FAANG: nel 2020 chi ha vinto la sfida tra titoli tecnologici? | Investire.biz

FAANG: nel 2020 chi ha vinto la sfida tra titoli tecnologici?

23 dic 2020 - 13:00

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Anno record per Wall Street e Nasdaq 100 in particolare. Il successo dei titoli tech è stato favorito dal Covid. Ma chi ha vinto la sfida di Borsa tra i FAANG? Vediamolo

Se pensiamo all'incredibile evoluzione tecnologica degli ultimi 20 anni, risulta difficile credere che investire in società innovative di questo settore non sia stata e non sia tuttora una buona scelta. Il potenziale sembra davvero infinito, visto che i colossi della Silicon Valley continuano ad evolversi con una velocità che non ha nulla a che vedere rispetto a quella degli altri settori.

Oltre a ciò, la resilienza di questi business è stata chiaramente manifestata nel bel mezzo della pandemia di Coronavirus, che ha paralizzato le economie mondiali senza eccezione alcuna. Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare dei FAANG, ma cosa significa questo termine e perché c’è tanto interesse da parte degli investitori e trader retail?

Anzitutto il termine “FAANG” è un acronimo che indica le 5 migliori aziende statunitensi del settore tecnologico. Sono tutte quotate al Nasdaq e si tratta di marchi estremamente noti: Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google (Alphabet Inc.).

Ma chi ha vinto e chi ha “perso” nel 2020? quali sono state le aziende tra i colossi tech ad archiviare la miglior performance quest’anno? Chi ha perso di più durante il crollo delle Borse di febbraio e marzo? Prima di analizzare l’andamento di queste azioni, scopriamo insieme da dove nasce questo acronimo ormai sulla bocca di tutti.

 

FAANG: il significato del termine

L’origine di questo termine risale al 2013 quando il noto conduttore Jim Cramer coniò questo acronimo, colpito dalle sorprendenti performance archiviate dalle cinque aziende precedentemente menzionate. Jim, volto noto del programma Mad Max su CNBC, è un vero esperto di mercati finanziari tanto da essere stato anche gestore di un hedge fund (Cramer & Co., in seguito Cramer, Berkowitz & Co.), dopo aver lavorato per il colosso Goldman Sachs.

Tuttavia, non è stato il solo termine utilizzato per definire questo gruppo di società del settore tech statunitense. All’inizio si parlava di GAFAM, con Microsoft al posto di Netflix e l’ordine delle parole modificata. In seguito FAAAM, dove Google veniva indicato con il nome della holding a cui fa capo insieme ad altre società controllate, Alphabet Inc. Infine, la versione definitiva arrivò grazie appunto a Jim Cramer e grazie anche alla straordinaria performance di Netflix a Wall Street, che gli riservò un posto tra le top 5 tech company made in Usa.

 

Il destino di Wall Street è in mano ai FAANG

Molti analisti ritengono che le aziende tech siano un punto di riferimento per l'indice S&P500 e per l'economia Usa nel suo complesso. Ogni azienda è nota per la sua crescita esponenziale e per la sua posizione dominante sul mercato. Ciò si manifesta chiaramente se si considera il valore delle aziende del gruppo FAANG. A gennaio 2020, le società avevano una capitalizzazione di mercato aggregata di oltre 4000 miliardi di dollari, a dicembre 2020 la market cap sfiora i 6000 miliardi di dollari! Oltre a ciò, le società FAANG hanno storicamente superato in termini di performance sia l'indice S&P500 che il Nasdaq 100.

Tuttavia, come tutti gli investitori sanno, la performance passata non è necessariamente un indicatore dei rendimenti futuri. Ma grazie alla loro posizione dominante sul mercato, tutte e cinque le società FAANG detengono vantaggi competitivi rispetto ai loro concorrenti, motivo per cui molti grandi investitori - nonostante la palese rotazione dai titoli tech ad altre asset classes vista a novembre - continuano a pensare che nel prossimo futuro queste società potranno fare ancora bene grazie ai loro business basati sul web.

 

FAANG 2020: classifica migliori azioni tech USA

 

  Performance YTD Perdita dai massimi
pre-Covid-19
Durata drawdown
(giorni)
Performance dai minimi di marzo Tempo di recupero livelli pre-Covid-19
(giorni)
FAANG          
Facebook 27,93 -38,85 34 94,81 44
Amazon 71,01 -25,61 23 96,97 20
Apple 79,29 -35,03 27 148,73 52
Netflix 61,71 -26,24 10 81,68 18
Alphabet 27,57 -34,09 23 70,50 76
BENCHMARK          
NASDAQ 100 44,48 -30,45 23 87,77 52
S&P 500 13,64 -35,41 23 68,23 108

Performance FAANG vs NASDAQ 100 e S&P 500 (Fonte: Elaborazione Ufficio Studi investire.biz)

 

Ora vediamo qualche numero. In termini di performance da inizio anno, il vincitore è Apple, che archivia una performance YTD di quasi 80 punti percentuali. In seconda posizione Amazon con il 71%. Tra le due, tuttavia, si nota che Amazon si è mostrata ben più resiliente durante il crollo di febbraio/marzo. 

A Wall Street la società di Bezos ha infatti perso il 25,61% in questa fase critica di mercato, mentre Apple il 35%. Anche la durata del ribasso in termini di giorni di negoziazione è stata minore per il marketplace più famoso al mondo: 23 giorni contro i 27 subiti dal gioiellino capitanato dal CEO Tim Cook.

