EBITDA: cos'è e come si calcola | Investire.biz

Cos'è l'EBITDA: significato, calcolo e vantaggi

L'EBITDA (acronimo di Earnings before interest, taxes, depreciation, and amortization) esprime il margine operativo lordo di un'azienda, ossia il risultato della gestione prima dell'applicazione degli oneri finanziari, delle tasse, degli accantonamenti e degli ammortamenti.

Se si ha in mente la struttura di un conto economico riclassificato, è possibile individuare l'EBITDA come la capacità dell'azienda di produrre l'utile dalla sua gestione caratteristica senza l'incidenza di quella straordinaria, finanziaria e fiscale.

Ecco di seguito una riclassificazione di un conto economico:

Ricavi delle vendite e delle prestazioni

- Costi operativi
+ Altri proventi
- Altri costi

= Margine operativo lordo (EBITDA)

- Ammortamenti operativi
- Svalutazioni di attività

= Risultato operativo o della gestione ordinaria (EBIT)

+ Proventi finanziari
- Oneri finanziari

= Risultato della gestione finanziaria

+ Proventi straordinari
- Oneri straordinari

= Risultato della gestione non caratteristica o straordinaria (Utile ante imposte)

- Imposte d'esercizio

= Utile netto d'esercizio

Come è possibile vedere, l'EBITDA si distingue dall'Ebit (Earnings before interest and taxes) proprio in quanto il primo non considera le svalutazioni aziendali determinate da ammortamenti o accantonamenti di beni materiali e immateriali.

Facciamo un esempio pratico.

La società XYZ Spa ha chiuso l'esercizio con ricavi della produzione per 100mln euro e con i seguenti costi:

  • materie prime = 20mln
  • semilavorati 20 = mln
  • costo del lavoro = 35mln
  • altri costi aziendali = 5mln

La società ha anche un capannone industriale del valore di 10 mln di euro ammortizzato al 10%, dei macchinari del valore di 5mln di euro ammortizzati al 20% e degli automezzi aziendali del valore di 5mln di euro ammortizzati al 20%. Inoltre è proprietaria di un brevetto industriale del valore di 20mln di euro per 20 anni.
Infine la società ha un finanziamento in corso per la sua attività aziendale di 500mln su cui paga interessi bancari del 5%.

Il conto economico riclassificato sarà il seguente:

Ricavi della produzione 100mln

- Costi operativi

  • materie prime    20 mln
  • semilavorati    20 mln
  • costo del lavoro    35 mln
  • altri costi operativi       5 mln

= EBITDA     20 mln

- Ammortamenti beni materiali

  • capannone industriale    1mln
  • macchinari      1mln
  • automezzi      1mln

- Ammortamenti beni immateriali

  • Brevetti      4mln   

= EBIT      13mln

- Oneri finanziari

  • Interessi su finanziamenti  25mln

= Risultato ante imposte              -12mln

Come si può vedere, nonostante la gestione operativa abbia dato un risultato positivo, quella sul capitale immobilizzato e l'alto indebitamento portano ad un risultato d'esercizio negativo: questo è importante ai fini della considerazione circa l'utilità dell'EBITDA.

Questo è il modo più immediato per deteminare l'EBITDA, ma c'è anche un'altra modalità di calcolo che parte dall'utile d'esercizio, come di seguito evidenziato:

Utile d'esercizio
+ oneri fiscali
- proventi fiscali
+ interessi passivi
- interessi attivi
+ ammortamenti e accantonamenti
- rivalutazioni aziendali
+ spese straordinarie
- proventi straordinari
= EBITDA

L'EBITDA Adjusted

Oltre al normale EBITDA, alcuni analisti si avvalgono dell'EBITDA Adjusted che considera nel calcolo anche gli ammortamenti, in quanto ritenuti facenti parte della gestione operativa dell'impresa sebbene aventi natura pluriennale.

La ratio sta nel fatto che, anche se calcolati su beni che fanno parte delle attività immobilizzate dello Stato Patrimoniale, partecipano all'attività gestionale d'esercizio.

L'utilizzo dell'EBITDA: vantaggi e limiti

Perché dunque è importante l'EBITDA? Questo parametro, oltre a dare la misura della capacità dell'azienda di produrre profitto senza ricorrere a componenti eccezionali o particolari, è il più utilizzato da parte degli analisti finanziari nella valutazione dell'azienda in comparazione con altri concorrenti operanti nello stesso settore, soprattutto quanto lo si mette in relazione ad altri indicatori di natura finanziaria come l'Enteprise Value, che esprime il valore del capitale azionario sommato all'entità dell'indebitamento finanziario netto.

