I grandi investitori stanno riducendo l'esposizione alle azioni americane a Wall Street. I modelli di alcune importanti banche di investimento segnalano questa tendenza. Un indicatore di posizionamento aggregato di Deutsche Bank è sceso da "sovrappeso" a "neutrale", con la riduzione settimanale più ripida da inizio aprile nella scorsa settimana.
Secondo il prime-brokerage desk di Goldman Sachs, gli Hedge Fund long-short hanno abbassato la leva finanziaria netta - rapporto tra le posizioni lunghe e quelle corte - al 50,7% negli ultimi giorni, dal 74% di tre anni fa. I dati compilati da Nomura Securities International mettono in luce come i cosiddetti fondi sistematici siano ai margini, in particolare dopo "il sell-off di un giorno (10 ottobre, ndr) che ha costretto alla riduzione meccanica della leva finanziaria".
A tutto ciò si aggiunge il fatto che l'indice di volatilità VIX Cboe, definito come l'indice della paura, si aggira nei pressi di 20 punti, soglia considerata di stress crescente per il mercato. C'è materiale sufficiente insomma quantomeno per stare in guardia.
La comunità finanziaria attribuisce questi segnali a diversi fattori, tra cui lo
shutdown prolungato del governo degli Stati Uniti, le persistenti tensioni commerciali tra USA e Cina, e le preoccupazioni che le migliaia di miliardi di dollari investiti nell'intelligenza artificiale da parte delle grandi aziende tecnologiche non producano i risultati sperati.
Wall Street: gli investitori retail guidano il rally
Gli indici azionari a Wall Street tuttavia continuano a viaggiare sui massimi storici. La massa degli investitori è ancora sotto effetto euforico per le grandi performance realizzate dalla Borsa americana dallo scorso aprile, dopo che il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump aveva scioccato il mondo intero con i
dazi reciproci.
Inoltre, la stagione degli utili si è rivelata finora la migliore dal 2021 in rapporto alle aspettative degli analisti, con circa l'85% delle società dell'S&P 500 che ha battuto le stime. Tutto ciò fa affiorare sensazioni positive sullo stato di salute dell'economia americana.
"Gli analisti hanno tagliato troppo le previsioni dopo il Giorno della Liberazione (2 aprile, quando Trump annunciò i dazi reciproci, ndr), ma i risultati resilienti del secondo trimestre li hanno costretti a rivedere al rialzo le loro stime del terzo trimestre", ha detto Wendy Soong, analista di strategia azionaria di Bloomberg Intelligence.
L'entusiasmo dei trader al dettaglio sta quindi avendo il sopravvento. I dati di Citigroup mostrano che martedì scorso i piccoli investitori hanno determinato il 16% del volume totale di scambi di singole azioni, il livello più alto mai registrato dal 2018, anno da cui iniziano le rilevazioni. "La resilienza degli utili societari e gli ulteriori segnali di un ulteriore allentamento della Federal Reserve dovrebbero spingere gli investitori istituzionali a seguire l'esempio", ha affermato Max Gokhman, vice Chief Investment Officer di Franklin Templeton Investment Solutions.
Come scacciare l'incubo delle dot-com
La situazione quindi rimane incerta, tra le preoccupazioni che il rally a Wall Street si sia spinto troppo oltre, come mostrato dal posizionamento dei grandi investitori, e la paura di perdere l'occasione di ulteriori rialzi, come certificato dall'entusiasmo irrefrenabile degli investitori al dettaglio. In tale contesto, da qualche tempo alcuni evocano lo spettro di quanto successe a inizio millennio con lo
scoppio della bolla dot-com.
All'epoca il crollo dei titoli legati a Internet scatenò il panico e l'effetto fu catastrofico. Tuttavia, alcuni Hedge Fund, a un certo punto del rally - che aveva portato le valutazioni fuori controllo - adottarono una strategia che si rivelò vincente e permise loro di salvarsi dalla baraonda. In sostanza, avevano cavalcato l'onda dei rialzi, abbandonando i titoli di alto valore prima che raggiungessero il picco e dirottando i capitali verso altri che avevano spazio per salire.
Qualcuno tra i gestori ha suggerito di emulare quell'approccio adesso, in piena bolla dei titoli tecnologici legati all'intelligenza artificiale. "Quello che stiamo facendo è ciò che ha funzionato dal 1998 al 2000", ha detto Francesco Sandrini, responsabile multi-asset e Chief investment officer per l'Italia di Amundi. A suo avviso, l'entusiasmo per l'AI (Artificial Intelligence) continuerà. Tuttavia, l'asset manager sta puntando su asset di valore ragionevole che potrebbero salire in seguito e che finora il mercato non ha individuato, nell'ambito del software, della robotica e della tecnologia asiatica.