Il rischio di contagio relativo al collasso di Evergrande si fa sempre più vivo in Cina. Altri gruppi immobiliari navigano in cattive acque e i problemi spuntano all'ordine del giorno. L'ultimo della serie riguarda la società d'investimento Sinic Holdings, che ha subito un downgrade da parte dell'agenzia di rating Fitch da CCC a C nella giornata di oggi.
La ragione è stata dettata dal mancato pagamento degli interessi su alcuni finanziamenti ricevuti dallo sviluppatore e dall'incertezza sul rimborso di 246 milioni di bond in scadenza il 18 ottobre. Lo stesso ha fatto S&P Global Ratings, che ha denunciato un grave problema di liquidità nell'azienda.
Nella giornata di ieri anche il gruppo immobiliare Fantasia Holdings Group ha saltato alcuni pagamenti, rischiando di aprire una nuova crisi. All'appello manca un regolamento di 205,7 milioni di dollari che avrebbe dovuto essere effettuato lunedì. Inoltre, una sua unità non ha estinto altri prestiti per 110 milioni di dollari sempre in scadenza ieri.
La reazione sui mercati asiatici a queste notizie è stata inevitabilmente rumorosa, con vendite massicce nel settore immobiliare. Sunac Holdings e Guagzhou R&F Properties sono precitate di oltre il 9%, mentre le 2 società in discussione sono sospese da qualche settimana nella Borsa di Hong Kong.
Evergrande: ecco perché si sta estendendo il contagio
Ma cosa ha realmente determinato questa escalation nella carenza collettiva di liquidità? Il problema fondamentale sembra essere che molti sviluppatori non hanno avuto accesso a nuovi canali per rifinanziare il debito esistente. La causa deriva dal fatto che le nuove normative di repressione hanno limitato la capacità di raccogliere denaro dalla vendita degli asset, determinando un circolo vizioso da cui ora è difficile venirne fuori.
Evergrande ci sta provando attraverso la cessione della sua unità Evergrande Property Service al colosso immobiliare Hopson Development Holdings, che fa capo a Chu Mang Yee. Se l'operazione andrà in porto, nelle casse del gruppo più indebitato del mondo entreranno 5,1 miliardi di dollari, un valore più basso del 17,5% rispetto alle quotazioni di dicembre 2020 quando venne effettuato lo spin off dalla società madre. La cifra non permetterà di risolvere la situazione debitoria di Evergrande, ma quantomeno darà un segnale al mercato che qualcosa in tal senso si sta muovendo.
Evergrande: quale sarà il prezzo da pagare?
La sensazione generale è che qualcuno dovrà pagare un prezzo anche molto salato da questa situazione. Almeno questo è ciò che trapela dall'atteggiamento del Governo cinese. Pechino vorrebbe orchestrare le operazioni dall'alto provando a fornire la massima liquidità possibile al sistema per evitare una catastrofe. Nello stesso tempo però chiarire che non vi sarà un intervento diretto a salvare la società, perché ciò sarebbe in palese contrasto con gli obiettivi dichiarati da tempo di ripulire il mercato da storture che andrebbero a danneggiare il popolo cinese.
Una crisi quindi è inevitabile, bisognerà soltanto vedere quanto alto sarà il salasso che peserà sui vari strati dell'economia e chi saranno coloro che alla fine ci rimetteranno veramente. Nel caso specifico di Evergrande, sono essenzialmente 3 i nodi da sciogliere:
- La consegna delle case a 1,4 milioni di persone che l'hanno pagata ma che ancora aspettano l'ultimazione;
- Il pagamento dei prodotti finanziari sottoscritti nel mercato interno;
- Il regolamento degli interessi sui bond in scadenza.
Quest'ultimo punto è stracolmo di insidie. Lo sviluppatore si porta dietro un fardello di 670 milioni di dollari fino alla fine del 2021, ma quello che peserà di più sarà la montagna di debiti in scadenza l'anno venturo (7,4 miliardi). Il Governo sta studiando un compromesso ottimale: sgonfiare la bolla immobiliare raffreddando i prezzi e nel contempo evitare il disastro. Soluzione al momento davvero di difficile attuazione.