Come per l'oro, il rally dell'
argento non si ferma e i prezzi raggiungono il
massimo storico sopra i 53 dollari l'oncia a Londra. Le quotazioni spot hanno superato il record del 1980 a circa 52,50 dollari, prendendo slancio da uno
short squeeze alla Borsa londinese che ha costretto i venditori allo scoperto a chiudere in fretta e furia le posizioni short.
A Londra si è creata una vera e propria crisi di liquidità, con gli operatori che sono andati in caccia di argento in tutto il mondo alimentando l'impennata dei prezzi senza precedenti a New York. Nelle ultime settimane, la domanda dall'India è esplosa riducendo l'offerta di lingotti disponibili, mentre si è scatenata una corsa per spostare il metallo negli Stati Uniti sulle preoccupazioni che potesse essere colpito dai dazi del presidente USA Donald Trump. Gli operatori infatti sono in ansia in vista dell'indagine della Sezione 232 dell'amministrazione statunitense sui minerali critici, tra i quali troviamo anche l'argento. Il rischio è che possano arrivare nuove tariffe sull'importazione.
La mancanza di liquidità a Londra ha fatto salire il premio rispetto al mercato americano la scorsa settimana fino a 3 dollari l'oncia, il che ha spinto alcuni commercianti a prenotare carichi su voli transatlantici per i lingotti d'argento in modo da trarre profitto dai prezzi più alti. Oggi il premio è scivolato fino a circa 1,6 dollari l'oncia.
Sono saliti alle stelle anche i tassi di locazione dell'argento nel mercato londinese, toccando oltre il 30% su base mensile venerdì scorso. Questo significa che gli short seller hanno davvero vita difficile se cercano di rinnovare la loro posizione, dovendo pagare un salasso per prendere in prestito il metallo.
Argento: trend irrefrenabile o correzione in vista?
Le ragioni di fondo che hanno guidato il rally dell'argento sono sostanzialmente le stesse che hanno mandato in orbita le quotazioni dell'oro. In sintesi, le tensioni di natura geopolitica, le preoccupazioni per il rallentamento dell'economia statunitense e il riemergere dell'inflazione, i timori di nuovi dazi e lo
shutdown hanno spinto gli investitori verso asset considerati
beni rifugio, tra i quali figura anche l'argento.
A tutto ciò si aggiunge la politica monetaria della Federal Reserve, che ha ripreso a tagliare i tassi di interesse. In tal caso, gli acquisti di argento sono dettati dal fatto che il metallo è un'attività non redditizia e quindi il costo opportunità della sua detenzione cala se i tassi sul mercato sono più bassi.
In questo momento è difficile immaginare un dietrofront dei prezzi dell'argento, vista la tendenza in atto. "Il mercato dell'argento è meno liquido e circa nove volte più piccolo di quello dell'oro, amplificando i movimenti dei prezzi", hanno scritto gli analisti di Goldman Sachs Group in una nota. Tuttavia, il rischio di una potente correzione esiste. "Senza un'offerta della Banca centrale per ancorare i prezzi dell'argento, anche un calo temporaneo dei flussi di investimento potrebbe innescare una correzione sproporzionata, in quanto allenterebbe anche la stretta di Londra che ha guidato gran parte del recente rally", hanno aggiunto.
Secondo Shyam Devani, senior technical strategist a Londra per CitiFX Technicals, invece "sembra che non ci siano buone ragioni per combattere le tendenze sia dell'oro che dell'argento". A suo avviso, "è diventato più chiaro che le tendenze hanno accelerato e probabilmente continueranno perché i problemi di fondo di governi deboli, posizioni di bilancio scadenti, confusione sulle politiche monetarie cospirano per spingere sia l'oro che l'argento più in alto".