Il mondo delle auto elettriche sembra aver arrestato, almeno in Borsa, la sua corsa. Inevitabile scenario dopo la corsa dirompente che aveva caratterizzato il 2020 e il 2021, ma per alcuni analisti segnali di una bolla che è scoppiata.
Prima di tutto bisogna dire che quando le bolle scoppiano i prezzi cadono in modo verticale mentre oggi, ad esempio, l’ETF iShares Electric Vehicles and Driving Technology naviga circa il 17% sotto i massimi. E poi le valutazioni. Lo stesso ETF (noto con il ticker ECAR) ha un rapporto prezzo utili di appena 13, altro che expensive, con il rapporto tra prezzo e valore di libro di 1,3.
D’accordo, qualcuno potrebbe sottolineare che tra i titoli principali dell’ETF ci sono molte società automobilistiche tradizionali. Ma anche andando sull’ETF di Global X Autonomous & Electric Vehicles il risultato non cambia. Rapporto prezzo utili di 15 e rapporto prezzo valore di libro di 1,7.
Auto Elettriche: perdite a due cifre per gli ETF di nicchia
Indubbiamente altri ETF di nicchia sempre coinvolti nel mondo della mobilità sostenibile e dell’auto elettrica hanno vissuto un anno decisamente negativo. Se Global X e iShares si portano a casa comunque un progresso, Kraneshares Electric Vehicles & Future Mobility e HANetf Electric Vehicle Charging Infrastructure hanno, ad esempio, subito perdite in doppia cifra.
Probabilmente la natura ibrida dei due ETF di punta del settore auto elettriche presenti in questo momento sul mercato li ha protetti da una fase di ridimensionamento di numerose small e mid cap. Il comparto deve fare i conti con aspettative di aumento dei ricavi e quindi degli utili più lunghi delle previsioni. La conversione del parco auto da termico a elettrico non sarà questione di pochi anni come pronosticava un po' allegramente qualche analista solo poco tempo fa.
La scarsa offerta di auto elettriche sotto i 25 milia euro di prezzo certificata da una recente indagine europea mette alle corde una strategia che non può ovviamente solo contare sulla fascia alta di gamma. La stessa Toyota ha recentemente annunciato che continuerà a portare avanti la sua strategia sull’ibrido senza svoltare verso l’elettrico. Alla scarsa offerta sull’elettrico a prezzo popolare si sommano poi incentivi in fase di esaurimento in diversi stati (ad esempio l’Olanda), questo per fronteggiare politiche di bilancio che dovranno puntare altrove in momenti di economia non così esuberante causa rialzo dei tassi.
Tornando agli ETF che replicano indici legati al mondo dell’auto elettrica, non sfugge la presenza nella top ten delle società di nomi come Stellantis, Honda, Kia, Toyota e ovviamente Tesla, ma anche Alphabet, Nvidia e Intel.
L’ETF di iShares dal lancio raccoglie una performance di quasi il 50% con un peso per Paese più diversificato rispetto ad altri ETF tematici globali. Gli Stati Uniti occupano infatti “solo” il 26%, seguiti da Giappone (17%), Corea del Sud (13%) e Germania (8%). Decisamente più US oriented l’ETF di Global X con il 55% di USA, seguiti a grande distanza da Giappone (10%) e Cina (5%).
Il grafico dell’ETF ECAR di iShares dimostra che da due anni a questa parte le quotazioni sono entrate in una sorta di trading range privo di direzione.
Lo stesso mercato sta cercando di capire se dovrà considerare l’industria dell’auto come un’appendice dell’IT oppure un settore a sé stante fondamentale per le sorti di alcune economie nazionali come accadeva all’inizio del secolo. Certamente non si può parlare di bolla speculativa dell’elettrico scoppiata in borsa visto che non esistono strumenti gestiti attivi e passivi che hanno dato dimostrazione di ciò. Pausa di riflessione sarebbero le parole giuste da usare.