Il mercato obbligazionario europeo ad alto rendimento sta vivendo un momento di euforia: giugno si è chiuso con un volume di emissioni mai visto prima, un vero e proprio diluvio di nuova carta che segnala un profondo cambiamento negli equilibri finanziari globali.
Secondo i dati elaborati da JP Morgan, le società europee con un rating creditizio speculativo, i cosiddetti emittenti "junk", a giugno hanno raccolto sul mercato circa 23 miliardi di euro. Una cifra stratosferica che non solo polverizza il precedente massimo storico, registrato nel giugno di quattro anni fa, ma lo supera di quasi 5 miliardi.
La disaffezione per il "made in USA" spinge i Junk Bond europei
Ma non è solo il volume a impressionare, anche il numero di operazioni ha raggiunto un picco, con ben 44 accordi siglati nel corso del mese, come certifica la società di analisi PitchBook.
Cosa si cela dietro questa improvvisa e impetuosa corsa a indebitarsi da parte delle aziende considerate più fragili? La risposta, come spesso accade negli ultimi tempi, va cercata Oltreoceano. La causa principale di questa abbondanza di liquidità è una crescente disaffezione degli investitori internazionali verso gli asset "made in USA".
L'elevatissimo tasso di imprevidibilità che caratterizza l'azione dell'amministrazione Trump, unito ai timori per le massicce necessità di finanziamento del Tesoro americano, stanno inducendo molti gestori a ricalibrare le proprie strategie, diversificando l'esposizione geografica.
Sebbene Wall Street abbia mostrato segnali di forte ripresa nel secondo trimestre, l'esodo dai mercati obbligazionari in dollari è proseguito ininterrottamente, contribuendo a indebolire il biglietto verde (in rosso di oltre il 10%, l'indice del dollaro nel primo semestre ha registrato la performance peggiore dal 1973).
Di contro, i fondi obbligazionari high-yield europei, secondo i dati di Bank of America, registrano afflussi netti da sette settimane consecutive. Questo fiume di denaro in cerca di rendimento ha provocato un crollo dei costi di finanziamento nel Vecchio Continente, creando una finestra di opportunità irripetibile per molte aziende.
Spread di rendimento dei titoli high-yield in forte calo
L'appetito per il rischio è tale che anche società con storie complesse o rating molto bassi, che fino a pochi mesi fa avrebbero trovato le porte del mercato sbarrate, sono riuscite a finanziarsi a condizioni vantaggiose.
Lo spread di rendimento dei titoli high-yield europei – ovvero il premio richiesto dagli investitori per detenere debito rischioso rispetto ai titoli di Stato – si è contratto, passando da oltre 4 punti percentuali ad aprile ai 3,1 di fine giugno.
Ben Thompson, responsabile dei mercati dei capitali per l'area EMEA di JP Morgan, conferma questa visione: "c'è un'enorme quantità di capitale che affluisce in questa asset class. Stiamo osservando come i grandi gestori inizino a concentrarsi maggiormente sull'Europa".