I prezzi del petrolio hanno toccato i massimi ad un anno, superando i 60 dollari al barile, sostenuti sia dalle speranze di una ripresa economica più rapida sia dai tagli dell'offerta da parte dell'OPEC. Il lancio dei vaccini contro il Covid-19 sta inoltre alimentando le speranze che i lockdown vengano allentati e le persone possano tornare a viaggiare, aumentando la domanda di carburante.
I Paesi membri dell'OPEC hanno confermato la politica di restrizione dell'offerta. La promessa dell'Arabia Saudita di tagli aggiuntivi all'offerta a febbraio e marzo sulla scia delle riduzioni da parte di altri membri dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati, inclusa la Russia, sta aiutando a bilanciare i mercati globali e sostenere i prezzi che si sono risollevati dai minimi storici segnati l’anno scorso (scopri i 10 maggiori produttori di petrolio del mondo).
Progressi su stimoli USA trainano il greggio
I prezzi sono stati sostenuti ulteriormente dalla notizia che i Democratici al Congresso USA hanno mosso il primo passo verso l'approvazione del pacchetto di aiuti contro la pandemia di 1.900 miliardi di dollari proposto dal presidente Joe Biden. Inoltre, i nuovi ordini di beni prodotti negli Stati Uniti sono aumentati più del previsto a dicembre, indicando una continua forza della produzione.
Parallelamente, un altro fattore positivo per il mercato è rappresentato dalla flessione delle scorte di greggio negli Stati Uniti, scese di 994mila barili la scorsa settimana a 475,7 milioni di barili, ai minimi da marzo, come comunicato ieri dall'EIA.
Un gruppo di analisti intervistati da Reuters aveva previsto un aumento pari a 446mila barili. La debolezza del biglietto verde, più debole rispetto alla maggior parte delle valute, contribuisce a sostenere le materie prime denominate in dollari USA.
Anche gli hedge fund scommettono sul “grande ritorno” del petrolio
Gli hedge fund stanno tornando al rialzo sul petrolio, scommettendo che la pandemia e l'attenzione verso l’ambiente degli investitori hanno gravemente danneggiato la capacità delle aziende di aumentare la produzione. Tali limitazioni all'offerta spingerebbero i prezzi ai massimi pluriennali, hanno affermato diversi hedge fund.
Questa mossa inverte lo scenario dei grandi fondi speculativi, che l'anno scorso hanno shortato il settore petrolifero in vista dei lockdown globali, ottenendo guadagni sul solo settore energetico del 26,8% nel 2020, secondo i dati di eVestment.
Il Brent è salito del 59% dall'inizio di novembre, quando sono emerse notizie di vaccini efficaci, dopo che le restrizioni causati dalla pandemia hanno fatto crollare la domanda di carburante e conseguentemente i prezzi del petrolio. Il greggio statunitense, il WTI, è salito del 54% durante lo stesso periodo.
Le scommesse rialziste degli hedge fund arrivano nonostante l'avvertimento dell'EIA, l’Agenzia internazionale per l'energia, che a gennaio ha affermato che il picco nei casi di nuove varianti di coronavirus ostacolerà la domanda di petrolio quest'anno e una lenta ripresa economica ritarderebbe un pieno rimbalzo della domanda mondiale di energia fino al 2025.
L'OPEC, che ha anche rivisto al ribasso la crescita della domanda, prevede tuttavia ancora tagli alla produzione per mantenere il mercato in deficit per almeno tutto il 2021.