Le azioni di Berkshire Hathaway costano troppo. È questa la motivazione che ha portato ieri il NASDAQ a sospendere le quotazioni di classe A del conglomerato di Warren Buffett. Il problema è tutto di carattere informatico, in quanto i computer dell'indice tecnologico possono gestire una quotazione massima di 429.496,7295 dollari e la Berkshire si sta avvicinando a quel prezzo.
Infatti è previsto il black out ogniqualvolta i prezzi di un'azione superano il 98% della soglia stabilita. Gli esperti informatici del NASDAQ eseguiranno un aggiornamento entro la fine di questo mese in modo da consentire il normale funzionamento anche per valori superiori, ma nel frattempo sono possibili altre interruzioni di prezzo.
Berkshire Hathaway: perché le azioni costano così tanto
A quanto pare il problema non è solamente del NASDAQ, ma anche la Borsa Valori newyorchese Investors Exchange Group ha dichiarato il mese scorso che avrebbe rifiutato gli ordini da parte degli investitori che volessero acquistare le azioni di classe A della Berkshire Hathaway.
Tutto nasce dal rifiuto di Buffett di voler eseguire uno split delle azioni come hanno fatto altre grandi aziende come Tesla ed Apple. Scelta che ora sembra accingersi a fare anche Amazon. Eppure le quotazioni dei tre colossi non erano minimamente paragonabili a quelle della società d'investimento.
La ragione per cui il 90enne statunitense si è sempre opposto declinando le pressioni che arrivavano da più parti, è derivante dal fatto che a suo giudizio un frazionamento azionario attirerebbe nel breve investitori non sofisticati. E questo va contro un concetto sacro di Buffett che va ripetendo da quasi 30 anni, ovvero che un investitore deva avere idea di cosa realmente sta facendo. In ragione di ciò Berkshire Hathaway ha introdotto azioni di classe B con un prezzo più accessibile al “mainstream finanziario.”
Berkshire Hathaway: ricadute quotazioni troppo elevate
L'ostinazione dell'oracolo di Omaha crea però problemi ai broker e agli investitori. Ne primo caso quegli intermediari meno organizzati ed efficienti potrebbero trovarsi di fronte a situazioni spiacevoli riguardo il backup dei dati, con la conseguenza che il monitoraggio dei prezzi da parte degli investitori potrebbe subire qualche intoppo.
Solo qualche decennio fa le quotazioni azionarie a Wall Street difficilmente superavano il valore di 100 dollari. Poi alcuni hanno seguito l'esempio di Buffett e il mercato ha iniziato a manifestare qualche défaillance di funzionamento.
Inoltre vi è un fattore che penalizza in particolare gli investitori, in termini di costi. Scambi a prezzi più elevati significa pagare delle commissioni più alte agli intermediari e questo potrebbe limitare la convenienza ad accedere a certe tipologie di azioni. In realtà è proprio quello che ha sempre voluto Warren Buffett quando sostiene di voler evitare che si materializzi un investimento “senza aver la più pallida idea di cosa si stia comprando”.