Dopo che le autorità statunitensi hanno precisato che le tariffe a carico del “made in China” sono del 145%, 125% come misura di ritorsione più un altro 20% legato al Fentanyl, il Ministero delle Finanze cinese ha aumentato i dazi sui prodotti in arrivo dagli USA dall'84 al 125 per cento.
Pechino ha inoltre fatto sapere che non parteciperà ad ulteriori aste al rialzo. "Dato che, al livello attuale dei dazi, non c'è alcuna accettazione del mercato per le merci statunitensi esportate in Cina, se gli Stati Uniti continuano a imporre dazi sulle merci cinesi esportate negli Stati Uniti, la Cina li ignorerà", ha dichiarato il Ministero delle Finanze (Guerra Commerciale: il piano della Cina per vincere contro gli USA).
Dopo i cali di ieri, il Dow Jones ha segnato un -2,5%, lo S&P 500 ha perso il 3,46% ed il Nasdaq ha lasciato sul campo il 4,31%, a due ore dall’avvio delle contrattazioni i future quotano in positivo (+0,41%, +0,57% e +0,61% rispettivamente).
Quindi, ricapitolando, al momento è in vigore un dazio del 145% su tutte le merci provenienti dalla Cina, un +25% su alluminio, automobili e merci in arrivo da Canada e Messico non rientranti nell’accordo USMCA ed un’imposta del 10% su tutte le altre importazioni.
Il "livello tariffario più basso rappresenta un grosso problema e la scadenza a tre mesi non offre alcuna certezza per consumatori, imprese e investitori", ha affermato Jed Ellerbroek, gestore di portafoglio di Argent Capital Management. "Questa serie di politiche lascerà gli Stati Uniti con un'inflazione più elevata, una crescita economica inferiore e un mercato azionario frustrato".
Intanto il dollaro quota sui minimi da due anni. "Il dollaro e i titoli del Tesoro sembrano barche vaganti: un minuto sballottati dalla volatilità azionaria, quello dopo trascinati a fondo dal caos dei basis swap. Al momento non c'è un'ancora di salvezza, ed entrambi rimangono vulnerabili a ulteriori vendite", ha commentato Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management.
Dopo le indicazioni sotto le stime arrivate ieri dall’inflazione, tra un’ora sarà la volta dei prezzi alla produzione mentre poco dopo l’avvio delle contrattazioni focus sull’indice preliminare che misura la fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan.
Wall Street Oggi: parte la nuova Earning Season
Vediamo quali sono le azioni da tenere d’occhio a Wall Street nella seduta dell’11 aprile 2025.
- Prima dell’avvio degli scambi, JP Morgan, Morgan Stanley e Wells Fargo alzeranno il velo sui conti. Nel pre-mercato le tre azioni segnano un +1,9%, un +1,1% ed un -0,35% (Trimestrali USA: si parte con JPM, Morgan Stanley e Wells Fargo).
- La situazione-dazi resta particolarmente difficile per Apple, che produce la maggior parte dei suoi device in Cina. Il titolo AAPL prima dell’avvio segna un +0,9%.
- Nvidia è un’altra vittima eccellente dei dazi (+1,25% per NVDA prima dell’avvio). Dopo il +19% di mercoledì ieri le azioni hanno chiuso con un -5,91%. Oltre che dalle tariffe, il produttore di chip deve guardarsi dal fatto che alcuni dei suoi principali clienti continuano a segnalare l’intenzione di ridurre la loro dipendenza dalla società di Santa Clara.
"L'intelligenza artificiale non deve essere costosa come lo è oggi, e non lo sarà nemmeno in futuro", si legge nella lettera agli azionisti scritta dal CEO di Amazon, Andy Jassy. "I chip sono i principali responsabili. La maggior parte dell'intelligenza artificiale fino ad oggi è stata sviluppata da un unico fornitore di chip".
Amazon sta sviluppando la propria risposta a Nvidia con una famiglia di chip in silicio personalizzati chiamata Amazon Trainium. Tuttavia, continua a essere un importante cliente per l'hardware Nvidia. Google qualche giorno fa ha annunciato che la sua unità di elaborazione tensoriale (TPU) di settima generazione, chiamata Ironwood, sarà disponibile per i clienti cloud alla fine del 2025.
- Il produttore di periferiche Logitech prima dell’avvio segna un rosso dello 0,5%: dopo aver ribadito le sue previsioni di fatturato netto per l'anno fiscale 2025 tra 4,54 e 4,57 miliardi di dollari, la società ha ritirato le previsioni sul 2026 "data la continua incertezza del contesto tariffario".