Anche gli ETF si muovono. Questa è la prima frase che mi viene in mento dopo l’annuncio di Vanguard di modificare la politica di gestione del VFEM, ovvero l’ETF Vanguard Ftse Emerging Market Equity, una corazzata da oltre 2,3 miliardi di dollari di masse amministrate lanciato nel 2012 e che ad un prezzo annuo di 0,22% replica fisicamente i principali mercati emergenti azionari.
Ma in cosa consiste il cambio di politica annunciato da Vanguard?
Fino ad oggi il gestore creava le posizioni di portafoglio assemblando i vari titoli e seguendo la regola del 5/10/40. Ovvero una singola azione poteva pesare più del 10% solo se le prime quattro del paniere non superavano il 40% di peso totale. Questo però comportava una replica non totale di quello che è l’indice di riferimento.
E così Vanguard ha deciso di passare alla regola del 20/35. Ovvero si potrà anche arrivare ad avere in portafoglio una singola azione con peso superiore al 20%. Al momento questo non è un’ipotesi plausibile, ma da adesso in avanti non va esclusa.
Ad oggi solo la taiwanese TSM si avvicinava al 10% di limite, mentre le altre tre della top 4, ovvero Tencent, Alibaba e Reliance non vanno oltre il 4%. Complessivamente poi le quattro arrivano appena al 17% del totale portafoglio.
Un cambio di programma che servirà probabilmente a Vanguard per essere più fedele all’indice e raggiungere una migliore tracking difference, forse a costi inferiori in vista di una sforbiciata alle spese correnti.
ETF azionario emergente: confronti con gli altri prodotti
Altre due corazzate che replicano però gli indici Msci, come Xtrackers e iShares, offrono infatti ETF a costi inferiori oggi (0,18%), anche se Vanguard (e quindi l’indice Ftse) finora ha conseguito a distanza di 3 anni un risultato marginalmente migliore.
Confrontando l’ETF di Vanguard con quello di iShares attraverso il portale di justETF.com scopriamo che attualmente il numero delle partecipazioni di Vanguard supera di poco le 2.000 unità, quasi un migliaio in meno di quelle presenti all’interno dell’ETF di iShares.
Geograficamente Cina, India e Taiwan coprono rispettivamente il 25%, 22% e 20% del portafoglio, mentre per iShares compare una maggiore diversificazione essendo tutti e tre i Paesi rappresentati con pesi tra il 19% e il 20%. Più sfumati anche i pesi delle top four che complessivamente hanno il peso visto nell’ETF di Vanguard, ma individualmente appaiono leggermente più diversificate.
Stiamo comunque parlando di dettagli che possono spostare qualche decimale di punto nell’arco di performance annue e che rendono comunque evidente la forte concentrazione di questi ETF emergenti su tre paesi in particolare, lasciando a tutti gli altri poca rappresentatività. Il solito problema della market cap weighted che già stiamo ravvisando in questi anni sugli indici azionari mondiali sempre più US dipendenti.