Il "giorno della liberazione" celebrato dal presidente degli Stati Uniti
Donald Trump in occasione dell'annuncio dei dazi si è trasformato nel
giorno del disastro per il dollaro USA, con il cambio
EUR/USD balzato ai massimi da sei mesi a 1,1146. Le misure tariffarie hanno traumatizzato i mercati finanziari. Trump ha stabilito prelievi minimi del 10% e
dazi reciproci del 20% per l'Europa, del 34% per la Cina e del 24% per il Giappone. Una vera carneficina, al di là delle più nere previsioni degli investitori.
Le aspettative ora sono che gli Stati Uniti possano scivolare in una pericolosa stagflazione, ossia una situazione in cui convivono scarsa o nulla crescita - o addirittura recessione - ed elevata inflazione. Questo perché l'escalation della guerra commerciale susseguente alle misure trumpiane potrebbe far crollare la vendita dei beni statunitensi all'estero, mentre il rincaro delle importazioni farebbe lievitare i prezzi interni.
I trader ora scontano quest'anno quattro rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, che a questo punto vorrebbe evitare il peggiore degli scenari. Tuttavia, la Banca centrale americana è combattuta se tagliare in maniera aggressiva correndo il rischio di una forte ripresa dell'inflazione oppure tenere alti i costi di finanziamento con il pericolo che l'economia statunitense affondi. In ogni caso, per il dollaro USA potrebbero essere dolori. Nel primo perché tassi più bassi ne diminuiscono il rendimento spostando gli investitori verso valute più remunerative; nel secondo in quanto una recessione fa diminuire la fiducia nei confronti della moneta nazionale.
Quanto all'euro, la situazione viene vista in maniera meno drammatica. Se non altro perché i piani miliardari di spesa della Germania (e forse dell'Europa) potrebbero rilanciare la crescita e consentire alla Banca centrale europea di non abbassare troppo i tassi di interesse. Tutto ciò, nonostante i dazi USA arrecheranno danni notevoli all'industria europea, specialmente sul fronte delle auto.
EUR/USD: attenzione massima ai dati sull'occupazione USA
L'EUR/USD è salito all'incirca di ben 10 figure dai minimi di febbraio di 1,0146 e in questo momento ci sono pochi segnali di un'inversione del trend. "Incertezza è la parola d'ordine del 2025, e se ora Trump e il Segretario al Tesoro Scott Bessent hanno mostrato una certa volontà di negoziare, le domande poste al mercato sono solo aumentate", ha scritto Chris Weston, responsabile della ricerca di Pepperstone, in una nota.
"La perdita di fiducia nel detenere dollari USA è evidente". Anche gli analisti di Deutsche Bank hanno avvertito di una crisi di fiducia che investe il dollaro USA in questo momento. "I principali cambiamenti nelle allocazioni dei flussi di capitale potrebbero prendere il sopravvento sui fondamentali e innescare movimenti valutari disordinati", hanno detto.
Intanto oggi l'attenzione sarà focalizzata su due eventi che potrebbero muovere le quotazioni dell'EUR/USD. Alle 14,30 ore italiane il Bureau of Labor Statistics renderà noti i dati sull'occupazione americana del mese di marzo. Gli analisti si aspettano 137 mila nuovi posti di lavoro, in calo rispetto ai 151 mila del mese di febbraio.
Un dato deludente potrebbe mettere ancora di più sotto pressione il biglietto verde poiché sarebbe un ulteriore segnale della difficoltà dell'economia a stelle e strisce. Poche ore dopo, i riflettori si sposteranno sul governatore della Fed, Jerome Powell, che terrà un discorso sulle prospettive economiche. Dalle sue parole si potranno captare indizi su come la Banca centrale abbia preso le decisioni di Trump sui dazi e sulle politiche monetarie che intende adottare di conseguenza.