Inoltre, ad avvalorare la resilienza di Amazon, c’è anche il dato sui tempi di recupero ai livelli pre-Covid-19: l’azienda di e-commerce ha impiegato 20 sedute di negoziazione per recuperare i livelli prima dello scoppio della pandemia (un V Reversal da manuale per gli analisti tecnici), mentre Apple ha impiegato ben 52 giorni, una ripresa che in termini di tempo è stata circa doppia rispetto a quella vista durante la fase di crollo.

Le performance dai minimi di marzo ad oggi premiano ancora Apple (+148.73% contro il 96,97% del marketplace). Amazon ha dimostrato una resilienza decisamente maggiore rispetto la Mela, ma anche le altre aziende tech hanno mostrato dati molto interessanti se non si guarda solo alla mera performance da inizio anno. Proseguiamo con la classifica.

Al terzo posto in termini di rendimenti YTD troviamo Netflix (+61.71%) che ha perso “solo” il 26% durante il crash causato dalla pandemia. Un dato che si avvicina molto quindi a quello registrato da Amazon. Quello che è più interessante forse sono i dati sui tempi di drawdown e recupero ai livelli pre-Covid-19: la nota azienda che offre servizi in streaming di serie tv e film ha sperimentato un ribasso della durata di soli 10 giorni e un tempo di recupero di 18. Assolutamente i migliori dati tra le big tech company.

Sembra proprio che durante la pandemia molte persone, costrette a rimanere casa, abbiano sfruttato l’occasione per fare acquisti online e per vedere i propri film preferiti o serie tv lasciate in sospeso da troppo tempo… In quarta posizione il re dei social media, Facebook.

Da inizio anno l’azienda di Mark Zuckerberg è in guadagno di circa il 28%, mentre durante il crollo di febbraio aveva ceduto oltre i 38 punti percentuali. La durata del drawdown è stata di 34 giorni e le azioni hanno impiegato 44 giorni per ritornare ai livelli pre-Covid-19.

La performance dai minimi di marzo è però tra le tre più brillanti (94,81%), dietro ad Apple e Amazon. In ultima posizione troviamo Google o meglio Alphabet, la holding a cui fa capo, con una performance da inizio anno che si attesta al 27.57%.

Il tempo di drawdown è stato di 23 giorni mentre il recupero ha necessitato di ben 76 giorni per rivedere i livelli pre-pandemia (è il tempo di recovery maggiore tra le azioni FAANG).

Se si confrontano i dati delle cinque azioni tech rispetto a quelli registrati dagli indici NASDAQ 100 e dallo S&P 500 in termini di rendimenti da inizio anno spiccano sicuramente le prime tre aziende in classifica: Amazon, Apple e Netflix.

Queste hanno battuto sia la performance del loro diretto benchmark, il NASDAQ 100 (+44,48% YTD) sia quella dello S&P 500 (+13,64%). In termini di drawdown l’indice tecnologico ha registrato un -30,45%, mentre il principale indice azionario Usa il -35,41%. Per entrambi gli indici il tempo di drawdown è stato di 23 sedute di negoziazione, ma l’indice tech è riuscito a recuperare in un tempo decisamente minore rispetto allo S&P 500 (52 giorni contro 108).

Anche la performance dai minimi di marzo premia il settore tech Usa trainato appunto dalle azioni FAANG, con una performance del 87% rispetto il 68% del principale indice azionario a stelle e strisce. Per quanto riguarda invece gli attuali record storici, Facebook ha raggiunto un top a 304,67 dollari il 26 agosto, Amazon 3552,25 il 2 settembre così come Apple a 137,74 (le azioni sono state soggette a split), Netflix 575,37 il 13 luglio, mentre spicca Google con un massimo molto più recente rispetto le altre azioni a 1843,83 il 3 dicembre.

 

FAANG 2020: dividendi ed operazioni straordinarie

Viste le principali metriche di performance delle azioni FAANG e dei principali indici azionari Usa, vale la pena anche considerare ulteriori avvenimenti importanti per trader e investitori. Per quanto riguarda i dividendi 2020, le azioni Facebook, Amazon, Netflix e Alphabet non offrono alcun dividendo ai loro proprietari. Questa politica è frequente tra le aziende del settore tech, che preferiscono reinvestire gli utili in altri modi piuttosto che remunerare gli investitori.

Discorso diverso per gli azionisti di Apple che, durante il 2020, hanno ricevuto dividendi con i seguenti importi: 0,77 dollari a gennaio, 0,82 dollari a maggio e agosto e 0,205 dollari a novembre. Le azioni Apple, così come le azioni Tesla, sono state frazionate durante il corso dell’anno.

Il 31 agosto vi è infatti stato il quinto split azionario nella storia del colosso di Cupertino (i precedenti sono avvenuti il 16 giugno 1987, 21 giugno 2002, 28 febbraio 2005 e il 9 giugno 2014). Per essere chiari, un frazionamento azionario è un'operazione che viene eseguita da una società per moltiplicare il numero delle azioni in circolazione sulla base di un rapporto prestabilito in precedenza.

Nel caso dello split azionario di Apple, tale rapporto è stato di 1 a 4. Quindi ogni azione Apple è stata suddivisa in 4 azioni di pari valore. Di conseguenza, per esempio, un azionista che ha detenuto 10 azioni Apple, dopo lo split né ha avute 40 in portafoglio. Evidentemente il prezzo di ogni azione è stato ridotto di un quarto rispetto al prezzo originale lasciando immutato il valore di ogni partecipazione. La cosa positiva? Per i nuovi investitori non sarà più necessario avere ingenti somme di denaro da destinare all’acquisto delle azioni Apple perché il loro valore è ora decisamente più accessibile.

 

 

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