Il mercato azionario premia la qualità. Non è uno spot pubblicitario da gestore attivo qualunque ma il risultato del confronto nell’ultimo anno tra l’ETF globale di iShares che investe nel fattore quality e l’ETF equivalente che investe sull’azionario globale senza l’utilizzo di filtri fattoriali.
Facente parte della famiglia degli smart beta che raggruppa altri fattoriali come low volatility, size, momentum e value, l’ETF iShares World Quality Factor assieme al fattore Size rappresenta lo smart beta meno richiesto dalla clientela europea stando alla comunque considerevole capitalizzazione di mercato, con quasi 2 miliardi di asset under management.
Con un comportamento eccellente anche guardando al rapporto rischio rendimento, il fattore Quality sta contendendo il primato della performance al fattore momentum sulla distanza dei 5 anni. Alla data del 21 luglio 2021 la performance quinquennale di iShares World momentum sfiora il 100%, con una volatilità annua del 19%. Il fattore Quality realizza un +85% a fronte però di una volatilità decisamente più contenuta del 13%. Nello stesso arco temporale l’ETF generalista di iShares che investe nell’azionario globale ha realizzato una performance leggermente inferiore e pari al 80%.
Dopo aver snocciolato questi numeri dobbiamo però capire in breve cosa si intende per fattore Quality. La lettura del KIID permette di dare una risposta a questo primo quesito. L'indice di riferimento dell’ETF è l'MSCI World Sector Neutral Quality Index e replica le caratteristiche dei risultati di un sottogruppo di titoli presenti nell'indice MSCI World selezionati per la loro alta qualità.
I componenti dell'Indice sono selezionati tra quelli dell'indice originario in base a tre indicatori principali, equamente ponderati. Percentuale elevata di ricavi societari per azione, basso indebitamento e bassa variabilità annuale dei ricavi societari. L’investimento viene fatto tra i 23 Paesi sviluppati di tutto il Mondo.
Questo ETF lanciato dalla casa americana nel 2015 dimostra una ottima capacità di replicare il benchmark nonostante costi non elevati ma neanche bassissimi (0,3% per anno). La tracking difference è praticamente inesistente in ogni anno analizzato. Merito probabilmente anche dei ricavi generati dal prestito titoli del quale iShares fa uso per questi smart beta con il fine di contenere l’onerosità dell’ETF.
Andiamo adesso all’allocation. In un paniere di 300 titoli i primi 10 hanno un peso pari ad un quarto del portafoglio e vedono Facebook, Microsoft, Apple, Nike e J&J ai primi posti per peso. A livello geografico gli Stati Uniti fanno la parte del leone occupando i due terzi del portafoglio di investimento seguiti da Svizzera e Regno Unito con il 6% di peso. Tecnologia che domina a livello settoriale grazie ad un peso del 21%. Seguono finanziari, saluti e consumi discrezionali con il 13% di peso ciascuno.
In conclusione possiamo dire che il fattore di investimento qualità si è rivelato nell’ultimo lustro quello più apprezzabile in termine di rapporto tra rendimento e rischio combinando performance a bassa volatilità. L’elevata capitalizzazione dello strumento combinata all’ottima capacità di replicare l’indice e all’elevata liquidità sul book di negoziazione lo rendono uno strumento interessante per chi volesse esplorare il mondo degli smart beta.