Due nuove quotazioni di ETF dedicati al mercato azionario indiano mi permettono di riaccendere i riflettori su un mercato di cui mi ero occupato circa 3 mesi fa con questo articolo dedicato al lancio di ETF attivi sulla Borsa indiana (Arriva l'ETF attivo sulla Borsa indiana).
Stavolta il protagonista è UBS che, per sfuggire alla doppia tassazione di utili, ha ideato due ETF a replica sintetica, UBS MSCI India e UBS MSCI India Universal.
La differenza tra i due ETF oltre ai costi, 0,15% per il primo e 0,35% per il secondo, sta nella natura sostenibile dell'Universal, che ricopre l’indice MSCI India Universal Low Carbon Select 5% Issuer Capped index, un ETF dove l’impronta sostenibile è ovviamente prioritaria.
Tornando al classico Msci India, la scelta di UBS di puntare su un ETF a replica sintetica come hanno fatto in passato altri gestori come Xtrackers e Amundi, si spiega con l’opportunità di evitare la doppia tassazione del capital gain realizzato sulle azioni indiane, il 15% dei profitti per titoli detenuti per meno di 1 anno e il 10% per posizioni superiori all’anno. Un costo che l’investitore europeo può evitare appunto con uno strumento basato su contratti swap a replica sintetica.
UBS entra quindi in un’arena dove troverà due storici prodotti di Amundi e Xtrackers presenti sul mercato rispettivamente dal 2006 e dal 2010.
ETF India: iouiuio
Indi, il ticker dell’ETF di Amundi, dal lancio nel 2006 ha moltiplicato per 2 il suo valore per un rendimento annuo composto del 5,5% e una volatilità del 20%.
Un rendimento allineato a quello degli ultimi 3 anni con la debolezza della rupia fresca reduce dei nuovi minimi storici a frenare il progresso soprattutto nell’ultimo anno visto che il bilancio che ancora registra un segno meno.
Negli ultimi 10 anni l’indice Msci in valuta locale (Inr) ha registrato una crescita del 13,2% su base annua che si ridimensiona in euro a +8,9%. La rupia ha agito da zavorra piuttosto pesante. Meglio comunque dell’indice generale emergente che nello stesso arco di tempo ha collezionato un progresso del 7,2%.
Il settore finanziario risulta dominante con un peso del 30% seguito da consumi discrezionali (13%) e industriali e tecnologia (9%). Le società che compongono l’indice sono 160 con le top 10 che pesano per il 38%. Solo tre le aziende che coprono una quota superiore al 5%, Hdfc Bank, Reliance Industries, Icici Bank.
In termini di stile, l’indice indiano presenta una spiccata dominanza del fattore low volatility, mentre momentum e size sono sottopesati. Infine i multipli; il rapporto prezzo utili di 26 è superiore al 17 dell’indice emergente generico.

Un’occhiata al grafico ci può aiutare a capire la dinamica dell’ETF di Amundi. Il test della media mobile ad aprile 2025 e di nuovo qualche settimana fa in seguito all’inasprimento dei dazi verso Dehli, da una parte evidenzia l’importanza di questo livello e l’opportunità di entrare già ora, dall’altra però il rischio che una frattura ribassista porterebbe sull’intero bull market cominciato in era Covid.
Sarà decisivo il comportamento di queste ultime settimane dell’anno per comprendere quanto solida è la potenziale fase di accumulazione in corso. Da seguire.