Venerdì ho parlato di come il cambio Forex USD/JPY stia tentando di forzare un’area di resistenza molto importante. Ma quando si parla di tale rapporto non si può evitare di parlare di tassi di interesse americani e soprattutto di oro. Infatti il metallo giallo tende a rafforzarsi quando i prezzi di USD/JPY scendono e viceversa quando lo Yen perde terreno. La correlazione storicamente è elevata.
Nonostante la prevedibile debacle di chi pensava di ripetere l’affare GameStop con uno squeeze sull’argento, l’oro ha ripiegato anche sotto quota 1.800 dollari l’oncia. I tassi di interesse soprattutto a lunga scadenza hanno il loro peso in tutto questo. Risalendo a ridosso delll'1,2%, il decennale americano si è allontanato con ancora più decisione da quello giapponese.
L’appeal verso il dollaro è tornato di conseguenza per effetto di un allargamento del differenziale di rendimento rispetto agli equivalenti titoli giapponesi. E quando il dollaro si rafforza l’oro solitamente zoppica.
Anche la curva dei rendimenti a sua volta ha contribuito alla debolezza del metallo giallo. Lo spread tra bond a 10 anni e 3 mesi americani è salito a 110 punti base, il livello più alto da marzo. Il differenziale 10-2 ha toccato i 100 punti base, era zero ad agosto 2019.
Previsioni quindi di ripresa economica secondo i mercati (o di inflazione più alta) che danneggiano un oro alle prese anche con un appetito per il rischio in decisa ripresa. Quindi festa finita sul metallo giallo? Con questa affermazione ci andrei cauto.
Il dollaro USA a mio modo di vedere è prossimo all’esaurimento di quella fase di rafforzamento che contro l'euro dovrebbe vedere area 1,18/1,20 come soglia di supporto critica. Andare sotto mi stupirebbe in questo momento di tassi zero in America e deficit gemelli ancora in espansione.
Le stesse aspettative di inflazione americane hanno toccato il 2,3% negli Stati Uniti, lasciando intendere che tutto il rialzo dei tassi in realtà è frutto, non di prospettive di crescita maggiori, quanto di inflazione attesa più alta.
Oro: i livelli tecnici da monitorare
Per l'oro il superamento del massimo del 2011 è durato giusto il tempo di toccare quota 2.000 dollari e ritornare mestamente sotto quel livello di resistenza dinamica di 1.930 dollari che nel 2011 anticipò la fase acuta della crisi dell’euro. Con un doppio rimbalzo arenatosi attorno a 1.960 il prezioso guarda con molta attenzione ai minimi di dicembre a 1.765 dollari.
Quella sarà un po' la prova del nove con la rottura della trendline ascendente che rischierebbe di mettere in crisi i rialzisti. Mentre Bitcoin cerca di mandare messaggi convincenti grazie agli apprezzamenti di Elon Musk e Ray Dalio, l’oro in questo momento sembra essere un po' abbandonato dagli investitori. Saprà il bene rifugio per eccellenza invertire questa negatività e ripartire alla caccia di nuovi massimi storici? Ai supporti l’ardua sentenza ma qui una piccola quota di margine long si potrebbe cominciare a spendere.