I prezzi dell'oro sono nuovamente in rialzo oggi nel mercato delle materie prime dopo il ritracciamento degli ultimi giorni dai
massimi storici di oltre 3.500 dollari l'oncia. Da quando il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha annunciato i dazi reciproci il 2 aprile 2025, le quotazioni del metallo giallo hanno fatto un balzo di oltre 6 punti percentuali, perché gli investitori hanno comprato l'asset nella veste di bene rifugio.
Nello stesso periodo, altre attività come i titoli di Stato USA decennali e il dollaro americano, che tradizionalmente sono considerati porti sicuri nei momenti di turbolenza, hanno perso terreno. I rendimenti dei Treasury sono saliti circa del 4,5%, mentre il Dollar Index - che misura l'andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di valute - è scivolato del 4,6%.
"Il lingotto è entrato come bene rifugio preferito dal mercato", ha affermato Vivek Dhar, direttore della ricerca sulle materie prime minerarie ed energetiche della Commonwealth Bank of Australia. "Ciò che rende questa recente domanda di rifugio sicuro così unica è che il dollaro USA e i Treasury sono stati venduti in quanto hanno perso attrattiva".
Anche John Reade, strategist di mercato del World Gold Council, ha sottolineato questa evidenza. "Anche se questa è ben lungi dall'essere una storia di 'morte del dollaro USA', è giusto dire che la fiducia negli Stati Uniti, nella sua economia e nei suoi asset principali, l'USD e i Treasury, è diminuita", ha dichiarato in un'intervista.
Oro: perché è il bene rifugio preferito dagli investitori
L'aspetto sotto certi versi un po' anomalo è che, di norma, quando i rendimenti dei Treasury salgono, gli investitori si allontanano dall'oro. Il motivo è che il metallo prezioso non è un asset redditizio e quindi la sua detenzione comporta un maggior costo opportunità. Ma allora perché gli investitori stanno preferendo l'oro come bene rifugio? Secondo gli esperti di mercato concorrono tre ragioni principali.
In primo luogo, il metallo conserva una capacità di copertura contro l'inflazione, la quale non ne intacca il valore intrinseco. Con i dazi in corso, il costo della vita negli Stati Uniti sarà destinato a salire, il che implica tassi di interesse futuri più elevati.
Ciò mette sotto pressione i titoli di Stato, i cui prezzi sono legati da un rapporto inverso con i rendimenti. "L'oro è storicamente percepito come una copertura contro l'inflazione, il che potrebbe spiegare la sua preferenza", ha affermato Michael Ryan, docente presso la scuola di contabilità, finanza ed economia dell'Università di Waikato.
In secondo luogo, c'è una sorta di sfiducia in questo momento in tutto ciò che attiene agli Stati Uniti. Gli investitori si aspettano che la guerra commerciale in corso finisca per danneggiare l'economia americana spingendola in recessione.
"C'è un calo della fiducia negli asset statunitensi a causa delle incertezze economiche e geopolitiche", ha detto Soni Kumari, strategist delle materie prime di ANZ. L'oro è indipendente da qualsiasi politica monetaria e fiscale, il che ne aumenta l'attrattiva.
"A differenza delle valute o dei titoli di Stato, l'oro non comporta alcun rischio di credito e non è legato alla traiettoria economica o politica di una singola nazione", ha detto Alexander Zumpfe, senior trader di metalli preziosi di Heraeus.
In terzo luogo, il ruolo del dollaro USA come riserva valutaria mondiale negli ultimi tempi è stato messo in discussione e gli investitori hanno trovato nell'oro l'asset giusto per diversificare. Le scelte delle Banche centrali in questo sono state decisive.
"Le Banche centrali dei mercati emergenti, che sono state sottopesate sull'oro rispetto alle loro controparti dei mercati sviluppati, si sono rivolte al metallo giallo e probabilmente rimarranno forti acquirenti mentre diversificano le loro riserve basate sul dollaro", ha detto Eli Lee, chief investment strategist della Bank of Singapore.
Anche Dhar di Commonwealth Bank of Australia ha sottolineato questo punto, sostenendo come i Paesi si siano "resi conto che l'oro era una potenziale copertura contro il congelamento delle riserve valutarie degli Stati Uniti".