Il mondo obbligazionario, lo sappiamo, è stato scosso all’inizio di questo 2021 da un brusco rialzo dei rendimenti a lunga scadenza, soprattutto americani. Perdite consistenti sono quelle accumulate dai bond holders almeno in conto capitale anche per effetto di flussi cedolari molto modesti ed incapaci di ammortizzare le oscillazioni di prezzo generate da duration sempre più lunghe.
Rischio di tasso e di credito per i bond holders
Queste turbolenze stanno ora rientrando con il T-Note a 10 anni USA capace di riprendere quel rendimento di 1,25% che non vedeva da febbraio. La volatilità ritornata sul mercato azionario rappresenta un buon motivo per virare verso il porto più sicuro in assoluto, quello dei titoli del tesoro americano. Se poi questo avviene in un contesto di aspettative di inflazione in ridimensionamento a causa del calo nei prezzi delle materie prime tanto meglio.
Sempre nel mondo obbligazionario il comparto del credito, soprattutto le emissioni private con rating superiore all’investiment grade, hanno visto un restringimento degli spread a livelli da minimo storico. Assieme al rischio tasso (elevato per il combinato tassi bassi-duration alta), il rischio credito rappresenta l’altra gamba di possibili perdite che il possessore di obbligazioni corporate si troverebbe a gestire qualora il mercato entrasse in una fase di maggior turbolenza lato azionario.
Nautilus Research offre sotto questo punto di vista una interessante prospettiva ciclica. Le emissioni americane con merito di credito superiore all’investment grade negli ultimi 19 anni hanno mostrato un comportamento ripetitivo in termini di premio per il rischio verso il titolo di Stato. Ogni 182 settimane infatti lo spread sul credito intercetta un minimo primario.
Investimenti: come difendersi da rischio credito
Secondo questa metrica, il 16 luglio dovremmo aver intercettato l’ultimo minimo ciclico di una serie che dovrebbe gradualmente rialzare il premio per il rischio dei corporate americani almeno fino alla prima parte del 2023. Questo significa probabili perdite su fondi e ETF specializzati.
Quali gli antidoti a disposizione dell’investitore in questo caso? Sicuramente la cosa migliore che potrebbe fare un investitore nel tentativo di ridurre al minimo il combinato rischio tasso + credito è quello di selezionare tipologie di investimento ad elevato rating con duration contenuta.
Ovviamente si gioca sulla difensiva. Sotto questa prospettiva le strade sono due. O acquistare ETF con duration inferiore ai 3 anni esclusivamente investment grade oppure utilizzare ETF che investono in bond a tasso variabile.
Vanguard offre a tal proposito un ETF a cambio aperto che investe in emissioni corporate prevalentemente americane con scadenza 1-3 anni (Vanguard Usd Corporate 1-3 year ISIN IE00BGYWSV06). In questo caso la metà del portafoglio ha rating superiore a A. Ovviamente questo va a discapito del rendimento a scadenza attualmente di poco superiore a 0,6%. Il costo dell’ETF è però decisamente basso ed inferiore ai 10 punti base l’anno.
Sempre ad un costo contenuto (0,1% annuo), in alternativa si può valutare l’ETF di iShares Usd Floating Rate bond che offre un’esposizione alle emissioni in dollaro globali a tasso variabili. Qui per ovvi motivi non esiste rischio di tasso e si acquistano sempre emissioni con rating investment grade. Ancora più elevata rispetto all’ETF di Vanguard la qualità del credito. Solo il 19% ha infatti un rating inferiore ad A.
Due soluzioni gestite a replica passiva e low cost ideali per chi vuole limitare al massimo il rischio di tasso e di credito (mantenendo però quello valutario) nell’investimento obbligazionario in una fase molto incerta di mercato.