Il panorama degli ETF obbligazionari si è arricchito negli ultimi anni di nuovi strumenti alternativi ai tradizionali titoli di stato o corporate investment grade, spingendosi più avanti rispetto alle classi più speculative come obbligazioni high yield e emergenti. Stiamo parlando di quelle obbligazioni ibride o subordinate che offrono rendimenti potenzialmente più elevati a fronte di rischi naturalmente consistenti. Il fatto che l’investitore con questi strumenti risulta essere uno degli ultimi ad essere soddisfatto sui crediti contratti verso un emittente entrato in default deve essere tenuto in debita considerazione.
Soprattutto Invesco come emittente è stato molto attivo nel corso degli anni nel fornire strumenti obbligazionari alternativi gestiti vestiti da ETF, ma negli ultimi tempi anche WisdomTree ha fatto il suo ingresso in un’arena non troppo affollata e caratterizzata da masse amministrate non elevatissime. La complessità degli strumenti è alta e l’illiquidità degli stessi durante le crisi finanziarie può essere un fattore importante soprattutto se consideriamo questi bond un qualcosa che sta tra l’azionario e l’obbligazionario. E in alcuni casi è proprio questa la vera natura dello strumento.
ETF obbligazionari alternativi: l'offerta
Partiamo da quegli ETF che Invesco chiama AT1 Capital Bond. Strumenti che hanno anche la capitalizzazione di mercato maggiore e che investono nei cosiddetti Co-co bond. Su investire.biz trovate un articolo che spiega molto bene come funzionano queste obbligazioni. Un Contingent Convertible Bond è un'obbligazione a tasso fisso emessa da una banca, che ha la caratteristica di poter essere convertita in azioni dell'emittente se si presentano determinati eventi. In tal caso quindi l'obbligazionista diventerebbe azionista, partecipando al capitale di rischio dell'istituto.
Invesco offre l’opportunità di investire in questi strumenti ad alto rendimento sia nella versione a cambio aperto (le emissioni sono in qualsiasi valuta) che coperto e nella versione a distribuzione dei dividendi. Anche WisdomTree come detto offre uno strumento che investe in questo tipo di obbligazioni speculative dove il rating, per almeno la metà del portafoglio, è sotto l’investment grade. All’interno di questi ETF sono applicate ponderazioni per emittente per evitare eccessive concentrazioni di rischio.
Sempre Invesco ha in quotazione l’ETF Preferred shares che investe in obbligazioni perpetue e subordinate emesse negli Stati Uniti. Obbligazioni prevalentemente di natura finanziaria con una quota parte di rating non investment grade anche in questo caso capaci di offrire rendimenti elevati a fronte di rischi da non sottovalutare vista la gerarchi nel rimborso di questi titoli in caso di default. JpMorgan, Wells Fargo, Citigroup rappresentano i primi emittenti in un portafoglio che ha rendimenti stimati a scadenza superiore al 7% alla data del 10 novembre. Anche in questo caso è presente la versione a cambio coperto dell’ETF.
Infine esistono ETF che investono sui bond ibridi, ovvero obbligazioni non finanziarie in euro con caratteristiche di tasso fixed to float, ovvero che dall’emissione a tasso fisso possono passare ad un’indicizzazione a tasso variabile. Ammessa l’opzione inversa che prevede un passaggio della cedola da variabile a fissa. Anche in questo caso quasi la metà delle emissioni hanno rating inferiore all’investment grade con una prevalenza di titoli industriali e utility. Presenti dei cap per emittente per garantire adeguata diversificazione. Per la loro natura subordinata i rendimenti a scadenza offerti da questi strumenti superano il 7%.
Quelli che abbiamo visto sono strumenti obbligazionari che possiamo considerare certamente ancora più rischiosi delle obbligazioni high yield come confermano le perdite più ampie raccolte da questi bond nel corso del 2022. La natura spesso subordinata o ibrida degli strumenti obbligazioni contenuti in questo ETF rende ancora più impattante il rischio di insolvenza degli emittenti e questo si riflette naturalmente in maggiori rendimenti attesi. ETF che possono certamente trovare spazio in piccole porzioni di portafogli obbligazionari tenendo però bene presenti rischi e volatilità.