In un mercato azionario nel quale i multipli di certi indici prezzano a livelli stellari (vedi la Borsa americana), stupisce la Borsa inglese che al momento offre quotazioni non certamente care. Un motivo sottostante c’è e lo capiremo fra poco. Quello che è certo è che uno degli indici di Borsa più anziani al mondo, il FTSE 100, non può essere messo nella colonna delle Borse con scarse aspettative di rendimento futuro.
FTSE 100: multipli meno cari e alto divend yield
Se ci concentriamo solamente sul mercato europeo, l’attuale rapporto prezzo/utili del FTSE 100 di 18 lo pone in linea con la Borsa italiana e quella spagnola. Ma è guardando gli utili attesi a 12 mesi che il P/E scende ad un livello molto interessante di 12,5. Piazza Affari viaggia a 13, quella spagnola a 16.
Ma non finisce qui visto che il dividend yield, ovvero il rapporto tra dividendi e prezzi, è il più attraente del lotto europeo. Un generoso 3,8% annuo contro il 3,2% della Borsa italiana e il 2,1% dell’Eurostoxx50.
Ma perché la Borsa inglese FTSE100 mostra valori da saldo? In realtà entrando nelle pieghe dell’indice capiamo meglio le motivazioni. Il 36% dei titoli che compongono l’indice vantano un P/E inferiore addirittura a 10. Stiamo parlando di banche, società petrolifere e minerarie i cui multipli rimangono schiacciati verso il basso abbassando la media generale.
Naturalmente anche la variabile cambio ha la sua importanza quando si investe in Borse fuori dall’area euro. Visto il relativo equilibrio raggiunto dal Pound dopo la formalizzazione della Brexit, questo dovrebbe essere un problema minore.
FTSE 100: investire sulla Borsa inglese con gli ETF
Per chi volesse investire sulla borsa inglese Vanguard e iShares offrono due ETF con costi tra i più bassi dell’intero mercato. L’emittente controllato da BlackRock vanta spese correnti addirittura dello 0,07% all’anno, Vanguard si ferma due punti base sopra (0,09%).
Imponenti le masse in gestione con iShares, che superano i 10 miliardi di euro. Non esiste quindi un problema di liquidità e nemmeno di tracking difference. Se vogliamo annotare una caratteristica peculiare di entrambe i prodotti è che sono a distribuzione del dividendo, proprio per l’appeal che esercita sull’investitore il parametro di dividend yield.
Gli ETF mostrano una concentrazione notevole di peso nei primi 10 titoli. Il 40% del portafoglio è coperto infatti dai top 10 tra i quali spiccano al primo posto AstraZeneca, Unilever, Diageo e Hsbc. Finanziari e beni di largo consumo rappresentano i due settori più pesanti con il 17% di peso seguiti dai materials con il 14%. Il discorso fatto in precedenza sui multipli che ritorna.
La Borsa inglese (e gli ETF che la rappresentano) può perciò rappresentare in questo momento storico un indice interessante per chi investe in ottica di lungo periodo ed è alla ricerca di valutazioni attraenti. L’indice FTSE 100 prezzava attorno ai 7.000 punti anche nel 2000 e nel 2007 e quindi siamo ai livelli di 20 anni fa. Un trading range che potrebbe ad un certo punto terminare, augurandosi ovviamente con un movimento dei prezzi verso l’alto.