Esiste un settore che ancora oggi si sta leccando le ferite dello scoppio della bolla dot com dell’ormai lontano 2000 (Bolla Dot-com: storia del sogno infranto del nuovo mercato). Il settore è quello delle telecomunicazioni che ad inizio secolo arrivò a quotare 5 volte il valore attuale di un indice che dal 2001 a oggi non è più riuscito ad uscire da un trading range che senza nessuna remora si può definire secolare. Se questa è una forma di lunghissima accumulazione lo si potrà scoprire solo nel momento in cui l’indice riuscirà a valicare il doppio massimo del 2015 e del 2007.
La recente vicenda che ha coinvolto l’italiana TIM con Poste Italiane, diventata il maggiore azionista in seguito all’incremento della quota di partecipazione al 24,8%, rimette al centro dell’attenzione un settore tipicamente grande generatore di cash flow, ma che i maxi investimenti di inizio secolo hanno penalizzato sotto il peso di debiti imponenti che solo una politica di tassi di interesse ridotti ai minimi termini e vari interventi statali hanno salvato da una crisi senza precedenti.
Con l’esplosione del traffico dati e la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale l’attenzione sembra essere ritornata sul settore telecom e soprattutto infrastrutture e reti, settore oggi ben rappresentato da diversi ETF che investono sulle azioni europee.
Settore TLC: investire con gli ETF
iShares STOXX Europe 600 Telecommunications è uno storico ETF lanciato nel 2001 in pieno scoppio della bolla tecnologica. Da allora le masse amministrate dello strumento si sono gradualmente prosciugate lasciando in eredità una capitalizzazione di poco più di 100 milioni di euro. Lo strumento è a replica fisica e soprattutto molto concentrato.
Sono appena 18 le società presenti nel portafoglio dell’ETF con una ripartizione geografica che si divide tra Germania (31%), Svezia, Spagna, Finlandia e UK, tutte con pesi attorno al 10%.
La Germania è quasi esclusivamente rappresentata da Deutsche Telecom, il colosso delle telecomunicazioni presente a livello internazionale e che naturalmente influisce nel bene o nel male nelle quotazioni dell’ETF. Seguono azioni i cui nomi sono ben conosciuti a chi partecipò a quel folle momento di borsa come Nokia, Ericsson, Orange, Vodafone e Telefonica.
Per quello che riguarda le valutazioni del settore, oggi il rapporto prezzo utili sembra essere in una specie di terra neutrale con un valore di 17, mentre il rapporto tra prezzo e valore di libro si posiziona attorno a 1,5. Anche il dividend yield storicamente elevato, oggi si mantiene ad un più moderato 2,5%.

Graficamente l’indice europeo di settore ha appena formalizzato un break rialzista che produrrà i suoi benefici effetti nei prossimi mesi. I massimi del 2015 sembrano essere un obiettivo alla portata del settore. A quel punto si potranno comprendere le reali ambizioni delle telecom europee oggi protagoniste di una nuova giovinezza.