Su un FTSE Mib che ha iniziato la nuova ottava all’insegna della debolezza (-0,3% a 33.550 punti a circa un paio d’ore dall’avvio degli scambi), le azioni Telecom Italia salgono del 3,3% a 0,24 euro facendo segnare la performance migliore.
Se il paniere delle blue chip paga pegno al rialzo innescato venerdì dalle parole di Jerome Powell, il n.1 della Federal Reserve da Jackson Hole ha sostanzialmente confermato che la Fed è pronta a tagliare i tassi di interesse a settembre, il titolo TIM capitalizza le indiscrezioni riportate sabato scorso dal Corriere della Sera.
Azioni TIM: Costamagna al lavoro per formare una cordata
Quando non si è ancora spenta l’eco della vendita della rete al consorzio guidato da KKR, Telecom Italia si trova nuovamente sotto i riflettori: per la testata milanese l’ex presidente della CDP Claudio Costamagna starebbe lavorando per formare una cordata di investitori potenzialmente interessati alla quota di Vivendi nel gruppo telefonico.
A livello pratico, l’operazione sarebbe basata su una società veicolo che in una fase iniziale acquisirebbe una quota del 6-7% di Telecom Italia detenuto da Vivendi per circa 500 milioni di euro (ad un valore quasi doppio rispetto agli attuali prezzi). Successivamente, il veicolo acquisirebbe altri blocchi delle azioni TIM dalla società francese che, con il 23,75% del capitale, è attualmente il primo azionista (Telecom Italia: ecco come è composto l’azionariato della società).
Oltre a Costamagna, che vanta una profonda conoscenza della questione visto che la Cassa detiene il 9,8% del capitale del big delle tlc, della partita farebbe parte anche Andrea Pezzi, già consulente del gruppo francese in Italia.
Anche se dai diretti interessati sono arrivate smentite, il Corriere si spinge a stimare che della cordata farebbero parte il private equity francese Tikehau ed inviti sarebbero stati inviati alla statunitense Blackstone e ad altre istituzioni finanziarie.
Vivendi non ha mai fatto mistero di considerare conclusa la sua esperienza da azionista di TIM e, alle giuste condizioni, sembrerebbe proprio in attesa di offerte funzionali all’uscita dal capitale.
“Lo schema indicato ha un senso, ma, come dice l’articolo stesso, sembra una proposta molto preliminare (alla stregua di molte altre che sono sicuramente allo studio da parte delle banche d’affari), non avendo ancora individuato i potenziali compratori, sondato l’interesse del venditore e il supporto politico al progetto e definito la strategia di valorizzazione”, hanno evidenziato gli analisti di Equita.
Ci sarebbe poi il nodo rappresentato dall’ottenimento del nullaosta ai fini golden power da parte del governo italiano.
Le ragioni dell’operazione
Finora, chi si è avvicinato al dossier Telecom Italia lo ha fatto partendo dall’assunto che le diverse parti del gruppo valgano più del totale. Di conseguenza, si è sempre ragionato sull’ipotesi di quello smembramento che rappresenta l’antitesi delle linee guida del piano portato avanti dal Ceo Pietro Labriola, convinto di poter rilanciare il gruppo TIM nella sua interezza.
“Nell’immediato, con la cessione di NetCo, TIM ha già raggiunto un livello di leva ottimale (=2x EBITDAaL a fine 2024) e, in questo contesto, potrebbe essere più sensato continuare a valorizzare gli asset rimanenti con una strategia di crescita organica e per linee esterne, come prospettato dall’attuale piano Free-To-Run”, riporta Websim, che sulle azioni TIM ha una valutazione “molto interessante” con target a 0,38 euro (upside potenziale di quasi il 60%).
Un’uscita di Vivendi sarebbe anche funzionale alla conversione delle risparmio in ordinarie, visto che alcuni anni fa l'astensione di Vivendi fu determinante per lo stop all'operazione. “L’uscita di VIV - continua Websim - potrebbe, infatti, facilitare la conversione dei titoli di risparmio in azioni ordinarie, venendo meno la minoranza di blocco esercitata dai francesi nell’assemblea straordinaria chiamata ad approvare l’operazione”.