Il rally dell'oro è incontenibile e oggi le quotazioni hanno registrato un
nuovo massimo storico sopra i 3.600 dollari l'oncia. Gli investitori sono ormai quasi certi che la
Federal Reserve taglierà i tassi di interesse di un quarto di punto nella riunione del 16/17 settembre. La probabilità indicata dal FedWatch del CME Group è del 92%. Il punto però è che il mercato comincia a incorporare nei prezzi una Banca centrale molto aggressiva su questo fronte nelle riunioni successive.
"I tagli dei tassi iniziano a sembrare scontati, ma ora sorgono dubbi se ce ne saranno ulteriori. Tassi più bassi stimolerebbero l'attività economica negli Stati Uniti e indebolirebbero ulteriormente il dollaro, fornendo un forte vento favorevole all'oro", ha affermato l'analista indipendente Ross Norman.
Gli investitori infatti troverebbero meno redditizio detenere dollari e quindi tenderebbero a venderli. L'indebolimento valutario che ne consegue renderebbe più conveniente acquistare oro per gli operatori non americani, visto che il metallo è quotato in dollari. In altri termini, l'effetto cambio favorevole darebbe un maggiore stimolo all'acquisto del prezioso facendo in questo modo aumentare la domanda.
Rendimenti più bassi sul mercato significherebbero anche la riduzione del costo opportunità di avere in portafoglio un'attività per sua natura non redditizia come l'oro. Questo infatti non produce interessi, né dividendi. Giocoforza, gli investitori sono meno tentati da altri asset più redditizi quando i rendimenti calano.
La corsa all'oro non è figlia solo delle aspettative sulla politica monetaria della Federal Reserve, ma è frutto anche della scelta degli operatori di indirizzarsi verso i beni rifugio in un momento in cui sul mercato c'è alta tensione. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che chiederà una sentenza accelerata alla Corte Suprema sui dazi, dopo che la scorsa settimana una Corte d'Appello americana ha sancito che le tariffe sono illegali.
"Le questioni tariffarie e l'ostacolo fornito dalla Corte Suprema saranno un test critico per Trump e, indipendentemente dal risultato, l'oro offre una gradita tregua dalle turbolenze del mercato per gli investitori", ha detto Norman.
Gli investitori sono in agitazione anche per l'escalation nei rapporti tra Trump e la Fed. Il mese scorso, il capo della Casa Bianca ha sferrato un attacco alla Banca centrale con il tentativo di licenziare la governatrice Lisa Cook, rilanciando di fatto il tema spinoso dell'indipendenza della Fed e delle interferenze politiche. Non è escluso che il tycoon torni alla ribalta cercando di estromettere il numero uno dell'autorità monetaria, Jerome Powell.
Oro: durerà il rally nel corso dell'anno?
Superata quota 3.600 dollari, il prezzo dell'oro in teoria non avrebbe grandi ostacoli, stimano gli osservatori finanziari. Gli analisti vedono le quotazioni arrivare fino a 3.900 dollari prima della chiusura del 2025, cercando di testare la soglia di 4.000 dollari nel 2026.
Gli elementi in gioco da valutare però saranno molti, a partire dalla possibilità che si affievoliscano o meno le tensioni a livello geopolitico e che in ambito economico ci siano o meno segni di cedimento nei principali Paesi. "Penso che, dato il rischio geopolitico e le prospettive della Federal Reserve, il rally dell'oro potrebbe avere ancora spazio per durare nel 2025", ha detto Zain Vawda, analista di MarketPulse di OANDA.
Nel breve periodo, un ruolo importante potrebbe essere esercitato dalla lettura dei dati occupazionali statunitensi in programma venerdì prossimo. La conferma di un mercato del lavoro in rallentamento potrebbe indurre la Fed ad accelerare il piano di accomodamento monetario, con alcuni che accarezzano la possibilità che già dal prossimo meeting l'istituto centrale attui una mossa sui tassi da mezzo punto percentuale.