Oro ai massimi, le 2 vere cause. Arriva la versione digitale | Investire.biz

Oro ai massimi, le 2 vere cause. Arriva la versione digitale

05 set 2025 - 09:45

Il rally dell'oro non si ferma, sono 2 i fattori che lo spingono oltre ogni record: l'Asia che fa incetta e le Banche centrali che puntano sulla sovranità delle riserve

Il metallo giallo mercoledì ha nuovamente aggiornato i massimi storici toccando un massimo intraday a 3.578,40 dollari l’oncia. I future con consegna a dicembre hanno oltrepassato anche i 3.600 dollari (top a 3.640,1 $), confermando il trend rialzista che dall’inizio del 2025 ha portato a un incremento di circa 30 punti percentuali. Secondo Jim Reid di Deutsche Bank, questa corsa è strettamente collegata alle aspettative di una politica monetaria più accomodante: "il rally è alimentato dalle attese di tagli ai tassi e dal persistere delle paure inflazionistiche, che rafforzano l’oro come bene rifugio per eccellenza nei momenti di turbolenza".

 

 

Oro da record: tassi in calo e incertezze politiche

Gli operatori guardano con attenzione alla prossima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) della Federal Reserve (Riunioni Fed: calendario delle date dei meeting del FOMC 2025). Dopo mesi di pressioni da parte del presidente Donald Trump , che in diversi casi sono risultate eccessive (per usare un eufemismo), e segnali di apertura da parte di Jerome Powell, i mercati prezzano con una probabilità superriore al 90% un primo taglio dei tassi, oggi fermi nella forchetta tra 4,25% e 4,5%.

Per Krishan Gopaul, senior analyst del World Gold Council, la combinazione di incertezza macroeconomica, tensioni politiche e acquisti delle Banche centrali rappresenta un mix potente per il mercato: "le questioni legate ai dazi di Trump, i dubbi sull’indipendenza della Fed e l’interferenza politica stanno aumentando l’attrattiva dell’oro, anche rispetto agli asset denominati in dollari".

Questo clima di sfiducia verso il dollaro e le istituzioni statunitensi potrebbe favorire un ulteriore spostamento dei capitali verso asset percepiti come più sicuri, alimentando ancora la corsa del metallo giallo.

 

Prospettive: nuovi record all’orizzonte

Gli analisti non escludono ulteriori rialzi. UBS vede un futuro brillante per il metallo prezioso, con un target a 3.700 dollari l’oncia entro giugno 2026, e la possibilità di spingersi fino a 4.000 dollari in scenari di forte deterioramento economico o geopolitico.

Anche Goldman Sachs ha confermato il suo target di 4.000 dollari per la metà del 2026, sostenuto da una "domanda strutturalmente forte da parte delle banche centrali e dagli afflussi negli ETF", alimentati dall'allentamento monetario della Fed. Ma, per gli analisti dell'istituto statunitense, i prezzi potrebbero anche sfondare quota 6.000 dollari (Oro: ecco come le quotazioni potrebbero arrivare a 5.000 dollari). 

 

 

La spinta viene da Oriente 

Ma questa volta sono in particolare due gli elementi che saltano all'occhio: lo shopping in arrivo dall'Asia e il progressivo spostamento dai Treasury in direzione del metallo giallo. 

Per quanto riguarda il primo punto, Ross Norman, CEO di Metals Daily, ha recentemente sottolineato come il picco dei prezzi venga sistematicamente raggiunto in pieno orario asiatico, ben lontano dalla tradizionale apertura dei mercati di Londra, il "centro di gravità" storico del trading aurifero.

Questo dettaglio non è una semplice coincidenza. È un segnale che il baricentro dell'oro si sta spostando. Londra resta il cuore pulsante per quanto riguarda il settlement, la custodia e le regole del mercato, ma la forza trainante della domanda sembra provenire sempre più dall'Est. Un vero e proprio "riallineamento delle placche tettoniche" che, sebbene ancora in fase embrionale, mette in discussione la supremazia occidentale.

In Asia, il metallo giallo è visto con una convinzione maggiore grazie ad una cultura del risparmio e dell'investimento che lo considera un pilastro di stabilità. Al contrario, in Occidente, la narrativa si è spesso concentrata su altre asset class, come i titoli tecnologici o, più recentemente, il Bitcoin, percepito da alcuni come una versione digitale e più dinamica del metallo prezioso.

 

 

Treasury USA? Meglio l'oro

Per decenni, il Treasury, il titolo del Tesoro americano, ha rappresentato il porto sicuro per antonomasia. Profondo, liquido e supportato dalla "garanzia" di un'economia che poteva sempre stampare moneta per onorare i debiti, il Treasury è stato il pilastro delle riserve globali.

A differenza del dollaro, che ha perso circa il 30% del suo potere d'acquisto dal 2020 a causa dell'inflazione, il rendimento dei bond sembrava offrire una difesa. La svalutazione monetaria ha però ridotto il valore di quei rendimenti: con un'inflazione media del 4% dal 1971, i rendimenti nominali hanno spesso offerto poco più di una perdita in termini reali.

In questo contesto, le Banche centrali hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate del metallo giallo nel 2024, a cui si sono aggiunte altre 410 tonnellate nei primi sei mesi del 2025. Questa massiccia ondata di acquisti ha portato, per la prima volta in 30 anni, il valore delle riserve auree a superare quello dei Treasury.