Il rapporto tra la capitalizzazione azionaria e l'EBITDA dà delle indicazioni molto significative per determinare quanto una società sia sopra/sottovalutata in borsa. Se ad esempio una società ha una capitalizzazione di 100 mln e ha un EBITDA di 10 mln, significa che capitalizza 10 volte il reddito prodotto dalla gestione caratteristica. Se le aziende del settore invece hanno un rapporto pari a 15 vuol dire che la società è sottovalutata e quindi può rappresentare un'occasione importante di investimento da parte del mercato.

Il rapporto con il livello dell'indebitamento poi ha un impatto determinante sull'equilibrio economico-finanziario di un'impresa, in quanto l'EBITDA può essere visto anche come la capacità di far fronte alle passività aziendali producendo periodicamente reddito.
In altri termini è una misura di autofinanziamento attraverso la gestione operativa.

Un altro utilissimo utilizzo consiste nel rapportare l'EBITDA al Valore della produzione, perché si ottiene quanto l'azienda nella sua attività imprenditoriale sia in grado di performare nella sua produttività. Tale rapporto viene denominato anche EBITDA Margin.

Se ad esempio il rapporto dà un valore del 5%, significa che ogni 100 euro di fatturato all'azienda residuano 5 euro per coprire gli altri costi dell'attività aziendale.

Questo valore ha un significato diverso a seconda del settore di appartenenza dell'azienda. Ad esempio, per le aziende industriali, un rapporto inferiore al 10% significa che l'impresa non è molto produttiva e si trova in difficoltà, mentre un rapporto superiore al 20% dà l'idea di una realtà aziendale eccellente nella tecnologia e nel marketing.

Questi limiti vanno ridotti per le aziende di distribuzione all'ingrosso o al dettaglio e aumentati per quelle operanti nel campo dei servizi.

Quindi il principale vantaggio dell'EBITDA consiste nel misurare lo stato di salute dell'azienda proprio in quello che riguarda l'oggetto della sua attività che genera flussi di cassa, nell'ipotesi che i clienti siano puntuali nei pagamenti e i fornitori vengano sistematicamente saldati.

Tuttavia, se utilizzato da solo, questo parametro non rende l'idea della situazione complessiva di un'azienda.

Come abbiamo visto sopra, una società che produce un ottimo risultato operativo dalla sua attività può essere pesantemente condizionata dall'esposizione finanziaria che la manda in perdita ad ogni esercizio. A onor del vero, il discorso si può fare in modo del tutto speculare, ossia una società che ha un ottimo risultato d'esercizio non necessariamente è migliore rispetto ad un'altra che ha rilevato delle perdite, perché ciò può dipendere dal fatto che la prima ad esempio abbia beneficiato di una norma che ha ridotto il peso di tasse e contributi e la seconda invece abbia fatto investimenti importanti che hanno comportato un'incidenza degli ammortamenti superiore.
Quindi l'EBITDA in tal caso può essere un parametro più oggettivo della produttività aziendale.

Nella valutazione dei bilanci aziendali, gli operatori di borsa spesso prestano particolare attenzione all'aspetto finanziario, prima ancora che alla marginalità operativa, pertanto non è raro vedere valori azionari che si deprimono anche quando una società presenta un EBITDA positivo.

Il risultato della gestione non ordinaria non deve essere mai sottovalutato, anche e soprattutto in tema di investimenti. Se una società produce costantemente un EBITDA positivo ma non investe nella tecnologia, nel marketing, nel design, nella ricerca e nello sviluppo, allora non avrà grandi prospettive di mantenere una posizione di mercato nel lungo periodo: ciò potrà riflettersi a livello di fatturato, quindi di produttività aziendale, e di conseguenza in merito all'entità del parametro.

Un altro limite riguardo l'EBITDA sta nel fatto che ha solo un uso pratico da parte degli operatori ma non è codificato nei principi contabili nazionali e internazionali, per cui non ha un riconoscimento ufficiale ai fini della validità delle analisi. Questo comporta che, a volte, può essere utilizzato dal management in modo distorto e per rappresentare una realtà alterata delle condizioni di bilancio.

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