Il 2026 potrebbe essere un anno molto favorevole per i titoli di Stato cinesi, con rendimenti in calo verso nuovi minimi storici. A sostenerlo è Wei Yao, capo economista per l'Asia Pacifico di Société Générale. Secondo la sua analisi, i rendimenti dei bond decennali scenderanno all’1,5% (dagli attuali 1,84%) entro la fine del prossimo anno, poiché le autorità monetarie potrebbero optare per un ulteriore allentamento della politica monetaria per sostenere la crescita del Paese.
Quest’ultima è infatti messa in discussione dalla deflazione, provocata dalla debolezza dei consumi e dalle difficoltà del mercato immobiliare. “Per sostenere l’economia è necessario un maggiore allentamento”, ha dichiarato Yao. “Se la deflazione resta il fattore dominante, i rendimenti obbligazionari saranno più bassi o non potranno salire”.
I rendimenti dei titoli di Stato cinesi erano già scesi al minimo storico lo scorso febbraio, ma avevano successivamente invertito la rotta a causa del rally azionario. Ora Yao prevede una nuova discesa, favorita da un taglio dei tassi d’interesse di 20 punti base da parte della People’s Bank of China nel corso del prossimo anno, mentre la crescita cinese dovrebbe rallentare al 4,5%, rispetto all’obiettivo del 5% fissato per quest’anno.
Titoli di Stato cinesi: domanda sostenuta da ripresa disomogenea
Le opinioni di Société Générale si allineano a quelle recenti di HSBC Asset Management, secondo cui l’economia cinese sperimenterà una ripresa disomogenea che continuerà a sostenere la domanda di obbligazioni, dopo la recente fase di vendita generata dalla rotazione verso le azioni. La prospettiva del gestore patrimoniale si fonda sull’idea che settori e regioni del Paese avanzeranno a velocità diverse.
Da un lato, alcuni comparti - come l’export manifatturiero ad alto valore aggiunto e parte della produzione industriale - mostrano segnali di stabilizzazione e, in alcuni casi, di miglioramento. Dall’altro, i consumi interni e il settore immobiliare restano fragili. Questa frattura nella crescita crea un contesto in cui la politica monetaria rimane prudente e tendenzialmente accomodante, poiché la Banca centrale è consapevole che una ripresa non sincronizzata può facilmente perdere slancio.
In questo scenario, le obbligazioni cinesi locali continuano a esercitare un forte richiamo sugli investitori istituzionali domestici, che cercano protezione e stabilità in un quadro di incertezza macroeconomica. La domanda per i titoli governativi e per le emissioni di alta qualità rimane solida.
Secondo HSBC, la recente fase di vendita va interpretata come un fenomeno tattico, legato al temporaneo miglioramento delle prospettive azionarie, e non come un mutamento strutturale nella percezione del rischio. In prospettiva, se la crescita continuerà a essere irregolare e la Banca centrale manterrà un "orientamento morbido", è probabile che i rendimenti obbligazionari tornino sotto pressione, favorendo ulteriori afflussi verso il mercato dei bond.
La Cina rimarrà così un caso particolare: un’economia in ripresa, ma caratterizzata da dinamiche interne complesse, che rendono il mercato obbligazionario uno strumento essenziale di equilibrio per gli investitori.