Con un Pil globale stimato in rialzo del 3%, l’anno prossimo i prezzi delle materie prime potrebbero beneficiare di un certo sostegno mitigando l'impatto negativo esercitato dalla forza del dollaro USA.
Ma, rileva Marcus Garvey, Head of Commodities Strategy di Macquarie, “le implicazioni sfavorevoli di una guerra commerciale sulla domanda di beni minacciano il potenziale recupero del settore manifatturiero rispetto ai servizi”.
Inoltre, “la possibilità di un incremento della domanda di materie prime attraverso il riassortimento delle scorte nei mercati sviluppati è limitata, sia dall'effetto negativo sulla fiducia di un eventuale conflitto commerciale, sia dalle minori aspettative relative a tagli dei tassi da parte della Federal Reserve”.
Su quali commodity puntare nel 2025? Quali evitare?
Proviamo a vedere quali sono, a giudizio di Garvey, le materie prime da privilegiare e quelle invece da evitare nei prossimi 6-9 mesi.
Tra le commodity più promettenti nel 2025 troviamo i metalli preziosi. “Si prevede che il trend rialzista riprenda nel secondo trimestre, con l'indebolirsi della forza del dollaro USA e al continuo calo dei tassi d'interesse. Potrebbero emergere ulteriori opportunità grazie a investimenti da parte di operatori cinesi o a un deterioramento fiscale negli Stati Uniti”. Attenzione anche al platino, che potrebbe beneficiare, rileva l’esperto, di un deficit strutturale e di una limitata esposizione degli investitori.
Ma, come detto, l’esperto di Macquarie, evidenzia anche quelle che sono le commodity che nell’arco di 6-9 mesi andrebbero evitate. In prima fila c’è lo zinco, a causa del fatto che “significativi aumenti dell'offerta mineraria e una domanda debole, potrebbero generare un surplus di mercato, con possibilità di un ulteriore calo dei prezzi fino al livello dei costi di produzione”.
Stime negative anche per le materie prime bulk: “sia il minerale di ferro che il carbone termico sono esposti al rischio di una riduzione della domanda di importazione da parte della Cina nel 2025, senza che vi siano segnali di compensazioni significative da altri mercati”.
Le materie prime migliori/peggiori nel medio termine
Allungando l’orizzonte temporale, Garvey stima quali saranno le commodity vincitrici nel medio termine e quelle che, invece, potrebbero registrare difficoltà.
Nel primo gruppo rientra il carbonio, grazie al suo valore per incentivare la riduzione delle emissioni, i metalli per l'elettrificazione, con l’avanzare della transizione energetica. Nel secondo troviamo i combustibili fossili, per i quali si osserva un rallentamento nella crescita della domanda (il gas invece mantiene un ruolo di transizione), il palladio, a causa della diminuzione della quota di mercato dei veicoli a combustione interna, ed il minerale di ferro, visto che grandi progetti, come Simandou (quello che è generalmente considerato il più grande giacimento di ferro non sfruttato al mondo), potrebbero determinare un surplus strutturale fino a quando i prezzi non forzeranno un riequilibrio del mercato.