.
Dove invece i due strumenti si ritrovano è nel numero delle società presenti nel paniere. Pochine visto che per entrambe gli ETF le top ten occupano il 70% del portafoglio complessivo. Simili anche i costi che oscillano da 0,6% a 0,7%.
A partire da inizio giugno il bear market sembra tentare un assalto al fortino dei rialzisti. Con perdite superiori al 20% per Global X Uranium e del 10% per VanEck,i prezzi sono andati sotto pressione. Occasione naturalmente per chi crede che queste tecnologie di generazione dell’energia possano rappresentare il vero futuro delle energie pulite.