I mercati asiatici stanno battendo in testa da un po’ di settimane, trascinati all’ingiù da una Cina che è alle prese con la bancarotta di Evergrande e nuovi default sul mercato obbligazionario come quello recente di un’altra società del settore real estate (vedi Fantasia). Il problema cinese si interseca però con il rialzo nei prezzi: delle materie prime, di cui ovviamente l’Asia è importatore netto; dei prezzi di componenti come i chip così come quelli dei noli marittimi.
Asia: correzione Borse per strategie di lungo periodo
Il mercato azionario asiatico ha risentito di questa incertezza, che il rafforzamento del dollaro americano ha ulteriormente accentuato. Le vendite delle ultime settimane possono tuttavia rappresentare un'occasione di lungo periodo per gli investitori.
Pur sapendo che il momentum non è certo il massimo, la Borsa coreana è un esempio di come i fondamentali di questi indici asiatici stiano diventando appetibili in ottica strategica. L’indice di Seul sta prezzando in questo momento 15 volte gli utili, con dato forward a 12 mesi che si sposta addirittura a 10x.
Non male in un momento storico nel quale l’azionario americano, seppur in maniera più smussata rispetto a qualche settimana fa, risulta essere ancora particolarmente caro rispetto alla media storica. Se allarghiamo lo sguardo all’intero mercato asiatico, depurato di quello giapponese, abbiamo riscontri analoghi. Il rapporto prezzo utili attuale dell’indici MSCI Asia ex Japan è pari a 19 tanto per fare un esempio.
Investire sui mercati asiatici con gli ETF
Sono diversi gli strumenti quotati in Italia a disposizione dell’investitore. Il più capitalizzato e liquido risulta essere il Lyxor MSCI AC Asia Pacific Ex Japan (ISIN LU1900068328). Replica sintetica con un costo dello 0,6% annuo, l’ETF ha un patrimonio di quasi 700 milioni di euro. La correzione dai massimi di febbraio finora è stata del 13%, con la media mobile a 200 giorni sempre più sotto pressione.
L’ETF presenta un'ampia diversificazione geografica. La Cina ha il peso maggiore (30%) seguita da Taiwan e Australia (15%) e poi Corea del Sud, India e Hong Kong con pesi dal 13% al 8%. A livello settoriale l’indice è ben bilanciato tra value e growth con tecnologia e finanziari poco sopra il 20%.
Gli investitori non devono preoccuparsi particolarmente di Evergrande o aziende simili visto che il real estate pesa per poco meno del 5% nel portafoglio complessivo. Il mercato azionario potrebbe essere destinato ad avviare una correzione ben più consistente di quella vista finora, ma non smette mai di fornire opportunità di ingresso, soprattutto per investitori con orizzonte temporale di lungo periodo.
Personalmente preferisco sempre un approccio globale all’investimento, ma se la componente asiatica dell’investimento necessitasse di ribilanciamento oppure di inserimento dell’Asia nell’allocation geografica, cominciare progressivamente a comprare strumenti a replica passiva fin da ora non sembra essere un’opzione da scartare a priori.