Da quando, nel 2022, OpenAI ha rivoluzionato il mondo dell’intelligenza artificiale lanciando ChatGPT, l’interesse verso quella che è oggi una delle società private più valutate al mondo è cresciuto a dismisura. Il chatbot è stato costantemente aggiornato e ora conversa quasi come un essere umano, commettendo pochissimi errori.
Nel frattempo, l’azienda ha cambiato pelle. Nata come una società no-profit con la missione di diffondere l’AI a beneficio dell’umanità, si è trasformata in una struttura orientata al profitto, venendo incontro all’esigenza di raccogliere investimenti con termini convenzionali e attirare risorse enormi per competere con giganti come Google e Apple nella corsa all’intelligenza artificiale.
La nuova organizzazione si articola in due rami principali:
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OpenAI Foundation: il ramo no-profit, che mantiene il controllo e una partecipazione significativa nella parte commerciale.
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OpenAI Group PBC (Public Benefit Corporation): la nuova entità a scopo di lucro, che combina la capacità di generare profitti con l’obbligo legale di perseguire un impatto sociale e pubblico positivo.
OpenAI: ma come investire nella società?
Il punto critico per un investitore è l’impossibilità di acquistare direttamente le azioni, dal momento che la società non è ancora quotata in Borsa. L’azienda è valutata circa 500 miliardi di dollari e, a meno di disporre di capitali enormi e di contatti diretti con il management, l’accesso al capitale azionario è precluso. Tuttavia, è possibile esporsi indirettamente al nome più caldo della tecnologia attuale. Ecco le principali strade percorribili.
Il mercato secondario
Una possibile soluzione è passare attraverso i veicoli di investimento speciali (Special Purpose Vehicles, o SPV), che raccolgono capitali per acquistare quote di società private. Il problema è che questi intermediari trattengono una quota significativa dei profitti, che può arrivare fino al 40%. Ciò comporta un’erosione rilevante dei guadagni, spesso tale da scoraggiare l’operazione.
Piattaforme dei mercati privati
Esistono piattaforme online in cui i primi dipendenti o investitori di una società privata possono vendere le proprie azioni a compratori accreditati. Il Nasdaq Private Market è uno degli esempi più noti. Tuttavia, l’accesso a queste negoziazioni è limitato: spesso passa attraverso investitori accreditati che hanno già rapporti con l’azienda, come dipendenti o partner di fondi di venture capital. Ci sono anche piattaforme di crowdfunding come SeedInvest e Republic, che soddisfano un’esigenza simile offrendo esposizione alle startup di intelligenza artificiale più promettenti.
Big Tech in affari con OpenAI
Districarsi nei mercati privati è tutt’altro che semplice per gli investitori retail e può risultare scoraggiante. Un’alternativa è puntare su grandi aziende quotate che beneficiano indirettamente dell’ascesa di OpenAI, come Microsoft e Nvidia. Il colosso di Redmond è uno storico sostenitore della startup guidata da Sam Altman e detiene una partecipazione del 27%, ottenendo circa il 20% dei ricavi di OpenAI secondo l’ultimo accordo di ristrutturazione. Nvidia, invece, ha concordato di investire fino a 100 miliardi di dollari per finanziare l’espansione dei data center della società, in cambio dell’acquisto dei suoi chip avanzati destinati alle applicazioni di intelligenza artificiale.
Gli ETF
Un modo semplice, seppur indiretto, per cavalcare l’onda dell’intelligenza artificiale è investire tramite ETF. Le opzioni sono numerose. Una possibilità è l’iShares US Technology ETF, che investe in Nvidia, Microsoft, Apple, Broadcom e Meta Platforms: gli stessi giganti che alimentano l’ascesa di OpenAI. Un’altra soluzione è il Global X Artificial Intelligence & Technology ETF, che offre un’esposizione più ampia a società che forniscono servizi o collaborano con OpenAI. Per un’esposizione ancora più mirata, esiste anche l’ARK Venture Fund di Cathie Wood, un veicolo chiuso che investe oltre il 5% del proprio portafoglio in OpenAI.
Business collegati
Infine, è possibile investire nei settori collegati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, come data center, semiconduttori e infrastrutture energetiche. Sul fronte dei chip, l’offerta di aziende quotate è ampia e diversificata. I data center, invece, presentano maggiori complessità, poiché spesso sono strutturati come REIT, con rendimenti più simili a quelli immobiliari che a quelli tecnologici. Per quanto riguarda le infrastrutture energetiche, esiste anche la possibilità di esporsi ai futures sull’elettricità, strumenti però caratterizzati da una volatilità elevata, che richiede particolare attenzione.