Quando la quotazione delle azioni di una società diventa molto alta e quindi il costo per l'investitore meno sostenibile, capita sovente che l'Amministrazione di un’azienda decida di effettuare un frazionamento azionario, meglio noto come split azionario o stock split.
Sono diversi i grandi conglomerati che hanno adottato tale formula, anche ripetuta nel tempo, a seguito della continua crescita delle quotazioni in Borsa. In tempi più recenti società come Apple (per la quinta volta nella sua storia) e Tesla (per la prima volta) hanno deciso di effettuare un frazionamento azionario.
Da qualche tempo si parla di Amazon che potrebbe seguire la stessa scia entro il 2021. Mentre la Berkshire Hathaway di Warren Buffett continua a mantenere la valutazione delle azioni a prezzi folli proprio per l'ostracismo dell'oracolo di Omaha verso questo tipo di pratica.
Split azionario: cos'è e come funziona
Lo split azionario consiste in un'operazione dove ogni azione di una società viene divisa per un numero maggiore di azioni mantenendo la stessa capitalizzazione. Quindi la circolazione dei titoli ovviamente aumenta, ma il valore complessivo di tutti quelli esistenti rimane inalterato.
Una volta che viene effettuato il frazionamento, il prezzo di ogni unità diminuisce. Quindi, se ad esempio un investitore possedeva 100 azioni ad un valore di 10 dollari ciascuna e la società decide di effettuare uno split con un rapporto di ripartizione di 2, a quel punto lo stesso si ritroverà 200 azioni, ognuna che ha una valutazione di 5 dollari.
In tal caso il numero di azioni messe in circolo evidentemente raddoppia, ma il valore totale è lo stesso di prima. Se per esempio la stessa società ha emesso complessivamente 1 milione di azioni a 10 dollari ciascuna, avrà una capitalizzazione di 1 miliardo di dollari.
Dopo lo split le azioni totali sul mercato saranno 2 milioni e varranno 5 dollari a testa ma, moltiplicando il numero delle azioni in circolazione per il loro valore unitario, la capitalizzazione rimarrà sempre pari a 1 miliardo di dollari.
Split azionario: 3 motivi per cui si fa
La prima ragione per cui una società decide di eseguire operazioni di frazionamento è di dare la possibilità anche ai piccoli investitori di comprare le azioni che altrimenti avrebbero difficoltà ad acquistare a prezzi molto alti.
Questo è un modo per continuare a sostenere le quotazioni di mercato, soprattutto se il titolo è in trend rialzista da lungo tempo e vi è il rischio di ribassi dovuto proprio al fatto che diminuiscono i nuovi compratori.
La seconda ragione consiste nel dare al titolo una maggiore liquidità aumentando il numero di azioni sul mercato. Questo ha dei benefici per tutti gli operatori, non solo per gli acquirenti, in quanto tende a far diminuire lo spread denaro-lettera.
Infine, vi è da considerare l'impatto positivo che si dà al mercato quando si effettua un frazionamento. Succede spesso che laddove le quotazioni sono troppo alte, il titolo tende a non crescere più di tanto, perché chi possiede le azioni non ha molti stimoli ad incrementare la quota. Attraverso lo split azionario si è in grado di rinnovare l'interesse sia per i nuovi investitori che per quelli esistenti.
Split azionario: l'operazione inversa
Quando un'azione ha raggiunto un livello di prezzo molto basso, capita spesso che la società decide di effettuare l’operazione inversa, quindi un "accorpamento" dei titoli, riducendo la quantità in circolazione ed aumentando di conseguenza il prezzo. Si tratta quindi dell'operazione opposta allo stock split, che viene chiamata reverse stock split.
Quando si verifica una situazione del genere è solitamente un brutto segno perché significa che gli operatori scaricano quelle azioni, in quanto non credono più nella società. Ciò infatti avviene allorché un'azienda è sull'orlo del fallimento o comunque in grosse difficoltà finanziarie e sul mercato vi sono pochi compratori. Un caso emblematico fu quello di Seat Pagine Gialle, che all'epoca eseguì più volte l'accorpamento azionario per tentare di far fronte alla continua discesa dei prezzi.
Con questa operazione, da un lato la società vuole evitare il rischio di venire estromessa dalla Borsa per il non raggiungimento del prezzo minimo ammesso, da un altro lato essa cerca di attrarre maggiori investitori presentando un prezzo che non sia troppo basso e che quindi possa metterla in cattiva luce.