Chi poteva prevederlo: investire nella Borsa giapponese dopo 20 anni sarebbe stato più performante dell’investire nel listino cinese. Sconfessando una volta ancora chi continua a legare economia all’andamento delle Borse, due ETF nati nel 2004 ci dimostrano cosa è successo in termini di quotazioni sui mercati cinese e giapponese.
Per due decenni abbiamo ascoltato esperti e media celebrare le virtù dell’economia cinese e dell’Eldorado che ci attendeva come investitori. Negli stessi 20 anni il declino del Giappone è stato commentato in tutte le salse. Dalla demografia alla decadenza di un’industria votata all’export che avrebbe lasciato spazio alla ben più performante Cina.
Ebbene, dal 2004 a oggi un ETF iShares Msci Japan (linea blu) ha reso il 155%, mentre un ETF iShares China large cap (linea rossa) il 130%. Una lunga rincorsa che, come mostra chiaramente il grafico fonte justetf.com, ha formalizzato il sorpasso proprio negli ultimi mesi.
Un sorpasso clamoroso che sicuramente non si nutre di performance eccezionali, almeno considerando che stiamo trattando di investimenti azionari. Per l’ETF azionario che investe in Giappone il rendimento annuo composto è stato di appena il 5% annuo, mentre per l’ETF azionario che investe nelle grandi capitalizzazioni cinesi del 4,5% annuo. A peggiorare il profilo dell’investimento in Cina la volatilità annua. Il 27% dell’azionario Cina si contrappone al 20% dell’azionario Giappone.
Performance Borse Cina e Giappone: decisivi gli ultimi 5 anni
Il recupero è stato lento, ma l’accelerazione decisiva che ha colmato il gap è arrivata negli ultimi 5 anni. iShares Msci Japan ha raccolto una performance del 40%, mentre lato cinese il risultato è stato quello di un deprimente -35%. Il rapporto tra rendimento e rischio è stato tutto a favore dell’investimento giapponese con 0,4% per unità di rischio contro -0,3 dell’investimento in Cina.
Evidente quindi che non è l’economia a guidare i flussi di investimento, ma sono ben altre variabili. Utili aziendali, certezza del diritto, maturità del sistema finanziario, sicurezza dei mercati. Tutti elementi che il Giappone ha maturato nel tempo anche passando per lo scoppio di una devastante bolla speculativo immobiliare all’inizio degli anni 90. Maturità che non ha acquisito invece il mercato finanziario cinese punito sistematicamente da investitori istituzionali che non hanno nessuna intenzione di mettere a rischio i soldi dei propri clienti.
Il ventunesimo secolo forse sarà anche il secolo della Cina e della sua economia, ma per il momento il primo quarto di secolo si sta avviando verso una cocente delusione per chi sperava di fare soldi facili in borsa con le azioni cinesi. Oggi il mercato chiede rendimenti attesi più alti (vedi il CAPE a singola cifra) per essere invogliato ad acquistare azioni percepite come estremamente rischiose. Preferendo per ora il “decadente” Giappone.