I Green Bond sono obbligazioni legate all'economia verde, ideate per la prima volta da Aldo Romani, attuale consigliere di direzione e responsabile dei finanziamenti in euro della Banca Europea degli Investimenti. In sostanza si tratta di titoli che hanno lo scopo di finanziare progetti a livello ambientale, mirati alla salvaguardia del clima.
L'importanza di questo strumento assume ancora più rilevanza in questo periodo in cui tutti i Paesi a livello mondiale stanno affrontando l'emergenza Covic-19 e, in ragione di questo, hanno architettato grandi progetti di lungo periodo sull'ecosostenibilità.
Green Bond: le quattro caratteristiche principali
Per ora non esistono degli standard globalmente riconosciuti per sigillare un'obbligazione come verde. Però l'International Capital Market Association ha emanato delle linee guida che illustrano quattro caratteristiche essenziali che differenziano i Green Bond dalle altre obbligazioni:
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la valutazione e la selezione del progetto da finanziare
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l'identificazione della destinazione dei proventi che derivano dall'emissione, con trasferimento del denaro in un conto vincolato, in un portafoglio specifico e tracciato dall'emittente
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la rendicontazione almeno una volta l'anno riguardo come i proventi vengono utilizzati per i progetti
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la revisione esterna da parte di un certificatore obiettivo
Affinché si possa parlare di Green Bond, su quest'ultimo punto anche Borsa Italiana richiede la certificazione da parte di un soggetto terzo indipendente. Costui deve dichiarare ammissibile il progetto per cui vengono destinati i fondi e fornire puntualmente ogni anno informazioni sullo stato del progetto stesso.
Oltre le linee guida, l'ICMA dà anche alcune indicazioni a scopo esemplificativo su quali siano i temi che rientrano nei progetti finanziabili. Lo sforamento da tali argomenti però non comporta per l'emittente alcuna sanzione, ma solo una perdita di credibilità nei confronti del pubblico degli investitori.
Verso la fine del 2019 la Commissione Europea ha stabilito degli standard sui Green Bond nell'ambito del piano di investimenti del Green Deal Europeo. Rispetto ai criteri stabiliti dall'ICMA vi è l'introduzione di un albo dei certificatori che sarà gestito dall'ESMA, che è l'ente di regolamentazione dei mercati finanziari in Europa.
Green Bond: le origini
La prima ad aver lanciato i Green Bond è stata proprio la BEI il 4 luglio del 2007, seguita l'anno successivo dalla Banca Mondiale. In quest'ultimo caso è stata decisiva la pressione da parte di alcuni fondi pensione svedesi che volevano investire sul clima ma non sapevano quali strumenti finanziari adottare per impiegare il proprio denaro. Essendo che la Banca Mondiale aveva già in programma di finanziare dei progetti legati all'ambiente, si è trovata un'assonanza tra le due esigenze.
Fino al 2013 i due organismi sovranazionali sono stati gli unici a emettere obbligazioni verdi, fin quando sono arrivati sul mercato l'ente di Stato francese EDF, l'ex società immobiliare svedese Vasakronan e Bank of America. La grande partecipazione da parte degli investitori ha convinto le aziende a lanciarsi sul mercato delle obbligazioni ecosostenibili, così anche in Italia si è visto nel 2014 il primo Green Bond, emesso dalla società emiliana Hera, per una cifra di 500 milioni di euro.
Green Bond: l'Accordo di Parigi e il boom
Il punto di svolta vero e proprio è avvenuto il 12 dicembre 2015 quando 196 Stati hanno firmato a Le Bourget, vicino Parigi, un accordo con il quale i vari Paesi partecipanti si impegnavano a mantenere l'aumento delle temperature medie sotto i 2 gradi centigradi entro il 2030. Questo doveva essere realizzato attraverso corposi investimenti volti alla riduzione di emissione di gas serra.
Come logica conseguenza si è verificato nell'arco di un anno un autentico boom di emissioni di Green Bond, con 97 miliardi offerti in più rispetto al 2015. In questo la Cina è stato il Paese che ha contribuito di più con circa 32 miliardi di emissioni. Il primo Green Bond di Stato però è stato emesso dalla Polonia, nel dicembre 2016 per 750 milioni di euro. Pochi mesi dopo la Francia ha sbancato il mercato piazzando un Oat da 7 miliardi iniziali, che sono diventati 22 miliardi quando le richieste degli investitori istituzionali sono sopraggiunte in una misura impressionante.
Successivamente sono arrivate le emissioni di Irlanda, Belgio e Olanda. Oggi le emissioni complessive a livello mondiale sfiorano i 600 miliardi di euro. Tuttavia se si fa un raffronto con il volume complessivo del mercato obbligazionario, che raggiunge circa 115 mila miliardi di euro, si evince come la componente verde dei bond rappresenta solamente una piccolissima parte. Questo significa che, con i programmi a livello governativo per i prossimi anni, il potenziale è ampio ma ancora non è sfruttato a dovere.
Green Bond: la situazione in Italia
In Italia si attende ancora il primo Green Bond nazionale ma, dopo Hera, istituti privati come ENEL, Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato, Cassa Depositi e Prestiti e Terna hanno fatto negli anni la loro parte. Il mercato italiano rappresenta meno del 4% del totale, meno di un terzo rispetto alla Francia e meno della metà in confronto agli Stati Uniti.
Complice la pandemia da Coronavirus, le cose comunque sono cambiate sensibilmente. Il Recovery Fund prevede la destinazione del 30% delle risorse in progetti di green economy. Questo per l'Italia vuol dire elaborare in proposito un piano da 60 miliardi di euro. I settori interessati sono fondamentalmente 6:
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le energie rinnovabil
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l risparmio energetico
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i trasporti con bassa emissione di carbonio
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l'economia circolare
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la biodiversità
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e la ricerca in tutti questi ambiti
Ecco che nei primi mesi del 2021 il nostro Paese potrebbe partorire il primo BTP verde, le cui caratteristiche presumibilmente verranno rese note prima della chiusura dell'anno in corso.