Tesla: i 5 motivi per cui le azioni scendono in Borsa | Investire.biz

Tesla: i 5 motivi per cui le azioni scendono in Borsa

15 mar 2021 - 15:00

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Quali sono le motivazioni dietro il crollo di Tesla? Correzione salutare o fase iniziale dello scoppio di una bolla? Vediamo cosa sta succedendo all’azienda di Elon Musk

Tesla continua ad essere al centro dell’attenzione degli operatori dei mercati finanziari dopo il crollo che ha interessato le quotazioni a Wall Street. L’azienda guidata dal genio sudafricano Elon Musk ha perso bruscamente valore in Borsa facendogli perdere anche il primato di uomo più ricco del mondo (clicca qui per scoprire chi sono i 10 uomini più ricchi del pianeta).

Le ragioni del crollo di Tesla? Molto dipende dagli effetti della pandemia di Covid-19, ma anche per la competizione interna al settore, per la crisi della produzione globale di semiconduttori, la diminuzione della domanda in Cina e dal recente aumento dei rendimenti obbligazionari in scia alle aspettative di un aumento dell’inflazione.

Ma scopriremo insieme che anche il Bitcoin ha fatto del suo di recente per mettere i bastoni fra le ruote all’azienda guidata da Elon Musk. Facciamo chiarezza e scopriamo tutte le motivazioni, una per una, nei dettagli.

 

Azioni Tesla: i motivi del crollo a Wall Street

Nelle ultime settimane Tesla ha perso il 40% del suo valore a Wall Street, prima di mettere a segno un parziale recupero (+28,59% dal recente minimo) verso i 690 dollari per azione. Quotava 816 dollari il 12 febbraio 2021, quando il titolo ha imboccato la via del ribasso che l’ha portato sotto quota 700 dollari il 23 febbraio per poi sprofondare a 563 dollari lunedì 9 marzo.

Al 15 marzo 2021, la capitalizzazione bruciata dal produttore di auto elettriche ammonta a circa 182 miliardi di dollari, il crollo delle scorse settimane è costato al suo fondatore Elon Musk circa 43 miliardi di dollari di patrimonio personale, fatto che ha permesso al re dell’e-commerce Jeff Bezos di ritornare in prima posizione nella classifica Bloomberg Billionaire Index.

Il strepitoso rally di Tesla, che ha interessato il titolo dall’anno scorso, sembra che si sia preso una pausa fisiologica se si considera la corsa che è stata fatta finora (clicca qui per scoprire quali aziende USA hanno performato meglio nel 2020).

La performance a 12 mesi di Tesla è infatti del 363%, nettamente superiore alla media del mercato auto americano che al momento è in progresso del 263,8%, ma anche superiore al mercato USA nel suo complesso (+46,6% a 12 mesi).

Ora questo calo delle performance delle performance tech in generale rispetto a quelle archiviate dalle aziende più tradizionali e cicliche potrebbe continuare. Non stiamo parlando solo di Tesla quindi, ma la maggior parte dei colossi tech come Amazon, Apple e Alphabet, stanno prendendo fiato dopo l’enorme slancio degli ultimi 12 mesi. Vediamo quali sono i principali motivi dietro il calo di Tesla.

 

Rendimenti Treasury USA colpiscono il settore tech

Ma per quale motivo proprio ora? Anzitutto nelle ultime settimane il focus degli investitori si spostato sull’aumento dei rendimenti obbligazionari USA, che la scorsa settimana hanno superato l’1,60% nella scadenza a 10 anni, mentre i mercati prevedono una ripresa dell’economia globale dopo il disastro causato dalle restrizioni volte al contrasto della pandemia di Coronavirus. Inoltre, il piano di stimoli da 1.900 miliardi di dollari voluto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha infatti contribuito a riportare gli investitori dalle grandi società tech verso le big cap dei settori ciclici.

Questo non vuol dire assolutamente che Tesla non raggiungerà nuovi massimi, tuttavia nel prossimo periodo sarà più probabile assistere ad un andamento altalenante, molto volatile in un senso e nell’altro. Tutto dipenderà infatti dall’andamento dei rendimenti obbligazionari. Un nuovo rialzo dei tassi governativi USA potrebbe pesare ancora sui titoli del settore tecnologico perché minaccia di erodere il valore dei flussi di cassa nel lungo periodo.

