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Tesla potrebbe tentare la carta delle fusioni per entrare nell'indice S&P 500;
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Gli azionisti scommetto sull'esito positivo della vicenda comprando titoli della casa automobilistica;
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I bonus di Elon Musk rappresentano delle spese che potrebbero ostacolare il via libera da parte del Comitato di gestione della Borsa americana
Tesla non si arrenderà. È questa l'impressione che ha gran parte degli investitori e degli analisti in merito all'entrata dell'azienda nell'indice di Borsa S&P 500. Nei giorni scorsi la notizia dell'esclusione del produttore di auto elettriche dal paniere principale di Wall Street ha portato le azioni della società guidata da Elon Musk a precipitare dal massimo storico di 502,49 (dopo split) a 330,01 dollari in cinque sedute, lasciando per strada quasi il 35%.
Al contempo NASDAQ ha avuto un ritracciamento del 10%. Dall'8 settembre 2020 però è successo qualcosa: gli investitori sono tornati a comprare e il titolo ha inanellato una serie di rialzi che lo hanno spinto di nuovo verso quota 450 dollari (+36% dopo chiusura di ieri)
Tesla: l'ingresso nello S&P 500 passerà attraverso M&A?
Cosa è successo? Molte indiscrezioni sono circolate nei corridoi di Wall Street, secondo cui l'ingresso di Tesla nell'indice S&P 500 potrebbe avvenire attraverso una via secondaria. La sensazione infatti è che Elon Musk possa fare un'acquisizione di qualche società che fa già parte del paniere, in modo tale da avere la strada spianata.
Storicamente le attività di M&A sono state spesso fondamentali per determinare le entrate o le uscite dall'S&P 500. Ad ogni modo è sempre compito discrezionale del Comitato di gestione della Borsa americana prendere la decisione, che verrà fatta nel rispetto di determinati criteri come la capitalizzazione di mercato, la redditività, l'assetto economico-finanziario e il flottante.
L'indice si pone come obiettivo quello di rappresentare degnamente gli 11 settori che lo costituiscono. Tesla attualmente avrebbe una ponderazione dell'11,4% dell'indice relativamente al settore dei consumi discrezionali. Un'eventuale fusione potrebbe rideterminare tale ponderazione in base all'evoluzione del mercato, in modo da convincere i membri del Comitato ad accogliere la società californiana tra le fila del principale indice borsistico USA.
Tesla comunque ha rispettato uno dei requisiti fondamentali, ossia quello di produrre profitto per quattro trimestri consecutivi. E allora cosa è successo perché sia stata decisa l'esclusione? Secondo molti analisti il problema è rappresentato dalla vendita di crediti verdi ad altre case automobilistiche, il che ha fatto sì che le perdite del core business venissero compensate dai guadagni dello smobilizzo degli asset.
Questo ha sicuramente acceso una spia al Comitato facendo maturare la visione che il gigante dell'automotive potrebbe avere dei fondamentali sopravvalutati dal mercato, nonostante la mega capitalizzazione di Borsa. Gli investitori sono convinti però che presto o tardi una società di questa portata sarà ammessa nello S&P 500. E intanto sono in attesa rovente per l'evento del Tesla Battery Day del 22 settembre dove il gruppo svelerà un cambiamento radicale nel modo di costruire auto.
Tutto questo potrebbe dare una nuova spinta alle quotazioni del titolo, soprattutto per via dell'ingresso di investitori istituzionali stimolati dall'eventuale inclusione di Tesla nell'indice principale.
Tesla: bonus a Elon Musk avrà impatto negativo in ottica ingresso nell'indice S&P 500
Nella vicenda vi è un punto oscuro, determinato paradossalmente dalle performance in Borsa di Tesla. Infatti grazie ai recenti rialzi, Elon Musk incasserebbe un altro degli enormi bonus concordati in base ai risultati della compagnia da lui gestita. Ricordiamo che nel 2018 la società ha assegnato all'enfant prodige un pacchetto di oltre 20 milioni di stock options in 12 tranche da distribuire al raggiungimento di determinati traguardi.
A maggio Musk ha ricevuto 800 milioni di dollari in azioni dopo che Tesla ha ottenuto una capitalizzazione di mercato di 100 miliardi di dollari. Nel mese di luglio altri 2,1 miliardi sono arrivati grazie al raggiungimento di 150 miliardi di capitalizzazione. Da allora il valore borsistico dell'azienda è più che raddoppiato e quindi altri premi sono pronti ad arrivare.
Questo implica dei costi che pesano sul bilancio aziendale e che potrebbero avere un impatto contabile deleterio in ottica di valutazione per l'inclusione nell'indice S&P 500. Ultimamente è stato fatto un aumento di capitale di 5 miliardi di dollari, quindi tali costi non dovrebbero incidere sulla liquidità, ma avrebbero riflessi però sul conto economico. E questo è un aspetto che non potrà essere trascurato.