Ormai questa è diventata la parola magica del momento. Recovery Fund non è però un termine per giochi di prestigio, ma ha un significato molto profondo, perché da esso dipende il futuro dell'Unione Europea. Da questo strumento infatti si vedrà se l'Europa è un Continente unito e che risponde alle esigenze di tutti i Paesi che lo compongono oppure è solo un agglomerato di Stati ognuno per sè.
Nato da una tragedia che ha investito l'intero Pianeta, come quella del Coronavirus, il Recovery Fund è quindi la prova del nove per capire come l'Europa sia in grado di sconfiggere il nemico invisibile che la sta tormentando. Vediamo quindi nei dettagli di cosa si tratta e a che cosa serve.
Recovery Fund: cos'è, chi l'ha istituito e perché
Il Recovery Fund è conosciuto anche come Next Generation EU ed è stato ideato dalla Commissione Europea e approvato dal Consiglio Europeo il 21 luglio 2020, con lo scopo di fronteggiare la crisi economica innescata dalla pandemia del Covid-19. Si tratta in sostanza di un fondo di rilancio dell'economia europea di 750 miliardi, di cui 390 a fondo perduto e 360 sottoforma di finanziamenti. Il denaro viene raccolto sui mercati finanziari tramite l'emissione di obbligazioni a un tasso determinato ed è indirizzato ai Paesi europei in funzione della gravità con cui sono stati colpiti dalla pandemia.
Prima di essere approvato, il Recovery Fund ha conosciuto delle fasi molto difficili a causa di posizioni contrapposte tra i Paesi frugali (Svezia, Olanda, Danimarca e Austria) riluttanti a qualunque forma di condivisione del debito europeo e il resto dell'Europa capitanato dall'asse franco-tedesco che ha per primo avanzato la proposta.
Ognuno degli schieramenti ha fatto le sue proposte che, insieme a quelle della Commissione Europea, sono state oggetto di dibattito anche molto acceso per vari mesi, fino a quando non è stato trovato un compromesso accettabile per tutti.
Recovery Fund: come funziona
Tutti i Governi dei vari Paesi europei dovranno preparare dei Piani dettagliati di ripresa e resilienza che saranno fatti pervenire alla Commissione Europea entro il mese di aprile del 2021. Tali piani saranno oggetto di programmi preliminari e negoziati con l'Europa a mano a mano che vengono implementati.
La stessa Europa ha fissato delle linee guida che gli Stati dovranno seguire nell'elaborazione dei piani, come ad esempio il rispetto della sostenibilità ambientale, della produttività, dell'equità sociale e del rispetto dell'equilibrio macroeconomico. Il 20% delle risorse dovranno essere previste per finanziare la transizione digitale e il 37% per la green economy.
Una volta presentati alla Commissione, quest'ultima avrà due mesi di tempo per valutare i piani e poi, se vagliati, trasferirà la pratica al Consiglio Europeo per l'approvazione definitiva. L'Ecofin a sua volta dovrà dare l'assenso a maggioranza qualificata entro un mese.
Quando tutti gli ostacoli saranno superati, i Paesi possono accedere immediatamente al 10% del fondo. Il denaro dovrebbe arrivare nel secondo semestre del 2021, ma se i piani saranno sul tavolo di Bruxelles entro gennaio dello stesso anno, i fondi potrebbero essere disponibili anche prima. Nel caso in cui l'elenco delle riforme da finanziare e i progetti da attuare saranno poco credibili in base ai criteri stabiliti dall'Unione Europea, i soldi potrebbero anche non essere erogati.
Recovery Fund: quanto spetta all'Italia
La quota italiana ammonta a circa 209 miliardi così ripartiti: 127,4 miliardi di prestiti e 81,4 miliardi di sussidi. Le sovvenzioni a fondo perduto saranno di 65,456 miliardi, di cui 44,724 che riguardano il biennio 2021-2022 e 20,732 miliardi l'anno 2023.
I progetti finanziati saranno 558. Tra di essi vengono annoverati: il superbonus del 110%, il sisma bonus, l'aumento delle buste paga per i dipendenti, la detassazione degli aumenti salariali, la regolamentazione dello smart working, la lotta al contante e la riforma della riscossione.
Ovviamente al centro di tutti i progetti vi stanno la Sanità, l'economia verde e la digitalizzazione. In particolar modo, per quanto riguarda la Sanità l'obiettivo del Governo è di impiegare le risorse del Recovery Fund per costruire nuovi ospedali e rimodernare quelli esistenti, in armonia con i protocolli di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica. Inoltre altri fondi saranno indirizzati per lo sviluppo di attrezzature tecnologiche e di infrastrutture digitali.
In tutto la cifra sborsata si aggirerebbe intorno ai 35 miliardi di euro. A queste andrebbero aggiunti altri 2,5 miliardi per l'assistenza sanitaria e le cure a domicilio. Per quanto riguarda la digitalizzazione questa richiede investimenti per il 5G e soprattutto ha l'obiettivo di ammodernare la Pubblica Amministrazione per svincolarla da una burocrazia troppo ingombrante.
Il programma di spesa, messo in piedi dal Governo e discusso dalla maggioranza, dovrà essere sottoposto alle Camere per l'approvazione parlamentare. A causa di posizioni discordanti su vari aspetti all'interno della coalizione di Governo e di varie proposte di modifiche parlamentari, il piano che doveva ricevere il benestare del Parlamento entro la metà di ottobre subirà un inevitabile ritardo.