Ma non solo, vi sono anche temi correlati come la crisi della produzione di semiconduttori e la diminuzione di domanda di veicoli elettrici (sopratutto dalla Cina) e dalla concorrenza anche da parte delle tradizionali case automotive che stanno facendo passi da gigante nella transizione energetica.

 

Auto elettriche: cresce la concorrenza, Tesla non sarà più sola

L’enorme ottimismo sulla leadership nel mercato dei veicoli elettrici in rapida crescita e il potenziale nel settore delle energie rinnovabili, incentivato dai Governi mondiali, ha dato via ad alla transizione green anche delle tradizionali case automobilistiche affermate da decenni.

Volkswagen, Ford e General Motors hanno infatti annunciato un’accelerazione sulle auto elettriche, intensificando la lotta in una fetta del mercato delle quattro ruote ancora limitato. Un segmento in cui finora Tesla ha dominato quasi incontrastata.

General Motors ha lanciato una versione SUV della sua Chevrolet Bolt a febbraio, con un prezzo ben al di sotto della Model Y, e ha inoltre annunciato che intende vendere solo auto a emissioni zero dopo il 2035. Ford ha fissato un obiettivo ancora più ambizioso per le sue vendite di veicoli elettrici in Europa: entro il 2030 tutti i modelli di auto che venderà saranno di questo tipo.

Anche il colosso di Cupertino, Apple, sta valutando la possibilità di collaborare con una casa automobilistica per entrare nel settore automobilistico, pronta ad affidare la produzione delle sue auto ad una ragnatela di aziende cinesi coordinate dal gigante Foxconn, suo partner da oltre un decennio nella produzione di dispositivi elettronici.

Ma anche NIO, Li Motors e XPeng stanno riducendo la quota di mercato dei veicoli elettrici di Tesla in Cina e allo stesso tempo, Ford Motor sta lottando con Tesla negli Stati Uniti con la sua nuova Mustang Mach-E. Sia in Europa sia negli Stati Uniti la direzione è questa: l’obiettivo è cambiare come persone e merci circoleranno nei Paesi economicamente avanzati.

Gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea, con la “Sustainable and Smart Mobility Strategy” resa nota a dicembre 2020, sono molto ambiziosi: serviranno a trasformare profondamente il sistema dei trasporti in UE, puntando a ridurre del 90% le emissioni entro il 2050, di pari passo all’operato visto Oltreoceano con l’Amministrazione Biden pronta a far ripartire la corsa alle fonti rinnovabili e allo sviluppo sostenibile nel mondo.

 

Auto elettriche Cina: enorme mercato che Tesla faticherà a superare

Le auto elettriche stanno sfondando sul mercato cinese e si prospetta all’orizzonte un boom soprattutto dei modelli a basso costo, con prezzi a partire da circa 4mila dollari, decisamente più abbordabili rispetto i prodotti targati Tesla.

Se infatti una Model 3 parte da circa 38mila dollari, in Cina si può acquistare un crossover da 66.900 yuan (circa 10.000 dollari USA) dal produttore cinese Hozon Auto. Il modello è uno dei tanti veicoli che funzionano con batterie e che stanno guadagnando popolarità tra la fascia della  popolazione a basso reddito, considerando i prezzi modesti e costi di gestione più bassi. I veicoli elettrici economici hanno il potenziale di essere alla portata di un’intera classe di persone che prima non potevano permetterselo.

Secondo la società di ricerca automobilistica Jato Dynamics, nella prima metà del 2020 il prezzo medio al dettaglio di un auto elettrica, esclusi gli incentivi, era di 55.233 dollari negli Stati Uniti, rispetto ai 29.895 dollari in Cina.

Inoltre, i prezzi bassi permettono a un numero crescente di persone (spesso giovani, a basso reddito e che vivono fuori dalle grandi città) di acquistare la loro prima auto. Questi veicoli elettrici sono particolarmente popolari nelle parti più rurali della Cina, dove vivono più di 500 milioni di persone ma meno di 1 su 5 ha posseduto un’auto fino a poco tempo fa, dunque il potenziale di crescita è enorme.