 

Fonte: Crescat Capital LLC

 

Perchè l'oro ha superato i Treasury 

Questa inversione di rotta non è casuale, ma il risultato di un profondo mutamento del panorama geopolitico e finanziario. Due eventi in particolare hanno scosso la fiducia nelle riserve in dollari.

In primo luogo troviamo le sanzioni imposte alla Russia: il congelamento di miliardi di dollari ha inviato un chiaro messaggio al mondo: i Treasury, per quanto sicuri, sono vulnerabili alla politica. L'oro, invece, è "gloriosamente inerte". Se una Banca centrale lo custodisce nei propri caveau, ne possiede l'asset in modo diretto, senza rischi di controparte o ingerenze esterne.

Si tratta di una questione di sovranità, un principio che assume una rilevanza cruciale in un mondo sempre più frammentato. Non a caso, la Banca d'India ha riportato in patria oltre 100 tonnellate di oro, aumentando la sua quota di riserve auree al 12%.

In secondo luogo, l'enorme e crescente debito pubblico degli Stati Uniti, che ha superato i 37 trilioni di dollari, solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine. Anche se il dollaro rimane la valuta di riserva dominante, l'eccesso di debito e la svalutazione ne minano lentamente la credibilità. L'oro, con la sua stabilità intrinseca e la sua storia millenaria, riemerge come la copertura definitiva contro questi rischi.

Non si tratta, ovviamente, della fine del dollaro, ma di un suo ridimensionamento. I Treasury offrono liquidità, l'oro offre sovranità. Un portafoglio di riserve intelligente, come quello che le Banche centrali stanno costruendo, deve avere entrambe le componenti.

Secondo un sondaggio condotto dal World Gold Council, una schiacciante maggioranza di Banche centrali prevede di aumentare ulteriormente le proprie riserve auree nei prossimi 12 mesi. L'oro, in questo contesto, emerge come la polizza assicurativa definitiva contro un panorama economico e geopolitico sempre più incerto.

 

 

Il WGC prepara l'Oro digitale

Il World Gold Council (WGC), la voce dell'industria mineraria, ha svelato i suoi piani per creare una forma digitale del metallo prezioso. Un'iniziativa che, se avrà successo, potrebbe trasformare in modo radicale il mercato londinese, un colosso da 900 miliardi di dollari, introducendo una liquidità e una flessibilità finora impensabili. L'idea è ambiziosa: consentire al settore bancario e agli investitori di utilizzare l'oro come mai prima d'ora, liberandolo dalle sue tradizionali catene fisiche. 

L'obiettivo è creare una "circolazione digitale dell'oro all'interno dell'ecosistema aureo", ha spiegato David Tait, CEO del WGC, in un'intervista al Financial Times. La visione è quella di standardizzare l'oro in forma digitale, permettendo l'utilizzo di prodotti finanziari tipici di altri mercati.

Nonostante il valore dell'oro sia raddoppiato negli ultimi tre anni, rimane un asset a bassa liquidità e senza rendimento nei bilanci di molte istituzioni. La digitalizzazione, secondo Tait, potrebbe cambiare radicalmente questa percezione, consentendo di usare l'oro come collaterale per i margini di garanzia e di generare così profitti, specialmente per le banche che detengono ingenti riserve.

Il nuovo settore, denominato "pooled gold interests" (PGIs), permetterebbe a banche e investitori di scambiare quote di proprietà di oro fisico detenuto in conti segregati. Un progetto pilota, che coinvolgerà "grandi banche e trading house", è previsto per il prossimo trimestre a Londra.

 

 

Oro Digitale: le ragioni

La mossa del WGC non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto di mercato in cui la concorrenza di criptovalute e stablecoin si fa sempre più agguerrita. Sebbene l'oro resti un'icona del valore, il suo status di asset millenario rischia di essere messo in discussione dalla velocità e dall'efficienza delle nuove tecnologie finanziarie. La storia è costellata di tentativi falliti di creare stablecoin supportate dall'oro; le due più riuscite, Tether Gold e Pax Gold, gestiscono rispettivamente 1,3 miliardi e 1 miliardo di dollari, cifre irrisorie se confrontate con i 400 miliardi dei fondi ETF aurei.

Il WGC, con questa iniziativa, intende colmare un vuoto che altri non sono riusciti a riempire, agendo come catalizzatore per un mercato che, per la sua natura, è intrinsecamente avverso al rischio. 

Il WGC ha già avviato una collaborazione con la London Bullion Market Association (LBMA), un'iniziativa che mira a creare una blockchain per la tracciabilità delle barre d'oro. Un progetto, quest'ultimo, che ha incontrato una certa resistenza ma che, a detta di Tait, sta procedendo con determinazione per dotare ogni singola barra di un "passaporto" e di un "certificato di nascita", migliorando la trasparenza e la provenienza del metallo.

L'obiettivo è quello di spingere il settore verso una maggiore modernità e standardizzazione, pur riconoscendo le sfide che ciò comporta. Non mancano le voci scettiche, come quella di Adrian Ash di BullionVault, che definisce l'iniziativa una "soluzione in cerca di un problema", in un momento in cui l'oro è già l'asset con la migliore performance. Nonostante le perplessità, la direzione è chiara: il WGC è determinato a modernizzare un mercato tradizionale, aprendo la strada a un futuro in cui l'oro potrà circolare con la stessa fluidità del denaro digitale, mantenendo intatto il suo valore e la sua credibilità.

 

 

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