Si tornerà alla normalità? È questa la principale domanda che ognuno si fa osservando quanto avvenuto nei mercati azionari nella giornata di lunedì 9 novembre, quando la Pfizer ha annunciato che il suo vaccino è efficace nel 90% dei casi sottoposti a sperimentazione.
Il messaggio che è arrivato dalle Borse è eloquente: le azioni value hanno surclassato qulle growth. Per l'esattezza, le prime hanno spiccato il volo, le seconde sono franate rumorosamente. Questo lancia il segnale che le società più bistrattate durante la pandemia sono pronte a riprendersi non appena questa tragedia sarà giunta al termine.
Mentre le Big Tech che avevano approfittato degli effetti nefasti del contagio potrebbero iniziare la fase del tramonto. Ovviamente sono tutte ipotesi che dovranno essere suffragate da fatti sostanziali in futuro, ma questo potrebbe essere un anticipo di ciò che avverrà.
Borse: perché ci potrebbe essere il ritorno ai titoli value
Ritornare ai titoli value è come riconsiderare i fondamentali delle aziende. Dall'inizio della crisi le quotazioni azionarie delle società legate alla old economy hanno pagato il riflesso di un'economia piombata improvvisamente nell'oscurità. I vari lockdown hanno bloccato il commercio tradizionale producendo attese di utili in ribasso. Il mercato si è comportato di conseguenza e ha penalizzato i titoli rappresentativi senza pietà.
Ne hanno fatto le spese soprattutto le compagnie aeree che hanno visto calare drammaticamente il traffico dei trasporti. Ma anche tutti coloro che svolgevano un'attività correlata ai viaggi come agenzie turistiche, società d'intrattenimento, compagnie di crociera e ovviamente le società petrolifere.
Altri perdenti sono risultate le banche che hanno dovuto fare i conti con le perdite sui crediti deteriorati che, per effetto della crisi, sono inesorabilmente aumentati. Non solo, gli istituti di credito hanno sofferto la politica dei tassi a zero delle Banche centrali che hanno ridimensionato i margini di intermediazione.
Oggi le azioni di tutte queste società hanno una valutazione bassa, con multipli molto allettanti e una possibilità di rimbalzo tanto più ampia quanto più i fondamentali risultano essere solidi. Se il vaccino sarà davvero efficace e libererà il Mondo da questo incubo in cui è piombato da 9 mesi, ci sarebbero delle possibilità che il rilancio delle azioni value sia consistente.
Il discorso vale all'opposto per i titoli growth. Sono cresciuti a un ritmo impressionante in questi anni, aiutati da vari fattori: una liquidità aziendale di cassa sovrabbondante e sempre pronta per l'utilizzo negli investimenti e quindi nella crescita; la politica di sostegno delle banche centrali con tassi bassi e denaro facile che si è riversato in Borsa; la detassazione delle società voluta dall'Amministrazione Trump.
Durante il periodo pandemico, con le persone costrette a rimanere in casa e i negozi chiusi, sono esplose le vendite negli e-commerce e le piattaforme di social e intrattenimento. Ecco che i FAANG hanno tratto giovamento con guadagni al NASDAQ eccezionali.
L'uscita da questa fase per tornare a quella antecedente al Covid-19, potrebbe quantomeno rallentarne la corsa spostando altrove l'attenzione dei consumatori e quindi degli investitori. Sempre che in definitiva questa tragedia del Coronavirus non abbia inciso un segno irreversibile sulle abitudini delle persone.
Il mercato potrebbe insomma fare due conti e realizzare che il costo delle azioni delle Tech è molto alto e i multipli sono il doppio rispetto alla media storica.
Borse: perché bisogna comunque essere prudenti
Tuttavia non bisogna dimenticare che viviamo in un periodo di grande innovazione e quindi è anche normale immaginare che le società più al passo con la tecnologia avranno una marcia in più anche per il futuro. Basti pensare a una realtà come Tesla. Le auto elettriche sono il futuro del settore automotive e le politiche per l'ambiente, avvalorate dall'Europa con il piano Next Generation Eu e dagli Stati Uniti con l'Amministrazione Biden, daranno ulteriore spinta allo sviluppo nei prossimi anni.
Quindi, nonostante il prezzo raggiunto delle azioni sia molto alto, tutto lascia pensare che gli investitori non abbandoneranno la società guidata da Elon Musk. Poi c'è un fatto storico da considerare: i grandi rimbalzi sono sempre durati poco. Le 6 volte in cui i titoli value negli anni '30 dopo la Grande Crisi del '29 hanno battuto quelli growth, hanno avuto vita di pochi mesi.
Anche nell'ultimo decennio si sono verificate situazioni estemporanee della stessa portata, come ad esempio dopo il Whatever it takes di Mario Draghi e la vittoria alle elezioni USA del 2016 di Donald Trump. Questo dimostrerebbe che occorre del tempo prima di dare credito a quanto successo lunedì scorso.