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Enel: origine, storia e sviluppo della società energetica

07 nov 2020 - 09:00

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Numero 1 per capitalizzazione di Borsa in Italia, ecco la storia dalle origini di ENEL: da ente pubblico a multinazionale presente in oltre 30 Paesi. Vediamolo insieme

Enel S.p.A. è l'acronimo di Ente nazionale per l'energia elettrica e oggi rappresenta una delle principali aziende italiane nel settore energetico, nonché l'87ma al mondo per fatturato. La società è partecipata per il 23,6% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze che, allo stato attuale, rappresenta il principale azionista dell'azienda.

Il gruppo è guidato da Francesco Starace e vanta una capitalizzazione di Borsa di 71,31 miliardi di euro, che la fa la prima in Europa tra le utility. Ma ripercorriamo la storia dell'azienda di Stato dalla sua costituzione fino ai giorni nostri.

 

Enel: origini

Enel fu istituita con la legge n.1643 del 6 dicembre 1962, con lo scopo di unificare il sistema elettrico nazionale, fino ad allora frammentato.

Con la sua costituzione, la società elettrica infatti accorpò la gran parte delle aziende in quel momento attive nella produzione e distribuzione di energia. Queste furono: la SIP operante in Piemonte, la Edison Volta attiva in Lombardia, la SADE in Veneto, la SEEE in Emilia Romagna, la OEG in Liguria, la SELT-Valdarno in Toscana, la SRE nel Lazio, la SME in Campania, la SGES in Sicilia, la Carbosarda in Sardegna e la SEC in Calabria.

Tali società furono indennizzate attraverso il pagamento dei creditori a 10 anni al tasso del 5,5%. Nel 1963 ebbe inizio ufficialmente l'attività di Enel, dopo aver trasferito tutti i costi e gli utili delle compagnie acquisite.

 

Enel: i primi anni d'attività

Già dai primi passi della sua attività, l'ente di Stato si direzionò verso lo sviluppo della rete elettrica effettuando investimenti imponenti coperti da obbligazioni statali. Nel 1963 realizzò il Centro Nazionale di dispacciamento e mise in piedi tutta una serie di collegamenti nazionali e internazionali che comportarono l'esborso di circa 200 miliardi di vecchie lire.

Sotto la sorveglianza del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), Enel avviò nella seconda parte degli anni '60 investimenti per l'elettrificazione rurale, che ricaddero solo per il 20% sull'azienda, mentre per l'80% furono a carico dello Stato. Da ricordare, verso la fine del decennio, la realizzazione della linea di collegamento Firenze-Roma e di quelle con la Francia e la Svizzera.

Subito dopo l'inizio attività, la società fu imputata nel processo per il disastro del bacino del Vajont, sfruttato dall'azienda per produrre energia idroelettrica. Il 9 ottobre 1963 cadde una frana che provocò circa 2000 mila vittime. L'accusa rivolta ad Enel non fu limitata alla responsabilità oggettiva, ma aggravata dal fatto che la società poteva prevedere la catastrofe.

 

Enel: gli anni '70 e la crisi energetica

Il primo shock petrolifero avvenuto il 6 ottobre 1973 spinse il Governo italiano a stilare un piano energetico nazionale mirato a utilizzare fonti di energia alternativa a quelle degli idrocarburi, come le idroelettriche, le geotermiche e le nucleari.

A tale proposito furono effettuati importanti investimenti per costruire centrali come quella elettronucleare Caorso, la centrale idroelettrica del Taloro in Sardegna, la centrale idroelettrica di San Fiorano in Lombardia, quella termoelettrica di Torre del Sale in Toscana e la termoelettrica di Porto Tolle.

Inoltre tra il 1973 e il 1977 furono perforati i pozzi per la produzione di energia geotermica a Torre Alfina in provincia di Viterbo. Con il secondo shock petrolifero del 4 novembre 1979, Enel prese coscienza che il passaggio alle fonti alternative doveva imprimere una forte accelerazione.

 

Enel: gli anni '80 e la fine del nucleare

Alla luce di questo, la dipendenza dal petrolio diminuì progressivamente negli anni '80 arrivando al 58,5% nel 1985, quando durante la prima crisi energetica si toccarono livelli del 75%. Le energie alternative apportarono un grande beneficio in tal senso ed Enel nel 1986 chiuse il suo primo bilancio in positivo con un utile di 14 miliardi e 100 milioni di lire.

