Non ci sono grandi dubbi sulla tipologia di investimento obbligazionario che ha saputo navigare meglio nelle acque tormentate del rialzo dei tassi di interesse avviato dalle banche centrali nel 2022 con lo scopo dichiarato di contrastare l’inflazione.
L’investimento in bond a tassi variabili non è stato però solo il vincitore degli ultimi due anni, ma anche a distanza di un lustro dimostra di essere stata una scelta molto efficace.
Nell’articolo di oggi metterò a confronto due ETF che investono in obbligazioni corporate americane. Il primo iShares USD Floating Rate Bond replica un indice di soli bond a cedola variabile, il secondo iShares USD Corporate Bond replica un indice di bond a tasso fisso.
Il variabile vince anche a 5 anni
Con la Federal Reserve che sembra aver raggiunto il picco nella sua politica monetaria e che quindi da adesso in avanti probabilmente potrà solo abbassare il costo del denaro (i mercati stimano tra le quattro e le cinque volte), la scelta di spostare l’allocazione dai bond a tasso variabile verso quelli a tasso fisso potrebbe avere una sua logica.
In realtà, per chi vuole approcciare l’investimento a tasso fisso ma con un rischio di duration decrescente ci sono importanti novità di prodotto che consentono di adottare una strategia alternativa pur rimanendo sul tasso fisso.
Negli ultimi 3 anni l’investimento in ETF corporate a tasso fisso ha prodotto un risultato negativo di circa il 2%. L’investitore europeo che avesse invece deciso di affidarsi alle emissioni corporate a tasso variabile avrebbe incassato un generoso +21%.
iShares Floating Rate Bond ha naturalmente sfruttato la sua duration prossima allo zero per ridurre al minimo la sensibilità dei prezzi delle obbligazioni ai rialzi dei tassi, avvantaggiandosi allo stesso tempo di un generoso coupon in costante rivalutazione grazie all’aumento dei parametri di riferimento, solitamente i tassi monetari Libor a 3 mesi.
Variabile che vince anche a distanza di 5 anni con un paio di punti percentuali di rendimento di vantaggio confermando l’ovvio. In fase di rialzo dei tassi la miglior difesa è il tasso variabile.
Ma come detto poco fa ad un certo punto lo stesso rialzo dei tassi produce delle opportunità che l’investitore può cogliere. Sia in chiave speculativa con una duration di 6 (quindi ogni ribasso dei tassi di interesse produrrà una performance positiva di circa il 6%) che strategica, visto che il rendimento a scadenza incorporato in questo paniere di obbligazioni è ancora superiore al 5%.
Esiste però la possibilità per l’investitore di sfuggire dalla logica del rischio duration costante, acquistando prodotti sempre passivi, ma con scadenza come gli iBonds. Recentemente anche Xtrackers ha emesso prodotti simili (ne ho parlato in un articolo, ETF a scadenza: tra iShares e DWS la battaglia nei bond si infiamma) ma rimanendo nel mondo iShares si possono scegliere scadenze dal 2025 al 2028 per investire a tasso fisso con rendimenti di mercato ma rischio tasso in progressiva riduzione.
La scelta da tasso variabile a tasso fisso appare oggi una scelta opportuna per assicurarsi rendimenti interessanti anche quando i tassi di interesse scenderanno. Ovviamente il mercato può sbagliarsi e l’evento non prendere corpo. Per questo gli ETF con scadenza hanno una funzione di ulteriore protezione contro un contesto al momento non previsto dal mercato, ovvero nuovi rialzi nei tassi da parte della FED.