Mercati: i 10 momenti più rilevanti del 2021 | Investire.biz

Mercati: i 10 momenti più rilevanti del 2021

31 dic 2021 - 09:00

31 dic 2021 - 11:30

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L'anno che si sta per chiudere ha lasciato una serie di momenti salienti nei mercati finanziari che vale la pena di ricordare. Ne abbiamo riassunto 10, vediamoli insieme

Il 2021 è giunto al termine e con oggi si chiude un anno che ha raccontato molte cose per gli investitori e gli operatori di mercato. È tempo quindi di tirare le somme e tracciare un bilancio di quello che è stato. Il mondo si è ripreso da una pandemia che ha sorpreso l'umanità e sconvolto la vita sociale ed economica nel 2020. Le attività sono tornate a funzionare e l'economia a girare quasi come prima. L'arrivo dei vaccini anti Covid-19 in così poco tempo ha costituito una pietra miliare per la scienza e gettato le basi per uscire da un incubo che ci perseguita tutti.

La guerra non è stata ancora vinta, perché la malattia nel frattempo si è trasformata minacciando di far ripiombare il mondo intero nelle difficoltà e nelle paure. I mercati finanziari quindi hanno dovuto convivere con questa spina nel fianco, ma alla fine grazie al supporto delle Banche centrali hanno potuto seguire il loro corso macinando record su record. Molti altri fatti sono successi che hanno marcato questo 2021, vediamo quali sono stati i più rilevanti.

 

L'esplosione delle meme stock

All'inizio dell'anno a Wall Street si è verificato un evento stupefacente. Una serie di titoli in difficoltà e su cui i grandi hedge fund avevano forti posizioni di vendita allo scoperto ha cominciando a segnare guadagni a 3 cifre nell'arco di una giornata.

Cosa era successo? Una folla di piccoli trader operanti in piattaforme di social trading come Reddit si sono coalizzati per attaccare i grossi investitori contrarian su azioni come GameStop e AMC Entertainment, attraverso ordini di acquisto filtrati con passaparola. A quel punto si è verificato un fenomeno noto come short squeeze, ovvero i venditori allo scoperto si sono trovati costretti a chiudere le posizioni selling per evitare perdite sonore, facendo così schizzare in alto le quotazioni dei titoli meme.

 

Il ritorno dell'inflazione e la risalita dei rendimenti

La ripresa economica post-pandemia ha avuto come effetto collaterale quello di far risvegliare l'inflazione in gran parte dei Paesi del mondo. L'aumento del costo delle materie prime, la crisi energetica e la carenza degli approvvigionamenti hanno giocato un ruolo decisivo nel far crescere i prezzi a ritmo sostenuto. Il mercato dei titoli di Stato ne ha immediatamente risentito e a marzo i rendimenti dei T-Note USA a 10 anni hanno toccato il picco dell'1,74%, generando turbolenza anche nei mercati azionari.

Nel frattempo la Federal Reserve ha considerato l'inflazione un fenomeno temporaneo, non facendo presagire interventi per ridurre l'accomodamento monetario o per inasprire la politica sui tassi. Tutto ciò è servito per tenere a galla le quotazioni azionarie, aiutandole anzi ad aggiornare costantemente i massimi di sempre.

Negli ultimi mesi dell'anno l'indice dei prezzi al consumo ha raggiunto in USA il 6,8%, come mai successo dal 1982. A quel punto Jerome Powell ha dovuto arrendersi all'evidenza, eliminando la parola transitoria dal suo linguaggio istituzionale riferendosi all'inflazione e dando vita a una stretta monetaria che probabilmente inaugurerà nel 2022 la stagione dell'aumento del costo del denaro.

 

Archegos e il crollo di un castello di sabbia

Nel marzo 2021 il mondo bancario ha cominciato a tremare quando il fondo d'investimento Archegos Capital Management è andato in margin call per una serie di puntate sbagliate. Le banche coinvolte, tra cui Nomura e Credit Suisse, hanno subito perdite per svariati miliardi di dollari.

Il crac fortunatamente non si è esteso a tutto il sistema finanziario ma è rimasto confinato tra gli istituti più esposti. Questo ha però generato una profonda riflessione sulla leva finanziaria e ancora una volta sul sistema di vigilanza che ha fatto acqua.

 

Il boom, il crollo e la rinascita delle criptovalute

I primi mesi dell'anno sono stati scoppiettanti per le valute digitali, con il Bitcoin arrivato sulle soglie dei 65.000 dollari, record assoluto fino ad allora. Poi a maggio è spuntata una mazzata terrificante per tutto il mondo crittografico: la Cina, il più grande minatore al mondo di criptovalute, ha deciso di bannarle definitivamente dal Paese, sia per quanto riguarda l'estrazione, che per gli investimenti e i pagamenti.