Nel 1987 però avvenne il disastro di Cernobyl e, a seguito di referendum popolare, Enel fu costretta a chiudere le centrali nucleari in essere e a bloccare i lavori in corso per costruirne di nuove.

In ragione della nuova situazione che si era venuta a creare, il Governo elaborò un nuovo piano energetico nazionale che pose come obiettivi primari l'efficienza energetica e l'ambiente. Inoltre mirò a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico dall'estero in modo da diminuire la dipendenza da uno o pochi Stati. 

 

Enel: gli anni '90 e la quotazione in Borsa

Gli anni '90 furono contrassegnati dalla liberalizzazione della produzione di energia elettrica, come sancito dalla legge n.9 del 9 gennaio 1991. Quest'ultima diede la possibilità alle imprese private di produrre energia elettrica, stante il vincolo di trasferire a Enel la quantità prodotta in surplus.

Quello fu solo il primo passo, completato 8 anni più tardi dal Decreto Bersani che liberalizzò totalmente il mercato energetico. A quel punto Enel, che nel frattempo era diventata S.p.A. con la legge Amato del 1992 dove il Tesoro deteneva il 100% delle quote, suddivise l'attività in 3 settori: il primo che si occupava della produzione dell'energia attraverso Enel Produzione; il secondo dedicato alla trasmissione e distribuzione per mezzo di Enel Distribuzione; il terzo alla vendita mediante Terna.

Il decreto in parola fissò nel 50% la quota massima di produzione di energia da parte della società dello Stato nel territorio italiano. Proprio nel 1999 il Tesoro cedette il 31,7% del capitale azionario e la società sbarcò in Borsa, collocando 4,183 miliardi di azioni a un prezzo di quotazione di 4,30 euro e incassando circa 18 miliardi di euro.

 

Enel: gli anni 2000 e le politiche ambientali

Il nuovo millennio si aprì all'insegna di un cambiamento epocale sull'ambiente. Emblematico fu nel 2000 il patto messo, nero su bianco da Enel con lo Stato, per diminuire l'emissione di CO2 del 13,5% entro due anni e del 20% entro il 2006.

Raggiunto l'obiettivo, fu costituita nel 2008 Enel Green Power, con lo scopo di investire e sviluppare le energie rinnovabili. In questa direzione Enel inaugurò nel 2009 il progetto Archilede, che consisteva in un nuovo sistema di illuminazione urbana che riduceva drasticamente l'emissione di carbonio e migliorava notevolmente l'efficienza energetica.

Lo stesso anno fu avviata presso Pratolino in Toscana una nuova centrale fotovoltaica che permetteva di sfruttare energia all'idrogeno in assenza di sole. Mentre nel 2010 nacque in provincia di Siracusa la prima centrale solare termodinamica al mondo che usava sali fusi per produrre energia.

 

Enel: gli anni '10 e il progetto di decarbonizzazione 2050

Negli ultimi anni c'è stato una progressivo transizione di Enel verso l'energia pulita, grazie alla firma di protocolli importanti come quello del 2011 con il Comune di Roma per la messa in funzione di Diamante, una centrale fotovoltaica in grado di accumulare e conservare l'energia prodotta, rendendola disponibile anche in assenza di luce solare. Lo stesso anno Enel entrò nel Patto mondiale delle Nazioni Unite, che raggruppa aziende internazionali orientate all'economia sostenibile.

Dopo l'avvento del Coronavirus tutte le grandi aziende operanti nel settore energetico si sono sensibilizzate ulteriormente per progettare l'uscita definitiva dalle emissioni inquinanti, raccogliendo gli appelli di tutte le Nazioni a livello governativo e delle strutture sovranazionali come l'Unione Europea.

A questo proposito Enel ha stilato un piano per la decarbonizzazione totale entro il 2050, aumentando la potenza delle fonti rinnovabili.

Oggi Enel rappresenta la società italiana più capitalizzata e dal 23 settembre 2019 fa parte dello STOXX Europe 50. L'azienda capitanata da Francesco Starace può contare su una forza lavoro di circa 70.000 impiegati e serve 70 milioni di clienti in tutto il Mondo.

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