Il lancio del primo ETF su Bitcoin negli Stati Uniti nel mese appena trascorso ha letteralmente infiammato l'entusiasmo degli investitori, che si sono catapultati ad acquistare l'asset sul mercato. Nei primi 2 giorni di quotazione il ProShares Bitcoin Strategy ha accumulato 1 miliardo di dollari, come mai era successo per un ETF.
Allo stesso tempo il prezzo spot del sottostante raggiungeva un nuovo record storico a 66.967 dollari, polverizzando quello precedente del mese di aprile 2021 a 64.778 dollari. Successivamente è sbarcato in Borsa anche l'ETF Bitcoin future di Valkyrie Investments e con ogni probabilità altri ne seguiranno nei prossimi mesi.
Questa potrebbe essere l'occasione per gli USA di recuperare terreno rispetto soprattutto a Canada ed Europa, dove da un pezzo vi sono diversi prodotti che seguono sia il prezzo spot che quello future della principale criptovaluta.
ETF Bitcoin: 3 svantaggi dalla detenzione dell'asset
L'euforia generale rischia di essere contagiosa, ma non è tutto grasso che cola. Bisogna tenere presente che gli ETF appena approvati dalla Securities and Exchange Commission non ricalcano il prezzo spot del sottostante, bensì il suo future. Questo crea almeno 3 svantaggi, come di seguito elencato:
Costi di rolling
I futures su Bitcoin in pratica bloccano il prezzo del sottostante per i mesi successivi, ma quando il contratto giunge a scadenza deve essere rinnovato. Questo comporta costi di transazione e commissioni di gestione per migliaia di contratti che escono ed entrano nell'ETF. La logica conseguenza è che tali oneri vanno a pesare sulla performance del fondo, manifestando una certa differenza di prezzo rispetto al valore di Bitcoin in un dato momento.
Ad esempio, negli ultimi 10 anni l'ETF sui futures del petrolio, United States Oil Fund, ha avuto una sottoperformance rispetto al prezzo del WTI addirittura del 70%. La discrepanza tra prezzo future e prezzo spot si può fare ancora più marcata con l'aumento della volatilità, che fa aumentare i costi.
Effetto contango
Una vera spada di Damocle che pesa sul rendimento degli ETF che hanno come sottostante i future è l'effetto contango. In sostanza, quando i contratti giungono a scadenza vengono rinnovati molto spesso a un prezzo maggiore in confronto a quello di chiusura, proprio perché solitamente le scadenze più lunghe presentano prezzi più alti.
Per l'ETF sul Bitcoin questo può essere più evidente per un fatto: la quota massima di contratti che un'azienda può detenere è di 4.000 per le posizioni a breve. Ciò significa che quando arriva alla soglia deve acquistare pezzi a scadenza più lunga, liquidando quelli a scadenza più breve. Il rischio è quindi di vendere a prezzo basso e di acquistare a prezzo alto, materializzandosi l'effetto contango. Alcune stime settoriali hanno valutato che ciò inciderà per il 5-10% sulla perfomance annua dell'ETF.
I fork della rete
Gli ETF di criptovalute potrebbero trovarsi di fronte al problema dei fork della rete, ovverosia degli aggiornamenti del software che fa funzionare la tecnologia. Gli sviluppatori non sono tutti d'accordo su come la blockchain dovrebbe essere gestita al riguardo e questo potrebbe creare una differenza di prezzo tra chi userà un software più recente e chi invece si affiderà a una versione precedente.
In passato Bitcoin ha subito diverse operazioni di fork e questo non è di buon auspicio. Molti ritengono che tali problemi potrebbero essere attenuati quando la SEC approverà ETF che hanno come sottostante i Bitcoin e non i future sugli stessi.