Il crollo sui mercati dei prezzi dei token digitali è stato dirompente, con Bitcoin che ha perso la metà del suo valore. Quando lo sconforto cominciava a farsi strada tra gli investitori sono arrivate in serie alcune notizie positive, come l'adozione di Bitcoin a valuta ufficiale da parte di El Salvador e l'approvazione della Securities and Exchange Commission del primo ETF negli Stati Uniti. Quanto è bastato per rilanciare la principale cripto verso nuovi record.

 

La repressione di Pechino e la crisi di Evergrande

Il 2021 per la Cina può considerarsi un anno storico, perché le Autorità governative hanno deciso di intraprendere un percorso regolamentare i cui effetti cambieranno forse per sempre il modo in cui il Paese potrà fare impresa. Nell'ambito del grande obiettivo della prosperità comune portato avanti da Xi Jinping, è iniziata una serie di provvedimenti repressivi nei confronti di un numero spropositato di aziende operanti in svariati settori: dal tecnologico, all'educational, all'immobiliare.

La conseguenza è stata un crollo delle quotazioni azionarie di grandi società come Alibaba, Tencent e Meituan. Ma nel frattempo è esploso il caso Evergrande, con lo sviluppatore immobiliare che rischia il default e di far naufragare tutto un settore con il pericolo di infezioni anche nel sistema finanziario.

 

Il gas naturale e Nord Stream 2

L'arrivo della crisi energetica ha segnato il ritorno dei combustibili fossili, che erano stati messi all'angolo con la lotta al cambiamento climatico. Tra questi il gas naturale ha giocato un ruolo importante, soprattutto in Europa dove le forniture della Russia hanno cominciato a scarseggiare.

La carenza di risorse si è incrociata con le problematiche relative al gasdotto di Gazprom Nord Stream 2, in attesa ancora di approvazione dall'Unione Europea. Il procedimento è stato interrotto per via del mancato rispetto di alcune norme da parte delle succursali di Gazprom in Germania e questo ha esacerbato i rapporti tra le Regioni, ancor più in prospettiva di un'invasione di Mosca in territorio ucraino.

 

Tesla supera 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione

Tesla quest'anno è diventata la società automobilistica più preziosa al mondo con una capitalizzazione che ha oltrepassato 1.000 miliardi di dollari. Nonostante la crisi dei semiconduttori, la società guidata da Elon Musk ha superato brillantemente tutte le difficoltà conquistando in maniera definitiva il mercato cinese.

A novembre le azioni hanno raggiunto il massimo storico a 1.243 dollari a Wall Street, prima di un ritracciamento dovuto alla vendita di azioni dello stesso Musk per l'esercizio delle stock option compreso in un piano pluriennale e dopo un sondaggio condotto su Twitter.

 

Apple sui 3.000 miliardi di capitalizzazione

Se Tesla ha agguantato l'obiettivo di un valore di mercato di 1.000 miliardi di dollari, Apple si aggira sui 3.000 miliardi di capitalizzazione. Cupertino ha piazzato quest'anno un rally azionario fantastico, nonostante i problemi alla catena di approvvigionamento abbiano determinato ritardi nelle consegne di molti suoi prodotti, tra cui l'ultimo modello di iPhone. Quello che si sta per chiudere con ogni probabilità risulterà il più forte trimestre di sempre del gigante tecnologico statunitense.

 

Il calvario infinito della Lira turca

La valuta di Ankara ha vissuto nel 2021 una vera via crucis, perdendo continuamente valore nei confronti del Dollaro americano. L'ostinazione con cui la Banca di Turchia ha proseguito nella riduzione dei tassi d'interesse ha reso una situazione al limite del collasso, con un'inflazione nel Paese andata ormai fuori controllo. Il Presidente della Turchia Tayyip Erdogan non sente ragioni: il costo del denaro continuerà a essere abbassato fino al 2023, anno in cui vi saranno le elezioni presidenziali.

Nel frattempo per frenare l'emorragia valutaria il Premier ha presentato un piano di compensazione delle perdite subite dai depositanti in lire, qualora i ribassi valutari dovessero superare i tassi d'interesse percepiti dalla detenzione. A sostegno della Lira è intervenuta più volte anche la Banca Centrale direttamente sul mercato monetario, come non accadeva da 7 anni.

 

La BoE aumenta i tassi per la prima volta da inizio pandemia

Gli investitori si aspettavano un aumento dei tassi d'interesse da parte della Bank of England nel meeting ufficiale di novembre. In quell'occasione Andrew Bailey decise di mantenere la linea morbida in considerazione delle condizioni economiche ancora critiche in cui versava la Gran Bretagna.

Il Governatore ha sorpreso il mercato nuovamente a dicembre, stavolta portando il costo del denaro da 0,10% a 0,25%. L'inflazione di oltre il 5% nel Regno Unito ha convinto Bailey che non era più il caso di aspettare e quindi si è attuato nel Paese il primo aumento dei tassi dall'inizio della pandemia.

 

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