Il petrolio è in crisi. Nel mercato delle materie prime, sia il prezzo del
Brent che quello del
West Texas Intermediate arretrano di circa un punto percentuale portandosi a 64 ed a 61,50 dollari al barile. Il greggio è sulla buona strada per registrare la sua
maggiore perdita mensile dal 2021.
Le vendite riflettono le tensioni riguardo
la guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, che sembra lontana da una risoluzione e che rischia di avere effetti devastanti sull'economia delle due superpotenze. Le autorità di Pechino stanno adottando la linea di resistere ai dazi del presidente americano
Donald Trump, avvertendo anzi gli altri Paesi a non cedere alle minacce.
In particolare, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato che un approccio remissivo non farebbe altro che "incoraggiare il bullo", riferendosi proprio al capo della Casa Bianca. Il clima teso segna un passo indietro rispetto ai timidi segnali di disgelo dei giorni scorsi.
Nel contempo, l'OPEC+ ha elaborato i piani per rilanciare la produzione, dopo un lungo periodo di strette nell'attesa che la domanda riprenda a correre. Sotto questo profilo non si sono visti miglioramenti, ma i membri del cartello non possono più permettersi di tenere bassa l'offerta con il rischio di perdere quote di mercato.
A mettere sotto pressione le quotazioni del petrolio sono stati anche i colloqui tra USA e Iran in merito all'allentamento delle restrizioni sul greggio di Teheran. Le discussioni mostrano qualche progresso e questo potrebbe allargare ancora di più l'offerta.
Petrolio: dove arriveranno i prezzi?
Le prospettive per l'oro nero non sono entusiasmanti, visto il contesto generale depresso. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, nel breve termine c'è da aspettarsi una contrazione dei prezzi, anche se nel lungo periodo la situazione potrebbe cambiare in maniera significativa.
"La curva forward del Brent ha una forma insolita al momento: inclinata verso il basso nei primi nove contratti e successivamente inclinata verso l'alto", ha scritto in una nota il team della banca d'investimento americana. "Questo è così insolito che, in effetti, ci sono pochi precedenti storici".
Gli esperti prevedono una discesa del Brent al minimo di 60 dollari entro la fine dell'anno. Ciò è in linea con le previsioni trimestrali di Morgan Stanley. "I dazi commerciali si trasformeranno in un significativo vento contrario per la domanda di petrolio", hanno detto gli analisti. "Il nostro bilancio del greggio mostra un deficit nel terzo trimestre, ma questo si trasforma in un surplus significativo in seguito".
Anche gli analisti di ANZ Group segnalano un "rischio al ribasso per la domanda a causa di dati economici deboli". Per inciso, gli ultimi dati manifatturieri americani mettono in evidenza qualche aspetto preoccupante per la prima economia. Nello specifico, secondo un rapporto della Federal Reserve Bank di Dallas, una misura ampiamente seguita dell'attività manifatturiera del Texas è crollata a livello più basso da maggio 2020. Tra l'altro, gli analisti sottolineano come i colloqui tra Iran e Stati Uniti siano positivi e "riducano il rischio di un'escalation che innescherebbero ulteriori sanzioni USA".