A febbraio 2021, il primo posto nel mercato dei veicoli elettrici è stato aggiudicato da Hongguang Mini, un auto elettrica a basso costo sviluppata dalla joint venture di General Motors con Wuling Motors e il produttore statale SAIC Motor. La Model 3 di Tesla si è invece piazzata al secondo posto.

Questo successo crescente dell’industria dei veicoli elettrici a basso costo della Cina ha avuto come spinta i sussidi governativi e altri incentivi come i prestiti a basso tasso di interesse, ma bisogna anche ricordare che la Cina è il più grande produttore di batterie del mondo, quindi i produttori di auto elettriche cinesi beneficiano dell’accesso a una fornitura a basso costo della parte più costosa di un veicolo plug-in.

 

Il crollo del Bitcoin non fa bene a Tesla

Tesla ha annunciato all'inizio di aver investito 1,5 miliardi di dollari in bitcoin. Ciò ha contribuito ad alimentare il recente rally della regina delle criptovalte e secondo alcune stime ha fatto guadagnare a Tesla un rapido profitto di 1 miliardo di dollari, più di quanto abbia mai incassato vendendo auto in un solo anno.

Da inizio anno il magnate sudafricano era diventato una figura di spicco per le monete virtuali, un vero e proprio “market mover”. Diversi suoi tweet hanno infatti contribuito a "gonfiare" il valore non solo di bitcoin ma anche di Ethereum e della valuta-meme Dogecoin. Il circolo vizioso a quel punto ha investito la stessa Tesla: se il Bitcoin cala, allora anche la società che ci ha investito massicciamente e lo ha messo nel suo bilancio ne paga le conseguenze.

E così è stato, anche a causa delle parole del Segretario al Tesoro USA, Janet Yellen, del Governatore della Fed Jerome Powell, e del fondatore di Microsoft, Bill Gates, che si sono dimostrati molto preoccupati circa la grande volatilità della criptovaluta e del crescente interesse degli investitori retail.

 

Mancanza semiconduttori intacca la produzione di veicoli Tesla

Più di recente inoltre, la società si è trovata costretta a bloccare per qualche giorno la produzione della Model 3 nella sua fabbrica in California a causa di una mancanza di semiconduttori. La domanda di chip viene infatti assorbita per la quasi totalità dai dispositivi tecnologici che durante la pandemia hanno avuto una fortissima richiesta a causa dei lockdown, che hanno costretto le persone allo smartworking.

I semiconduttori sono un elemento estremamente importante anche per questo settore: in generale un’auto elettrica utilizza 15 volte in più i semiconduttori rispetto a quelle alimentate da derivati del petrolio.

La produzione di semiconduttori non riesce a tenere il passo della domanda, creando una carenza che sta rallentando l'arrivo dei prodotti finali sul mercato e frenando numerose filiere. Non è infatti un problema di un singolo settore, ma dell'intera l'industria. Questa situazione potrebbe protrarsi ancora per molto tempo, in quanto la domanda è altissima e il tempo di risposta dell'industria non è notoriamente celere.

Secondo Harlan Sur, analista di J.P. Morgan, le aziende che producono semiconduttori stanno "consegnando dal 10% al 30% sotto gli attuali livelli di domanda e serviranno almeno 3-4 trimestri ai fornitori per raggiungere la domanda e poi altri 1-2 trimestri per far sì che gli inventari di clienti/canali di distribuzione vengano riportati su livelli di normalità".

 

Azioni Tesla: cosa aspettarsi ora?

Gli investitori attendono notizie più significative su Tesla, in particolare cercheranno di vedere come le consegne di veicoli della società si tradurranno nei risultati finanziari. Gli investitori cercheranno anche di capire se Tesla sarà in grado di aumentare le consegne per l’intero anno 2021 dopo aver consegnato quasi mezzo milione di veicoli nel 2020.

Nel futuro il gioiellino di Elon Musk non sarà di certo solo nel settore della mobilità elettrica, ma ricordiamo che a guidarla vi è un soggetto brillante, ambizioso e ricco di idee che rivoluzionando il mondo in diversi settori e potrebbero passare decenni prima che l’azienda sia a corto di nuove opportunità da cogliere.

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