Mentre i mercati guardano con fiducia all’accordo tra Cina e Stati Uniti sul versante dei dazi, ci sono asset class che potrebbero sfruttare questa fase per colmare parte di quel gap accumulato nel corso degli ultimi anni.
Tra queste asset class rientrano le commodity, spesso poco considerate come componente di un portafoglio diversificato, ma presenti in diversi Lazy Portfolio “buoni” per ogni stagione.
Naturalmente l’oro è la materia prima più utilizzata singolarmente per la sua storica decorrelazione con le altre asset class tradizionali e le recenti performance ne hanno aumentato ancora di più il fascino verso chi cerca rifugio in strumenti alternativi.
Le commodity, intese in senso aggregato, possono essere acquistate oggi da qualsiasi investitore tramite ETF.
ETF Commodity: una valida difesa dall'inflazione
ETF che replicano indici con ciascuno proprie particolarità e pesi. Ci sono indici con una maggiore presenza di materie prime energetiche, altri di metalli preziosi, altri ancora anche di materie prime agricole. Questo rende difficile identificare un indice commodity univoco, come potrebbero essere i vari indici azionari oppure obbligazionari mondiali. Anche in questi casi ci sono differenze geografiche oppure settoriali, ma molto sfumate e non così marcate come nel caso degli indici di materie prime.
Ho deciso di prendere come riferimento centrale l’indice Bloomberg Commodity Index replicato dall’ETF di Invesco (Invesco Bloomberg Commodity Ucits Etf) per capire quale tipo di performance relativa rispetto ad azioni e obbligazioni ha caratterizzato questa asset class negli ultimi tempi. Sono consapevole che esistono altri indici e strategie di gestione, ad esempio, dei contratti futures su commodity, ma preferisco utilizzare l’indice più conosciuto e diffuso per fare un’analisi di confronto.
Negli ultimi 5 anni, quindi dalla pandemia in avanti, il recupero dell’ETF commodity è stato importante e in grado di coprire la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione. Il +70% dell’ETF di Invesco è poca cosa rispetto al +100% dell’azionario mondiale, ma decisamente meglio del -7% di un investimento in bond global aggregate.
Le differenze si fanno ancora più importanti a partire da fine 2017, data in cui gli ETF su materie prime sono arrivati sul mercato. Se i bond faticano ad arrivare a una performance complessiva del 5%, l’azionario vola oltre il 130% e le commodity si fermano al 50%. Un guadagno che permette comunque di strappare un 5% di rendimento annuo composto ben superiore all’inflazione media del periodo.
Indice Bloomberg Commodity: composizione
L’indice Bloomberg Commodity è ben diversificato tra i principali indici di materie prime. Gli energetici rappresentano un quarto del portafoglio, i metalli preziosi un altro quarto, le agricole un quinto e i metalli industriali il 15%. In via residuale altre materie prime come bestiame e soft commodity.
Graficamente l’ETF di Invesco sintetizza bene il momento delle commodity.
Per ben tre volte c’è stato negli anni scorsi il test del 50% di ritracciamento dell’intero bull market. Una fase di falsa partenza è stata seguita da una nuova discesa però incapace di tornare sui minimi precedenti.

Se il rialzo appena abbozzato nelle ultime settimane dovesse sfondare verso l’alto la trend line che unisce i massimi del 2022 e di inizio 2025, allora si aprirebbero prospettive veramente interessanti per le commodity, ancora ben lontane dai massimi di inizio secolo. A quel punto una asset class che meriterebbe qualche punto percentuale di peso in più.