Il rendimento dei Treasury a 10 anni è scivolato sotto la soglia del 4% per la prima volta da ottobre 2024. Il mercato è in fuga dalle azioni e dal dollaro USA, dopo che nella fatidica giornata del 2 aprile, il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha snocciolato una sfilza di dazi che gli Stati Uniti imporranno ai Paesi di tutto il mondo (
Trump riscrive le regole del commercio mondiale). Un'autentica dichiarazione di guerra (commerciale) che ha gettato nel panico le Borse mondiali, facendo temere per una recessione dell'economia.
I titoli di Stato USA sono da sempre considerati un porto sicuro nei momenti di grande turbolenza dei mercati. In tale veste, gli investitori stanno comprando con convinzione anche altri asset come l'oro, i Bund tedeschi e i titoli del Tesoro giapponesi.
Un'altra ragione per cui i rendimenti dei Treasury decennali sono diminuiti è che il mercato si aspetta una
Federal Reserve più accomodante per scongiurare l'arrivo di una recessione. I trader stanno scontando
quattro tagli ai tassi di interesse quest'anno, il che inevitabilmente farebbe calare i rendimenti e aumentare la domanda per le obbligazioni già quotate (
EUR/USD ai massimi da 6 mesi, ora il mercato si aspetta 4 tagli Fed).
Titoli di Stato USA: due buone notizie
La carneficina che si sta vedendo sui mercati azionari sta turbando profondamente il sentiment degli investitori, che hanno aumentato la loro avversione al rischio rispetto a solo qualche mese fa. Ci sono però due aspetti positivi che possono essere considerati nell'ambito della costruzione del proprio portafoglio di investimento.
Il primo è che la strategia che suddivide azioni e obbligazioni è tornata a funzionare come un tempo. Quando nel 2022 ci fu l'impennata dell'inflazione e le Banche centrali dovettero aumentare i tassi di interesse, i due asset si mossero nella stessa direzione, ossia al ribasso. Ciò mise in discussione il funzionamento del modello classico 60/40, che prevede una ripartizione di portafoglio del 60% in azioni e del 40% in obbligazioni.
La tecnica - così come ogni strategia che suddivide in una certa misura gli investimenti in azioni e obbligazioni - basa la sua valenza sul fatto che le obbligazioni facciano da tampone ai crolli del mercato azionario, perché in tali circostanze gli investitori ricorrono alla sicurezza del reddito fisso. La correlazione inversa è saltata tre anni fa, ma ora è tornata a esercitare il suo ruolo perfettamente e questa è una buona notizia.
In particolare per gli investitori prudenti che hanno mantenuto in portafoglio una certa dose di obbligazioni. Il "ritorno di una correlazione negativa tra titoli di Stato e asset rischiosi è uno sviluppo positivo", ha detto Fraser Lundie, responsabile del reddito fisso di Aviva Investors. Si è trattato di "un evento raro negli ultimi anni. È un segno che, anche in mezzo ai persistenti venti contrari del mercato, alcune relazioni tradizionali si stanno riaffermando", ha aggiunto.
Il secondo aspetto positivo attiene al debito pubblico americano. Dopo che Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti, erano sorte preoccupazioni sul fatto che la sua politica orientata al taglio delle tasse delle società senza contemporaneamente ridurre la spesa pubblica potesse comportare un allargamento del deficit.
Per un Paese fortemente indebitato come gli Stati Uniti, il rischio era di una situazione fuori controllo, con riflessi turbolenti nei mercati finanziari. Il calo dei rendimenti dei titoli di Stato diminuisce il costo del finanziamento per il Tesoro americano, rasserenando, almeno sotto questo punto di vista, gli investitori.