Le società ESG portano valore all’investimento azionario oppure no? Questa è una di quelle domande alla quale la maggiore parte degli investitori e degli analisti di mezzo mondo sta cercando di dare disperatamente una risposta. Probabilmente serviranno anni per comprendere da che parte sta la verità, ma come sempre la cosa migliore da fare per il momento è entrare in laboratorio e fare dei test per capire cosa sta succedendo realmente.
MSCI Core World e MSCI World ESG Screened: ecco il confronto
La tendenza di molte case di gestione ad emettere ETF che investono sul medesimo comparto ma differenziando tra indici tradizionali e ESG offre la giusta prospettiva e soprattutto la possibilità di verificare agevolmente le performance. Quando si guarda ai big del settore, iShares rappresenta sicuramente un player di riferimento imprescindibile. I due ETF attualmente in quotazione sul mercato italiano che possiamo confrontare sono MSCI Core World e MSCI World ESG Screened. Il primo è un ETF tradizionale che investe sull’azionario globale dei Paesi sviluppati. Il secondo replica l’indice MSCI che esclude le società associate ad armi controverse, armi nucleari, tabacco, carbone, sabbie bituminose, armi.
A livello settoriale tutto questo si traduce in leggeri sovra e sotto pesi su alcuni settori sicuramente più sensibili ad eventuali filtri applicati seguendo i criteri ESG. Ad esempio il settore dell’energia pesa per il 2,7% nell’ETF ESG e il 3,1% in quello tradizionale. Le utility sono un settore sicuramente tra i più sacrificati in termini relativi. Ad esempio nel mondo ESG il peso percentuale è del 1,8% mentre per il globale tradizionale siamo un punto sopra. Stesso discorso per gli industriali che nel mondo ESG pesano un punto in meno del 10,5% dell’indice tradizionale.
Differenze molto marginali comunque che si notano anche nei primi 10 titoli in portafoglio, dove troviamo gli stessi nomi con pesi molto simili. Nell’ETF ESG i top ten pesano per il 17,9% del portafoglio, nel World Core per il 17,2%.
Con queste sottili differenze quali clamorose oscillazioni di performance possiamo attenderci? Pochissime e la prova empirica lo dimostra. Alla data del 27 luglio ho verificato le performance degli ultimi 12 mesi. Considerando che il costo dei prodotti è identico, 0,20% per anno, l’ESG vince questa speciale gara di circa 40 punti base con una performance positiva del 29,1% contro il 28,7% dell’indice tradizionale. Una performance aggiuntiva ottenuta però a costo di un seppur lieve maggiore rischio (13,4% di volatilità annua contro 13,2%). Assolutamente identiche le performance da inizio 2021 con 18,3% per entrambe gli ETF.
ETF ESG o non ESG: commento ai risultati del test
Fatto questo banale test possiamo tranquillamente concludere che in un momento storico nel quale le varie case di investimento cercano di distinguere il loro prodotto con l’etichetta ESG, alla prima verifica di laboratorio su uno degli indici più generalisti che esistano non notiamo una prevalenza dell’uno rispetto all’altro in termini di performance.
E che l’etichetta in questo caso prevalga sulla sostanza lo si capisce anche osservando l’ultima sezione del factsheet dedicata alle caratteristiche di sostenibilità. I punteggi di qualità e rating MSCI ESG tra i due strumenti sono molto sovrapponibili confermando ciò che i dati di performance hanno confermato: al momento comprare un indice piuttosto che l’altro è decisamente irrilevante.