La "pausa da falco" messa in scena dalla Federal Reserve ha provocato un generale innalzamento dei rendimenti dei titoli emessi dal Tesoro USA. In particolare spicca l’andamento del decennale, che nella seduta di giovedì ha visto lo yield salire fino al 4,498%, il livello maggiore dal 2007 (un mese il titolo rendeva il 4,1958%). Andamento simile per il 2 anni, al top dal 2006 al 5,2% (4,971% un mese fa).
Il riposizionamento del mercato è in linea con il mantra “Higher for Longer” che Jerome Powell ha chiaramente detto che guiderà l’azione della Banca centrale nei prossimi mesi. Ma questo cosa significa in pratica?
Tassi Fed: e se rimanessero più alti per sempre?
Le implicazioni dell’ “Higher for Longer”
Crediamo che a questo punto siano sostanzialmente due le implicazioni derivanti dalla posizione della Federal Reserve:
- lato “higher”, i tassi saliranno ancora di 25 punti base e quindi i margini per ulteriori rialzi dei rendimenti obbligazionari sono limitati;
- la componente “longer” non avrà invece una grande influenza sul mercato del debito.
Restando ai titoli citati, quello a 10 e quello a 2 anni, un anno fa i rispettivi rendimenti si attestavano al 3,69 ed al 4,2 per cento. La crescita è stata foraggiata dall’attesa di nuove strette ma, in presenza (probabilmente) solo di un’altro movimento rialzista, di un contesto macro in deterioramento e di mercati che negli ultimi tempi hanno accentuato la tendenza ad anticipare i movimenti futuri, è molto probabile che se da un lato siamo vicini ad un picco sui tassi dei Fed Funds, dall’altro siamo ancora più prossimi ad un massimo dei rendimenti dei Treasury e quindi di tutto il comparto obbligazionario.
Il discorso fatto per la Fed può essere adattato anche alla Zona Euro, dove invece l’ultimo meeting ha proposto uno scenario di “rialzo dovish”, al Regno Unito ed anche alla Svizzera (la Bank of England e la Swiss National Bank giovedì scorso hanno sorpreso i mercati confermando il costo del denaro).
Obbligazioni: è il momento di “bloccare” i rendimenti
Alla luce del fatto che Bespoke Investment Group calcola che i tassi a livello globale si attestino, ponderati per il Prodotto interno lordo, ai massimi dal 1995, forse è arrivato il momento di “congelare” lo status quo investendo sui titoli del debito.
Storicamente, il rendimento del decennale USA ha raggiunto il massimo entro un paio di mesi dall'ultimo rialzo dei tassi della Fed, che potrebbe avvenire nelle riunioni del Federal Open Market Committee di novembre o dicembre. "Non sapremo per un po' di tempo se questo è il picco o meno", ha scritto Jim Reid, responsabile della strategia creditizia globale di Deutsche Bank. "Tuttavia, la storia ci dice che, in media, l'ultimo rialzo del ciclo è il momento in cui i rendimenti hanno più probabilità di toccare i massimi rispetto a qualsiasi altro".
"Quando sarà chiaro che la Fed ha smesso di alzare i tassi, i fondi pensione e le compagnie di assicurazione avranno il via libera per bloccare i rendimenti obbligazionari che sono competitivi con il rendimento atteso dalle azioni nel decennio a venire", ha detto Ulf Lindahl, Ceo di Currency Research Associates. "Questo - a causa della correlazione inversa che esiste tra prezzo dei bond e rendimenti, ndr- spingerà i rendimenti verso il basso".
Se a questo stato di cose lo contestualizziamo con le elevate valutazioni dei titoli azionari e con le prospettive di crescita, una strategia basata sulla diversificazione tramite obbligazioni appare decisamente sensata.