Titolo acchiappa click? No verità confutate dai dati. Se negli ultimi mesi la debolezza del dollaro americano ha consentito ai bond emergenti in valuta locale di recuperare terreno, in piena sincronia con una correlazione negativa tra dollaro e valute emergenti che da anni supporta nelle scelte di portafoglio gli asset allocator di mezzo mondo, la realtà per gli investimenti obbligazionari in biglietti verde è ben peggiore di quello che ci si aspetta.
Un investitore europeo che avesse scelto nel 2015 di proteggere il proprio capitale a reddito fisso comprando obbligazioni americane avrebbe fatto un pessimo affare. Migliore scelta sarebbe stata quella di investire in local currency emergenti a ricca componente cedolare. Un po' il contrario di quello che ci si sarebbe attesi.
Un banale ETF che ha come benchmark un indice di obbligazioni emesse in local currency emergenti negli ultimi 10 anni è cresciuto poco, questo è vero, ma è cresciuta tanto di più rispetto ad un equivalente ETF che investe in titoli di stato americani.
Prendendo ad esempio SDPR Bloomberg Emerging Markets Local Bond e mettendolo a confronto con SPDR Bloomberg US Treasury Bond dal 2015, a oggi scopriamo che il primo ha messo a segno un +20%, il secondo appena un +5%.
Ambo gli ETF sono aperti al rischio cambio, ma le valute più rischiose e a maggior rendimento hanno saputo fare decisamente meglio del porto sicuro (almeno in teoria) dollaro americano.
Anche nel caso della volatilità il risultato è sorprendente
Sorpresa un po' clamorosa che mette in discussione anche un altro classico assunto di base, quello che le valute emergenti sono più volatili. Vuoi per la struttura della duration obbligazionaria degli ETF, ma anche per l’andamento del dollaro degli ultimi tempi, la volatilità annua dei bond emergenti è stata di appena il 6% contro il 9% dei Treasury americani.
Clamorosi anche i risultati a 5 e 3 anni che vedono i bond emergenti positivi quanto a rendimento contro i segni meno collezionati dai Treasury.
Oggi i rendimenti a scadenza offerti dai bond emergenti in valuta locale sfiorano il 6%, quelli emessi dal Tesoro americano contenuti in questo ETF il 4% o poco più. Un appeal ancora molto interessante che potrebbe non scoraggiare le preferenze relative degli ultimi anni.
Storia, rendimento atteso e volatilità sembrano indicare come il celebre safe haven offerto dai Treasury americani è pura teoria, almeno per chi deve convertire i dollari (e le valute emergenti) in euro.
Vedremo se i prossimi anni confermeranno una tendenza che in pochi hanno evidenziato ma che rappresenta una clamorosa novità rispetto al passato mettendo in crisi chi ha sempre predicato l’acquisto di obbligazioni in dollari come forma massima di sicurezza.