A inizio aprile di questo 2025 Trump sconvolse i mercati con l’annuncio di maxi dazi praticamente in ogni luogo del mondo. A quell’evento, che causò la brusca caduta delle Borse, è seguita una fase di ripresa per alcuni settori e geografie più intensa di altri. Alcuni accordi commerciali sono stati chiusi, altri sono pending, altri ancora hanno causato vere e proprie tensioni peggiorate con nuovi dazi.
Ma sui mercati finanziari quale è stata la reazione dopo un semestre di post Liberation Day? Inutile negare che i vincitori sono diversi e tutti di natura molto tematica.
Semestre post Liberation Day: cripto, nucleare e terre rare sul podio
Sul gradino più alto del podio troviamo Global X Blockchain con un rialzo di oltre il 200% seguito da una miriade di altri ETF a tema cripto che ci fanno capire la corsa di questo settore trainato dai rally di Bitcoin ed Ethereum.
Poi a seguire tra i vincenti di questi strani sei mesi in salsa trumpiana troviamo il tema del nucleare e dell’uranio (+150% WisdomTree Uranium and Nuclear Energy) e delle terre rare con l’ETF di VanEck, recentemente tornate al centro dell’attenzione nello scontro verbale tra Cina e Stati Uniti.
Ma il semestre è stato ricco anche per altri temi come quello legato all’idrogeno, alle azioni di materie prime come soprattutto oro e argento e anche al celebre ETF di Cathie Wood ARK Innovation salito di oltre l’80% da aprile.
A livello di geografie annotiamo come l’ultimo semestre ha sorriso soprattutto ad un Paese che per primo ha stretto accordi commerciali con Trump, ovvero quel Vietnam salito come dimostra l’ETF di Xtrackers di oltre il 65%.
Qualcuno ha perso terreno durante il post Liberation Day? Non per tutti sono state rose e fiori anche se nulla di drammatico.
Negative le performance di settori difensivi come i consumer staples e il food and beverage con gli effetti dei dazi che in questi casi si fanno sentire. Flat anche settori come quello del legname e soprattutto i petroliferi causa un prezzo del petrolio depresso, ma soprattutto (e questo vale per tutti gli ETF commercializzati in Euro) per la debolezza del dollaro americano che ha reso meno interessanti le performance per l’investitore europeo.
Bene i bond emergenti
Lato obbligazionario i grandi vincitori sono stati i bond emergenti che in sei mesi hanno guadagnato oltre il 10% grazie ad una compressione di rendimenti a lunga americani con successivo taglio dei tassi e riduzione anche degli spread creditizi, tipico termometro del rischio emittente. Molto bene anche altre gambe obbligazionarie a spread e correlata ai mercati azionari come le convertibili e i bond ibridi.
Un post Liberation Day che ha indubbiamente sorriso agli asset più rischiosi e innovativi. Meno a quelli appartenenti alla old economy. Tra un semestre tireremo un bilancio annuale che a quel punto precederà anche le importanti elezioni di mid terms. Con Trump che vorrà prendersi tutta la posta. Vedremo se la Borsa annuirà.